Come si dice? “UN COLPO AL CERCHIO E UNO…ALLA FUNE”. Ieri l’artistico, su un esercizio artisticamente debole, oggi l’esecuzione, su una prestazione imprecisa. La Cina è una pianta cresciuta rapidamente, alla quale ora dovrebbe essere tolto il tutore. Altrimenti capita che l’Italia, dopo due terzi posti, si ritrovi al quarto. “Sono felice per la prova delle nostre ragazze che hanno dimostrato di essere in forma e di avere ottimi esercizi, ma delusa per l’andamento della gara – dice la DTN Marina Piazza - C’è stata un’eccessiva generosità nel valutare l’esecuzione di chi è venuto dopo di noi. Per me neppure la Bielorussia, che comunque merita di essere in testa, è stata così perfetta come dicono i numeri. Figuriamoci Russia e Cina. Ho sempre ammirato le composizioni russe ma qui hanno commesso qualche imprecisione di troppo. E’ davvero inammissibile, infine, che l’esecuzione della Cina, con una perdita e tanta confusione, sia superiore a quella dell’Italia, nonostante anche le nostre abbiano perso una clavetta”. A questo proposito c’è stato un divertente siparietto in mixed zone, con gran parte delle ragazze che non sapevano del fallo della compagna: “Fabry, ma è vero? – domanda la Falca alla D’Ottavio, brava nel raccogliere l’attrezzo da terra in modo che nessuno, fuorché la giuria, se ne accorgesse – Caspita!, ho detto alla Rai che eravamo andate benissimo” – prosegue Marinella, entrata in squadra al posto della Masseroni per la prova ai cerchi e clavette - “Meglio così – sussurra timidamente Angelica, che oggi compie 19 anni (Mnohiya Lita, buon compleanno!, ndi.) – almeno abbiamo dei margini di miglioramento”. E’ vero, almeno un paio di decimi, gli stessi lasciati in pedana nelle 5 funi. Con quattro decimi in più ora saremmo ad un soffio dalla Bielorussia. Quindi, considerato che in finale si riparte da zero, nulla è perduto! Domani, a partire dalle 11.00 (le 5:00 italiane) le migliori otto delle qualificazioni sfileranno prima con l’attrezzo unico poi con i cerchi e le clavette. L’Italia è la penultima alle corde, quinta nella prova successiva. Il primo verdetto, dunque, oltre al Giappone, boccia Grecia, Spagna e Brasile, che ad Atene disputarono la final-eight. La Blanchi, con il cartellino del controllo anti-doping al collo sembra più sicura di una medaglia che di uscire dal bagno in tempi brevi. “Datemi una bottiglietta d’acqua – grida scherzando, mentre dagli spalti i genitori la invocano per un abbraccio. Le mamme e i papà sono presenti al Beijing University of Technology Gymnasium, nonostante le difficoltà incontrate per reperire i biglietti. Indossano maniche tricolori, confezionate dall’Italia per sostenere le nostre farfalle. Ci sono anche tanti tifosi, una quarantina, tutti assiepati alla sinistra della tribuna stampa. Nessuno di loro ha capito l’8.400 in esecuzione della Cina e uno sport che ambisce a diventare popolare dovrebbe garantire maggiore chiarezza a chi paga il biglietto. “Purtroppo non esiste una Giuria per la Giuria – continua la Falca – e quindi ci consentano di giudicare il loro operato. Ebbene, sono da otto anni in nazionale e qui non ci sto capendo niente”. La Maccarani, che è anche giudice e il codice lo conosce bene, contesta pure il valore artistico delle padrone di casa: “Con tutto il rispetto mi sembra che un solo decimo di distacco sia poco”. Il Presidente federale scende nella zona riservata agli atleti e mentre le azzurre aspettano la navetta le conforta e le incita a graffiare nel momento in cui conterà farlo: “Siete state bravissime – dice il prof. Agabio, al gruppo stretto in circolo – rimanete concentrate e pensate a fare quello che avete sempre fatto”. Sarebbe una beffa troppo grande, infatti, rimanere giù dal podio dopo quattro anni di medaglie. Se bisogna far posto alla Cina si guardi altrove! Si guardi alla Russia, che forse ha qualche debito nei nostri confronti, non ultimo quello di Torino. “L’emozione provata agli Europei è stata addirittura superiore – dice Emanuela ripensandoci. Speriamo che domenica possa ricredersi!