D.T.N. – MARINA PIAZZA

“Al di là degli errori altrui, la Giuria ha riconosciuto il lavoro portato avanti dall’Italia - Ha dichiarato la professore Piazza, DTN della Sezione di Ritmica - Questo ciclo infinito continua a mietere successi. Dopo le Olimpiadi ci siamo rimboccate le maniche e, nonostante i due nuovi innesti, il gruppo italiano si distingue sempre per compattezza e originalità. Abbiamo lanciato la nuova sfida alle superpotenze dell’Est, come dimostra anche l’ottimo 13° posto di Julieta Cantaluppi tra le individualiste. Il quadriennio che ci porterà a Londra 2012 non poteva iniziare sotto una stella migliore”


C.T. - EMANUELA MACCARANI

“La gara era molto difficile – spiega Emanuela Maccarani – Noi siamo arrivate a questo appuntamento, come sempre, preparatissime. Non abbiamo mai staccato la spina. Già al ritorno dalla Cina, nel settembre scorso, eravamo in palestra per preparare i nuovi esercizi. Le nostre ragazze non hanno perso attrezzi, riuscendo ad eseguire i due programmi proprio come li avevamo provati e riprovati. Sono state quindi doppiamente brave, considerando i falli delle nostre avversarie. Questo è un gruppo granitico composto da professioniste forti come rocce. Le nuove si sono integrate subito e alla perfezione. Prima di entrare in pedana sapevamo di non poter sbagliare nulla. L’Italia per vincere deve essere perfetta, per questo le nostre medaglie sono così pesanti. Tuttavia non c’era tensione tra le ginnaste, che, consapevoli dei loro mezzi, stamani hanno trovato anche la voglia di scherzare. Mi stupisco per l’errore della Russia nei cerchi. Perdere un attrezzo fa parte del gioco, per questo il regolamento prevede che se ne possa mettere uno di riserva a bordo pedana. Loro se ne sono dimenticate, e la ginnasta, mi dicono, perché io non l’ho visto, ha perso un sacco di tempo per recuperare il cerchio dietro i tabelloni pubblicitari”.


CAPITANA – ELISA SANTONI

“Dopo Pechino morivamo dalla voglia di tornare in pedana – ci confessa la Capitana Elisa Santoni - Quel quarto posto ci bruciava troppo, volevamo dimostrare il nostro reale valore. Tuttavia, proprio perché scottate dall’esperienza negativa ai Giochi, non sapevamo cosa aspettarci. L’avevo detto prima di partire, andiamo a Miè per vincere. Missione compiuta! Il primo esercizio con i tre nastri e le due funi è andato via liscio, tant’è che siamo state largamente le più brave, qualificandoci per la finale di specialità di domani con il punteggio più alto ed oltre sei decimi sulla seconda. Nella seconda uscita, con i 5 cerchi, era complicato tenere alta la tensione del gruppo. La Russia aveva sbagliato ma la Bielorussia, al contrario, era andata fortissima. Siamo riuscite, comunque, a portare a termine una routine pulita, accusando solo un ritardo di 4 decimi. Un ritardo, però, che nella somma dei due punteggi ci ha permesso di vincere”.


GIULIA GALTAROSSA

“Io a Pechino non c’ero, almeno fisicamente – dichiara Giulia Galtarossa, che è entrata a far parte della squadra nel novembre scorso – Ma ero lì con il cuore. Per me è stata un’emozione grande, aiutare le mie compagne a riscattarsi dopo quella cocente delusione. Spero sia solo l’inizio, ci ho preso gusto. Avevamo l’adrenalina al punto giusto, come sempre, d’altra parte. Come alla World Cup di Pesaro, dove, nel maggio scorso abbiamo vinto tre medaglie d’oro. Mia mamma Emanuela e mio fratello Piero sono venuti fin qui in Giappone per farci il tifo, insieme ai genitori delle altre ragazze. L’incitamento dei nostri tifosi ci carica tanto. Dedico la vittoria alla mia famiglia e saluto tutta Padova”


