È vero che sono con un papà tedesco (di Heidelberg, non di Berlino) ma la fiera di Rimini mica è come il centro di Bologna cantato da Lucio Dalla: ti perdi facile. Decine di padiglioni, migliaia di bambine (anche qualche maschio), più o meno tutte uguali con le loro acconciature da gara, i body simili, allenatori e allenatrici indistinguibili. Ribollono le chat: siamo qui, siamo là, dov’è Titti, Angie dice che vuole l’acqua, Eli le ciabatte, Hele il bagno, Costi una cavigliera. Lo spettacolo dello sport che riparte è meraviglioso, brulicante, fatto di emozioni, agitazione, ansia da prestazione, genitori nel pallone totale con lo stomaco sottosopra, il pubblico dei parenti che urla “bravissima” anche se insomma... Ok, ma le ragazze dove sono? Finali nazionali di ginnastica artistica e ritmica: lo sport che torna alla normalità, a parte le mascherine. La vita che scorre e prova a dimenticare. Ai campionati organizzati dalla Federginnastica c’è questo. Oltre la gara, oltre la gioia di una vittoria, oltre il pianto di una sconfitta. Tutti gli accenti d’Italia: Bari, Napoli, la Toscana, il Lazio, l’Emilia e le cadenze padane, le più temute. Nelle province del Nord si nascondono le atlete da battere. Quelle che tutte le piccole ginnaste seguono sui canali Youtube (a partire dalla scuola di Bollate) per rubare un segreto e ammirarne l’impegno. Il genitore, dicevamo, si perde. In molti sensi. Non sa quali sono le parole giuste di incoraggiamento, non le trova per consolare o per festeggiare un passaggio in finale. Loro sono agitate, tu di più. Vogliono essere guardate durante la competizione, anzi no: se vi vediamo ci innervosiamo poi è colpa vostra. Il genitore allora si mimetizza nello spazio immenso di un padiglione. Crede sia quello giusto, guarda per ore le prove di giovani promesse sconosciute, attende il turno delle proprie ragazze. Stanco di stare seduto si alza, fa una passeggiata nella corte interna con fontana e vede qualche padiglione più in là, con gli occhiali appannati dalla mascherina, un body, un gesto, un modo di camminare familiari. Richatta, dà le coordinate agli altri genitori, si mimetizza di nuovo, ma l’esercizio è finito, ormai. Se va bene, vedi l’ultimo volteggio. Così è la vita. Così è lo sport. Questione di attimi, questione di centimetri. Ma siamo di nuovo tutti insieme, senza streaming. A Rimini - che è sempre la capitale dell’Italia che si ritrova, dal turismo per tutti, ai giovani nelle discoteche, ai grandi congressi scomparsi della politica, alle fiere imponenti – torna lo sport. Ripartire (in sicurezza) è bello. Col groppo in gola per la gara, ma lontani dal lockdown.