Mongolia, Singapore, ed ecco l’Italia. Antonio Rossi con il tricolore. Il National Stadium di Pechino si tinge di azzurro. Si vedono i nostri alfieri argentati, elegantemente vestiti con l’abbigliamento della Freddy. Il solito mucchio disordinato, carico di entusiasmo, un po’ all’italiana, come piace a noi. In testa si distingue il Segretario Generale del Coni Raffaele Pagnozzi e il responsabile della preparazione olimpica Roberto Fabbricini. Al loro fianco molti presidenti federali e sulla fascia destra il nostro Riccardo Agabio, alla sua seconda olimpiade a capo della Ginnastica, che con un portamento regale ricorda i suoi trascorsi nelle Nazionali di Artistica degli anni '60. Quella di sfilare con gli atleti è stata una notizia dell’ultimo minuto, accolta con entusiasmo da tutti i dirigenti, che però si sono dovuti sottoporre ad un vero e proprio tour de force. Dietro alle faville dei fuochi d’artificio e delle coreografie mozzafiato, infatti, c’è il più classico backstage, che come a teatro nasconde, è proprio il caso di dire, l’altra faccia della medaglia. Senza la squadra maschile, rimasta a riposo al villaggio, in attesa dell’esordio di domani, il resto della nostra delegazione è stata trasportata al National Indor Stadium, l’impianto dell’Olympic Green preposto alle competizioni di Ginnastica e adiacente al nido d’uccello. Lì Vanessa Ferrari e compagne insieme ai tecnici della femminile e della maschile hanno atteso più di quattro ore prima del fatidico ingresso. Alle 22.15, ora locale, lo speaker ha pronunciato il nome dell’Italia, nelle tre lingue - italiano, inglese e mandarino – ponendo fine ad un’attesa snervante, iniziata intorno alle 18.00. Purtroppo Rossi aveva il numeretto 190 e così il gruppo si è visto la cerimonia nei piccoli monitor di servizio, seguendo in fila indiana le rigide disposizioni degli organizzatori. Onori ed oneri, ed infatti, a detta di Michele Maffei, che di olimpiadi da atleta e accompagnatore se n’è fatte quasi una decina, ne è valsa la pena. “L’atmosfera era davvero coinvolgente – racconta il Segretario della FGI - Le ginnaste, anche le più emozionate, hanno tenuto un contegno serissimo. Eravamo tutti presi dal clima allegro che ci circondava, ciò nonostante sentivamo la responsabilità di rappresentare il nostro Paese. Una volta arrivati al centro del campo abbiamo avuto più libertà per scherzare e socializzare con gli altri protagonisti. In particolare le ginnaste si sono scambiate fotografie con le pallavoliste e gli schermidori. A dire la verità l’entusiasmo dei cinesi che formavano il cordone intorno a noi, lungo la pista di atletica, era così esagerato da sembrare artificiale. Dopo duecento Nazioni non puoi continuare a saltare e sorridere, a meno che da queste parti non siano davvero impazziti per le Olimpiadi, come tutto, da quando siamo arrivati, fa pensare. La corsa in volo dell’ultimo tedoforo, tra l’altro un ginnasta, è stata una cosa da brividi. Complimenti, abbiamo respirato un’atmosfera di festa e di pace che non dimenticheremo”. Ora si comincia a fare sul serio. Alle 12.00 tocca ai maschi, che partono al corpo libero nella prima suddivisione. Poi, domenica alle 13.30 sarà il turno della femminile, impegnata nella prima rotazione alla trave, in contemporanea con Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna. La fiamma è accesa, ora sta loro infiammarci con imprese degne di un simile prologo.