La gara di oggi lo ha dimostrato, in una finale olimpica può succedere di tutto. Anche che il francese Benoit Caranobe festeggi la medaglia di bronzo al cospetto di ginnasti, alla vigilia, molto più accreditati di lui, come Hambuechen o Devyatovskiy. E’ altrettanto vero però che la maschile sui sei attrezzi è più lunga e incerta della femminile. Domani, pertanto, sarà più dura sovvertire i pronostici. Vanessa Ferrari riparte da zero, come le altre, ma con un 16° posto nel concorso I che non è il massimo come biglietto da visita. Si è parlato e scritto tanto sulle sue condizioni fisiche, ma cosa frulli nella sua testa ermetica è impossibile dirlo. Sicuramente non ci starà a fare una mera passerella, lei che con una microfrattura aveva rimontato nell’ultima rotazione di Stoccarda per finire dove ci ha sempre abituati a vederla, sul podio. Ora la rincorsa sembra davvero ardua, tuttavia nelle sue potenzialità attuali ci sono 60.500 punti da fare, più di due in meno del trio Johnson, Liukin e Yang, che, comunque, non se li portano da casa. Per non rischiare nulla e raggiungere il tetto prefissato, l’azzurra ha deciso di cambiare la partenza alle parallele, il salto dove è caduta il 10 agosto, riducendo la nota di partenza da 7.10 a 6.80. Questo significa che rinuncia a qualcosa di aleatorio che sbagliando si tradurrebbe in un misero 14.000, per qualcos’altro di più concreto, che ben fatto le porterebbe almeno un punto e mezzo in più. Lo stesso discorso vale per il corpo libero. Senza lo Tsukhara avvitato si aggiunge una diagonale e si mette in cascina altra legna. Rimane, invece, il salto raccolto avvitato alla trave, che le era stato fatale domenica scorsa. Ma analizziamo meglio questo famoso esercizio al corpo libero, sicuramente l’apparato preferito da Vanessa, gioia di Aarhus e, finora, dolore di Pechino. Si comincia con uno Tsukhara nella prima striscia acrobatica (niente Tsukhara avvitato, dunque, che in Italia esegue soltanto lei) poi un doppio e mezzo, anziché un salto triplo, nella seconda. Teso indietro con un avvitamento e mezzo + teso avanti con un avvitamento nella terza diagonale, doppio teso avvitamento indietro nella quarta e doppio carpio nell’ultima. In mezzo la parte artistica coreografata da Michela Francia, con lo Strug, un salto con un giro di valore C, la solita tripla piroetta, una doppia piroetta in presa della gamba e un enjambè cambio con mezzo giro. Come passaggi di danza enjambé cambio all’anello + un enjambé cambio oppure uno Strug. Nota di partenza 6.00, anziché il 6.50 che avrebbe avuto con lo Tsukhara avvitato e una diagonale in meno. Non è la fine del mondo, anche perché lo Tsukhara avvitato lo devi fare per avere quella nota di partenza. Se per tentarlo sbagli, tanto vale evitare il rischio e capitalizzare. Insomma giochiamo in difesa, ma l’Italia di Lippi è proprio con quella che vinse i mondiali. Sulla musica è stato detto tutto. Medley di Puccini, con un inizio strumentale dalla Tosca (“E lucean le stelle”) poi una parte centrale sulla Madama Butterfly, infine il “Nessun Dorma”, con il vocalizzo del soprano Daniela Dessi e del tenore Fabio Armiliato. E’ la prima volta che si usa la voce in un esercizio al corpo libero, anche se le parole sono bandite dal Codice. Alle 5.15 di ferragosto (11.15 ora locale) vedremo se la Ferrari sarà riuscita a sciogliere gli enigmi della sua Turandot. Si parte alla trave con le più forti al volteggio. Vai Vany, “all’alba vincerò!!!!”.