DANIELA MASSERONI

“Mi dispiace che non ci sia la Cina – aggiunge Daniela Masseroni, un altro pezzo del Team d’argento ad Atene – Pensavo che la rabbia per il torto di Pechino fosse passata, invece, quando ho saputo del forfait delle cinesi mi è tornato tutto su. Secondo me, questo titolo più che dimostrare il nostro valore, pone un ulteriore accento su quanto fosse immeritato l’argento olimpico delle padrone di casa. Pazienza, quella medaglia non ce la dà indietro nessuno. A questa, invece, ci puntavo con tutto il cuore. E’ molto più saporita dell’oro ai cerchi e clavette di Baku 2005. A quei Mondiali ci arrivavamo con un argento olimpico al collo e poi non c’è paragone tra un titolo di specialità e quello generale. Oggi possiamo dire di essere le campionesse del mondo, allora lo eravamo in uno solo dei due attrezzi. Il mio pensiero è andato subito a Marinella Falca e Fabrizia D’Ottavio, che si sono ritirate dopo Pechino. La rivincita vale anche per loro. Anch’io avevo pensato di mollare, ma ho tenuto duro perché dentro di me sentivo che non era ancora il momento, che il lavoro non era finito. Domani? Torneremo alla Sun Arena molto più tranquille di stamani, ma sempre con la stessa fame. Un bacio grande a mia sorella Laura e a tutta Bergamo”.


ANGELIKA SAVRAJUK

“Adesso si capisce meglio l’ingiustizia di Pechino – rincara la dose Angelica Savrajuk – Sul lancio alla Santoni, quello che lei deve prendere al volo praticamente fuori pedana, ho sentito il boato del pubblico e pensando che il cerchio fosse andato lungo, mi ha preso un colpo. Ma per fortuna il mio lancio era perfetto, modestamente! Saluto e ringrazio tutti i nostri tifosi che si sono svegliati all’alba per seguirci su internet e i miei genitori, che, invece, sono qui con me”.


ROMINA LAURITO

“Anch’io avevo un sassolino nella scarpetta – ci svela Romina Laurito, l’altra new entry – Me lo portavo da prima di Pechino, dai mondiali di qualificazione a Patrasso. Nel 2007, in Grecia, non riuscii ad entrare tra le 20 individualiste ammesse per i Giochi. Da allora decisi di cambiare. Dopo una lunga carriera da solista ho ricominciato daccapo con il gruppo. Sono arrivata al CTF in punta di piedi e mi sono subito integrata in una squadra che stava insieme da tantissimo tempo. Credo di aver dato il mio contributo. Secondo me il lavoro d’insieme è molto più divertente di quello da individualista. Il tempo in allenamento, quando sei sola, non passa mai e poi succede che ti fissi sugli errori. A Desio, invece, ci incoraggiamo reciprocamente e le ore scivolano via in allegria. Inoltre sono passata da 4 attrezzi a due, semplificandomi la vita, anche se, in verità, le esecuzioni dei gruppi durano 2 minuti e 30, contro il minuto e mezzo di quelle dei singoli. A proposito di individualiste, voglio fare i complimenti alla Cantaluppi per il suo 13° posto. Con Julie ho fatto tre Campionati del Mondo, abbiamo esordito insieme a Budapest nel 2003. Miè è il quarto, anche se non siamo state l’una con l’altra. Anche lei ha dimostrato di non essersi meritata affatto l’esclusione greca dai pass olimpici”.

 


ELISA BLANCHI

“Non abbiamo mai avuto paura – conclude Elisa Blanchi – anzi, smaniavamo nell’attesa di ritrovarci davanti le nostre rivali storiche e la Giuria, per far vedere non solo quello che abbiamo fatto nell’ultimo anno, ma il risultato di un progetto vincente avviato molto tempo fa. Non a caso il nostro motto qui era: chi la dura la vince! Saluto i miei genitori e la Xistos. L’esibizione organizzata a Velletri dalla mia società, prima di partire, ha portato fortuna!”