Alla vigilia dell’All-around femminile (domani dalle 11.15 alle 13.07 ora locale), con Lia e Vanessa concentrate sulla gara, abbiamo raggiunto Carlotta, che delle tre, in questo momento, è quella più tranquilla. “Anche io, sabato sera sarò con la testa all’indomani, meglio parlare adesso”. In verità l’abbiamo incontrata sugli spalti, al termine del Concorso a squadre di ieri. “Ma avete visto che livello? All’inizio pensavo che avrebbero vinto gli Stati Uniti, ma la Cina è la Cina. Sono quattro anni che si preparano per questo oro. Certo ci potevamo stare pure noi, vista la prova della Francia. La Pavlova non è andata tanto bene al volteggio, ma sono certa che in finale sarà super”. Poi abbiamo iniziato a parlare d’altro e con una come la Giovannini, irruente e spontanea, generosa e appassionata al tempo stesso, non serve fare domande. Ecco allora un fiume in piena che vi riportiamo senza censure:
“Sono molto contenta di aver fatto bene entrambi i salti. Ovviamente entusiasta di essere entrata in una finale olimpica. Nonostante i miei recenti risultati in Europa non mi aspettavo una conferma anche qui. Questo posto mi piace da morire, non vorrei andar via. Facciamo durare i Giochi tutto l’anno, è uno spasso. Venirci era il mio sogno di bambina, che coronerò definitivamente con la finale del 17 agosto. Comunque vada! Magari ne faro altre di Olimpiadi, ma la prima non si scorda mai ed io me la sto godendo. Il segreto della mia continuità? Tanti sacrifici. Ma nel villaggio sto vedendo atleti che ne fanno quanto me e questo mi dà la carica per andare avanti, ancora a lungo. Di fronte ad emozioni del genere si giustifica qualunque rinuncia. Non mangio gelati, non vado in discoteca come i miei coetanei? Loro sono al mare, io a Pechino, giudicate voi chi sta meglio. E’ una questione di scelte. Se nella vita vuoi raggiungere un obiettivo, secondo me, te lo devi sudare. Londra 2012 è lontana ma non credo che sia finito un ciclo, come ha detto qualcuno. Almeno non voglio credere che possa finire così. Io per esempio punto a riprendermi il titolo continentale al volteggio nei prossimi Europei di Milano. E poi, con le mie compagne, c’è da difendere quello di squadra. Nella ginnastica si deve fare un passo alla volta, anche se i nostri ormai sono diventati balzi. Fino a qualche tempo fa risultati del genere erano inimmaginabili. Ora dovrò lavorare sul primo salto. Posso migliorare ancora. Pensate che il secondo l’ho eseguito per la prima volta qui in Cina. Domenica, rispetto alle mie avversarie più accreditate ho difficoltà inferiori ma posso puntare sull’esecuzione. Non devo sbagliare, poi si vedrà, d’altra parte ho il vantaggio di partire per ultima. Posso guardare cosa fanno le altre e sapere quanto mi serve per arrivare in alto. Un vantaggio psicologico importante. La coreana ha fatto un triplo in prova podio, roba dell’altro mondo, ma vedremo se avrà il coraggio di rischiare anche in gara. Dagli spalti avrò il sostegno di mio fratello Pier Francesco, di mio padre Gianluca e di Giuseppe, mio zio. Mi seguono da Amsterdam, quindi è anche un fatto scaramantico. Sono molto legata a Pier, il fatto che sia qui mi rende serena. Quando sono entrata sul campo gara nelle qualificazioni del 10 agosto ero molto agitata. Mi aspettavano quattro attrezzi e la trave nella prima rotazione. Chi non avrebbe avuto la tremarella? Pur non essendo una travista, però, ho fatto un buon esercizio, così mi sono rilassata un po’. Anche troppo forse, perché ho sbagliato la prima diagonale al corpo libero e mi è dispiaciuto veramente tanto. Cercavo l’arrivo ma ho aperto troppo presto e son caduta. Non ho mai pensato all’All-around. Il mio pensiero fisso era sul volteggio. Nel Concorso II preferivo, come è stato, che ci fosse Lia. Lei e Vanessa sono più generaliste di me. Ora non mi importa di avere tutti i riflettori addosso. Non ho niente da perdere, quindi cosa devo temere? A casa mi stanno già organizzando la festa. Sono l’unica imolese della storia in una finale olimpica, direi che me la merito. Al solo pensiero, però, mi vengono i brividi. Mi piace tanto star qui ma non vedo l’ora di tornare ad Imola, è un controsenso ma dentro di me vivo questo conflitto. Si è parlato di una ginnastica logorante. In verità non saprei dire quali modifiche apportare al Codice dei Punteggi per salvaguardare la nostra integrità. Rispetto a ginnaste più tecniche io ho una struttura che punta alla potenza, quindi sono meno soggetta di loro agli infortuni. Dopo gli Europei olandesi, però, mi sono dovuta fermare anch’io per un problema alla schiena ed ho perso i mondiali qualificanti di Stoccarda. Ricordo che è stato il periodo più buio della mia giovane carriera. So quindi cosa si prova quando non si sta bene. E’ frustrante! Per questo, insieme alle altre, sto cercando di aiutare la Ferrari a superare questo momento di difficoltà. Sente dolore ma sono sicura che tirerà fuori il massimo. Certo, venire ad un Olimpiade in condizioni precarie ti dà ai nervi. Per rilassarsi, per esempio, a me basta guardare Montano quando passa al Villaggio. Mi piace la scherma da quando ad Imola hanno aperto un centro tecnico, Scherma e Ginnastica Artistica. Conosco molti schermidori e tante schermitrici, che saluto con affetto. Però seguo anche l’atletica. Non vedo l’ora che arrivino i velocisti americani. La sera, con le mie compagne, ce ne andiamo a spasso, in sala Giochi o all’internet point. E’ bellissimo incontrare razze e culture diverse dalla tua. Fare amicizia con tutti, stringere la mano a grandi campioni e condividere un’esperienza che rimarrà ugualmente indelebile in ciascuno di noi. Purtroppo qui dentro siamo le più piccole e ci trattano un po’ come tali. Pechino? L’abbiamo girata i primi giorni. Il clima fa schifo e la città è enorme, piena di cinesi”.