F. - “Enrico, io ho voglia di tentare”.
C. -“Se lo metti in piedi nei tre minuti di prova per me va bene”.
Suppergiù con questo dialogo fra la Ferrari e il suo tecnico si è fatta la storia dell’Olimpiade di Vany. Tutto è stato deciso tra la prima e la seconda rotazione dell’All-around femminile. “Svanì per sempre il sogno mio d'amore...L'ora è fuggita...”, sono mute le parole dalla Tosca, nell’incipit del brano, e ora sembrano profetiche, poi il via sulla prima diagonale e voilà, Tsukhara avvitato. Barcolla un po’ ma ci sta. “Gli ho detto proprio così – conferma Casella - se lo fai durante il riscaldamento presentiamo il programma completo. Anche se sapevo che l’avrebbe pagato dopo”. Infatti, parte la seconda striscia e in fondo lo Tsukhara finisce con le mani a terra. Che brivido sulla schiena! Dopo un’ottima trave e il terzo posto parziale nel primo giro, il DTN azzurro ha scelto di mettere in campo tre punte ed andare all’attacco, anche con il portiere. Altro che routine semplificata e male al piede, la Ferrari inserisce i due Tsukhara e lascia pure le cinque diagonali. E non muore disperata come il Cavaradossi dell’“E lucean le stelle”, perché lo sport è un libro di emozioni e Vany, per chi veramente capisce di Ginnastica, ha scritto una pagina memorabile. Che vale una medaglia. “Mi piacciono gli atleti come lei, gente di carattere, grintosa – continua l’allenatore bresciano – è andata mala o forse come era logico che andasse, però sono contento che lei vada via senza rimpianti”. E’ vero, è scoppiata a piangere davanti alle telecamere della RAI. Ma erano lacrime di liberazione non di pentimento. Era tutto dentro, compresso in energia esplosiva, che le ha consentito di restare sulla trave dopo il salto raccolto avvitato e di riaprire i giochi, con un 15.600 da finale. Fai questo esercizio il 10 agosto e cambia tutto: i bilanci, i titoli sui giornali, farfalle cadute e quant’altro. C’est la vie! C’è chi scrive e chi rischia il collo. Dopo il doppio avvitamento al volteggio, visto l’andazzo e i punteggi stratosferici delle altre, richiamiamo gli attaccanti in panchina, con la testa hai prossimi appuntamenti: Europei di Milano, Giochi del Mediterraneo di Pescara, Mondiali di Londra. Via allora la combinazione di Stalder uniti alle parallele e foto di rito con i Pecar, Lia e Salva Scintu. Mentre la Liukin con 63.700 scala il podio, è proprio il caso di dire, oltre le nuvole. Eppure è un ferragosto limpido. Si vede addirittura il cielo. I cinesi, però, hanno scelto l’aria condizionata del NIS (National Indoor Stadium) per sostenere Yilin Yang. Il suo 62.650 vale il bronzo. Niente da fare, il quarto oro consecutivo della Cina su quattro finali sfuma, troppo alte le due americanine. La Johnson sorpassa l’idolo di casa al corpo libero, dove ottiene lo stesso parziale di Anastasia, 15.525. Troppo tardi, la 18enne figlia di Valeri, elegante e longilinea, aveva già dato la sua zampata nel turno precedente, alle parallele asimmetriche (16.650). “Dal punto di vista umano mi dispiace per Shawn – ha commentato in mixed zone la Ferrari, prima di andare al controllo antidoping - lei mi piace come persona, ma tecnicamente, come ginnasta, sono contenta per Nastia. Sono arrivate ad un livello davvero eccezionale. Appena mi rimetto dovrò lavorare molto per riuscire a raggiungerle”. Di un altro avviso Casella, che invece di inseguire un Codice esasperato auspica un dietrofront più conservativo. “All’inizio mi era piaciuto, devo ammetterlo, e noi siamo stati tra i più veloci a recepirlo, come dimostra il successo di Aarhus. Poi mi sono ricreduto. C’è troppa sperequazione tra la nota A e la B. Le più brave stanno buttando dentro difficoltà sempre maggiori a discapito della sicurezza e dell’esecuzione. Quando la Lia, che reputo una ginnasta completa, pulita, chiude in 14esima posizione, dopo una gara di classe espressa in tutta la sua completezza, a quasi quattro punti di distacco dalla prima vuol dire che c’è qualcosa che non funziona”. Già! la Parolari, non ce la stavamo dimenticando. La stellina dell’Estate ’83 ha corso al fianco della più titolata compagna, senza alcun timore reverenziale. Non c’erano ordini di scuderia, primo o secondo pilota, stile Formula 1. E nel derby di Orzinuovi Lia ha rischiato di finir sopra, dopo l’ennesima trave alla rumena e il suo Tango de Roxane nella pedana centrale. Solita amnesia al volteggio - ma con la nuova palestra di Lograto il problema dovrebbe risolversi – ed ecco la parallela che ci aspettavamo di vedere in qualifica. La sua prima Olimpiade si conclude con un 58.925, tre piazze sotto la compagna, 11^ con 59.450. Adesso le attenzioni si spostano sulla Giovannini, impegnata domenica nella finale al volteggio (ore 18.43 locali). In questo attrezzo, oggi, la Barbosa, nonostante un brutto errore e grazie al doppio e mezzo, porta a casa un 15.025 generoso, mentre la Chusovitina (15.750) e la Johnson (15.875) passeggiano. Insomma, è quasi tempo di bilanci e scusate se non cavalchiamo il disfattismo di questi giorni bensì, al contrario, proviamo a snocciolare qualche record, come il 10° posto della squadra (a parte l’argento del 1928 nell’era moderna finimmo 11esimi a Sydney), l’11° posto di un’azzurra nel Concorso Generale Olimpico, la finale di specialità con Carlotta, mai raggiunta prima. Se non c’avessimo fatto la bocca negli ultimi due anni – e il merito è delle stesse protagoniste alle quali ora si tenta di dare la colpa – la trasferta si chiuderebbe in modo, tutto sommato, dignitoso. Rimangono, certamente, delle zone d’ombra che andranno chiarite. A bocce ferme, però, quando tutti i nostri ragazzi avranno portato a termine la fatica, non di un ora o di un mese, bensì d'un quadriennio intero.

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