Enplaine delle russe. Nona medaglia d’oro su nove. Poteva andare diversamente? Hanno salvato l’Europeo che il Portogallo aveva messo a rischio; sono riuscite ad organizzare in pochi mesi una manifestazione che complessivamente ha accolto 232 atleti in rappresentanza di 33 Federazioni; hanno un serbatoio di ginnaste talmente sconfinato da occupare i tempi morti tra un esercizio e l’altro con le esibizioni di piccole campionesse in erba, dai 3 ai 5 anni, capaci di giri e souplesse degne di una senior; possono permettersi il declino della Kabaeva, tanto dietro c’è un’altra russa pronta a prenderne lo scettro. Possono tutto perché oltre ad essere brave in pedana hanno una dirigenza che conta. E poi qui sulla Moscowa la Ginnastica Ritmica è sport nazionale, mica da ridere. La Tv trasmette in diretta tutto l’evento, i giornalisti accreditati parlano (e scrivono) soprattutto in cirillico. Tutto secondo pronostico, dunque, però…Già, c’è sempre un però! Nello sport è impossibile negare agli appassionati la verità. Il calcio, dalle nostre parti, ce lo dovrebbe aver insegnato. La sudditanza psicologica rimane tale finche qualcuno non decide di intercettare una telefonata. Ebbene, lo sportivo che era sugli spalti del Pala Druzhba tornerà a casa con un dubbio: ma la Russia, quelle nove medaglie, le ha veramente meritate tutte? Noi, che pure c’eravamo, diciamo di si, eccetto una! Nella finale dei cerchi e clavette le azzurre di Emanuela Maccarani sono apparse superiori. Tre centesimi separano la Santoni e compagne dal gruppo della Ivanickaya Obiettivamente, rispetto all’argento del Concorso Generale di venerdì, le russe hanno eseguito una routine involuta, macchinosa. Più armoniose le nostre, evidenti ingranaggi di un orologio di precisione, sapientemente assemblato dallo staff tecnico composto da Emanuela Maccarani, Eva D’Amore e Natalie Vancauwemberghe. Peccato! La consolazione è che venivamo da campioni del mondo e abbiamo dimostrato il nostro valore. Dietro di noi una buona Bulgaria, migliore ai cerchi e clavette piuttosto che ai nastri, dove pure aveva vinto l’oro di Baku, e la Bielorussia, che se non giocavano in casa, poco ci mancava. Le ginnaste della Ryzhankova con due perdite si sono auto eliminate da una parte, ma con una buonissima prova ai nastri, si sono riscattate dall’altra. La Bulgaria ha fatto l’esatto contrario. Le due corazzate dell’Est, che temevamo ci scalzassero dai tre podi, hanno ripetuto gli stessi errori commessi nella prima giornata e nelle stesse specialità. Ai 5 nastri, in effetti, la performance della Russia è stata impeccabile. I body, tempestati di Swarovski, erano sontuosi e poi la nostra prova non è stata esente da sbavature. E’ pure vero che se la Bielorussia perde due clavette, prende comunque 15.675, e quando le nostre salvano con esperienza un cerchio fuori traiettoria qualcuno punta l’indice. Però, questo non è un problema dell’Italia, semmai di chi è finito dietro alle bielorusse. A conti fatti, possiamo dire così. In questo Europeo le medaglie d’oro non erano in palio. E allora l’Italia ha raccolto il massimo. Due argenti, che valgono come due ori nel gruppo delle “altre”. Tre medaglie che arricchiscono un bottino eccezionale. Eppure quel dubbio che abbiamo insinuato nel tifoso moscovita: ma la Russia, quelle nove medaglie, le ha veramente meritate tutte? Ci ripaga di tanti sforzi. Ripaga i tantissimi tifosi italiani giunti a Mosca per far sentire il proprio calore. Ripaga le mamme e le sorelle, e le compagne di squadra, e le allenatrici di club, e tutta la Federazione, e tutto il nostro movimento, per l’entusiasmo profuso in uno sport bellissimo che i media nostrani continuano a snobbare, nonostante i risultati. Che la ritmica sia una donna così bella che si ha qualche volta il pudore di guardarla?