Al controllo bagagli dell’Aeroporto Leonardo Da Vinci non sapevano che pesci prendere davanti al dilemma del cerchio. Niente a che vedere con Giotto, anche se di perfezione stiamo parlando. Vai a spiegare agli agenti, soprattutto di questi tempi, che con quegli attrezzi di 90 centimetri di diametro e 4 clavette le ragazze della squadra italiana di Ginnastica Ritmica hanno conquistato, lo scorso ottobre, un oro storico ai Mondiali di Baku. Ieri le sei ginnaste azzurre - Elisa Santoni, Elisa Blanchi, Fabrizia D’Ottavio, Marinella Falca, Matilde Spinelli e Francesca Pasinetti - hanno preso il volo per Mosca, dove da venerdì contenderanno alle padrone di casa il titolo Europeo, vinto a Riesa nel 2003. A guidare la campagna russa c’è una condottiera romana, capitana di un gruppo capace in pochi anni di scalare tutte le classifiche internazionali e di sfidare l’indiscussa leadership delle scuole dell’est. Nata a Labaro e cresciuta nella Polimnia Romana, la Santoni è oggi il punto di riferimento delle farfalle d’argento. La capitana, come Francesco Totti, ha portato la capitale sul tetto del mondo, anche se, come ci fa notare, per lei e le sue compagne non c’è stato lo stesso entusiasmo della nazionale di calcio: “Certo, non pretendo di riempire il Circo Massimo – ha precisato Elisa – ma, francamente, mi è dispiaciuta la freddezza con la quale la mia città mi ha accolta, al rientro dall’Azerbaijan. Ma non ce l’ho con i romani. Non è certo colpa loro se manca nel nostro Paese una cultura sportiva che vada oltre il pallone. Anch’io sono un po’ tifosa, seguo con affetto la Lazio ma da quando all’età di 14 anni ho lasciato casa per dedicarmi alla ginnastica ho imparato ad allargare i miei orizzonti”. Nonostante il ritiro permanente nel Centro Tecnico di Desio l’amore tra Roma e la sua ginnasta non è mai scemato, come dimostra la scelta di far accendere alla Santoni il braciere olimpico in Capidoglio, in occasione degli ultimi Giochi Invernali di Torino. “Quello è stato un grande riconoscimento per tutto l’ambiente ginnico – riprende Elisa - più che una soddisfazione personale. Certo, io amo Roma e sarà il posto dove vivrò una volta conclusa la mia carriera agonistica. Sono molto attaccata alle mie origini. Il legame più forte, naturalmente, è quello con la mia famiglia. Sento tanto la mancanza dei miei fratelli: Andrea (21 anni) e Luca (17), sono i miei primi tifosi. Loro, per esempio, giocano a calcio, ma praticano nuoto, anche a buoni livelli, ed ovviamente seguono la sorella. Dobbiamo imparare a riconoscere pari dignità a tutte le discipline sportive. Visto cosa hanno fatto le donne del tennis? Lo sport ha questa magia: elimina le differenze. All’interno della stessa disciplina non ci sono discriminazioni di razza, sesso o religione, ma poi accade che si discrimini tra una disciplina e l’altra. Detesto la definizione di sport “minore”. E’ un giudizio che si basa su valori puramente commerciali. Non sempre alla quantità corrisponde la qualità. Io e le mie compagne, per intenderci, abbiamo lavorato senza sosta negli ultimi tempi per rappresentare al meglio i colori azzurri a questi campionati Europei. Nelle due routine di gara sono stati aggiunti nuovi elementi di difficoltà rispetto al passato e gli automatismi, tra noi, sono quasi perfetti. Ma questo importa a qualcuno? Andiamo nella tana del lupo. Fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile anche solo puntare al podio. Oggi siamo le vice campionesse olimpiche e le squadre dell’ex blocco sovietico ci temono e ci rispettano”. Venerdì 22, a partire dalle 18.00 (diretta su Rai Sport Satellite) 6 ginnaste, allenate da Emanuela Maccarani, saliranno in pedana, e come le Winx, le maghette dei cartoons, armate di cerchi, nastri e clavette, proverranno a trasformarsi in campionesse continentali. Si parte con il concorso d’insieme e l’Italia, per la prima volta favorita dal sorteggio, avrà il sedicesimo turno in entrambe le rotazioni. Domenica, poi, sarà la volta delle finali di specialità (differita su RaiSat, lunedì, a partire dalle 16.00). Davanti ad un palazzetto ostile e ad una giuria che, inevitabilmente, potrebbe subire qualche condizionamento ambientale servirà una prova di cuore e di carattere, dunque. E il cuore di Sasà, come la chiamano le compagne, è a prova di bomba. Elisa Santoni, all’’età di 5 anni, era stata operata per un difetto interatriale. Le dissero che non avrebbe potuto affaticarsi, meno che mai praticare uno sport a livello professionistico. A 17 anni era sul podio di Atene con l’argento al collo.

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