
LONDRA - PICCOLA GRANDE EMILY
Seconda giornata mondiale. E’ il turno delle donne e nella prima suddivisione, quella elle 10.00, l’Italia presenta Emily Armi, classe 1993, esordiente di grande fascino e talento. La piccola di Montevarchi, allenata da Paolo Bucci, Claudia Ferrè e Tiziana Di Pilato, nella start list della mattina girava insieme alla tedesca Elisabeth Seitz, l’argentina Giuliana Bentivenga, la cilena Leon Riquelme, l’ucraina Dariya Zgoba e la lituana Jekaterina Kovaliova. Davanti a queste sei ginnaste provenienti da latitudini e culture così distanti c’è una trave più alta, stretta e corta del solito, la prima trave dell’edizione londinese. L’apparato, intendiamoci, è assolutamente regolamentare, ma la percezione che di esso hanno le atlete ne deforma i tratti a seconda dello stato d’animo, dell’esperienza e di chissà quante altre sensazioni. “Io avevo tanta paura – ci confessa Emily – allora ho chiuso gli occhi e ho ripassato a mente tutto il mio esercizio”. Tra il dire e il fare, però, ce ne passa e alla fine la stella della GAL non è apparsa molto soddisfatta della sua prestazione: “Non mi sono piaciuta sul giro, sul montone e nell’enjambè cambio anello. Credo di aver perso qualche difficoltà in questi passaggi, compromettendo il valore finale della mia prova”. Non è della stessa opinione la sua allenatrice, che, al contrario, ha reputato la trave della Armi assolutamente nella norma. “Altrimenti non avrebbe preso 13.525 – ribadisce la Ferrè - Devo fare, invece, un appunto all’organizzazione. La fase di riscaldamento in campo gara è stata molto confusa, ci hanno divise in sottogruppi creando non poco scompiglio con i secondi di prova sull’attrezzo”. E’ andata comunque meglio nella pedana centrale. La Armi è sembrata a suo agio, finalmente ambientata e come un pesciolino nel suo elemento naturale parte per il triplo avvitamento, poi un doppio carpio e così via per un minuto e mezzo di grande intensità e ritmo. “A parte qualche sporcata negli arrivi delle prime due diagonali – ci racconta ancora Claudia Ferrè – Emily ha stoppato bene tutto il resto, comportandosi egregiamente sotto l’aspetto coreografico nella parte artistica dell’esecuzione”. E il 13.100 le consente di rimanere nei piani alti della classifica provvisoria. “Finalmente mi ero scrollata di dosso un po’ di emozione – riprende la ginnasta della Lissonese, bronzo al corpo libero ai Giochi del Mediterraneo – All’inizio ero tesa, come a Milano e a Pescara, però, quantomeno, rispetto agli Europei questa volta sapevo da che parte si saliva sul podio. Gli impianti così grandi mi intimoriscono, mi fanno sentire ancora più piccina di quella che sono e poi tutta quella gente, ad aprile, in casa nostra, mi faceva perdere l’orientamento. Devo ancora abituarmi ai grandi palcoscenici”. Torniamo alla gara e ci ritroviamo sulla rincorsa del volteggio. La sedicenne toscana arriva leggermente trattenuta nelle ampiezze del movimento, guadagnando un 13.275 che, ad ogni modo, la proietta al terzo posto del girone. “Ho pensato solo a stoppare il salto per fare bene l’arrivo – ci svela l’azzurrina – e così sono finita con le spalle troppo in avanti. Il livello generale qui è davvero impressionante, mi sono resa conto di essere ancora indietro. Al rientro in palestra mi dovrò mettere a lavorare duro per riuscire a ripresentarmi più competitiva l’anno venturo. Mi accontento di quello che ho fatto nel 2009, la Nazionale, gli esordi nelle grandi competizioni, però, nella prossima stagione, voglio a tutti i costi vincere una medaglia”. Prima però c’era da affrontare l’ultimo ostacolo della 41esima edizione mondiale. Un ostacolo che portava con sé un trauma ancora non del tutto superato. Parliamo, ovviamente, delle parallele, l’apparato meno congeniale alle caratteristiche della Armi, sul quale, lo ricorderete, non era riuscita più a risalire al Forum di Assago dopo una rovinosa caduta. “Mi sono detta, stavolta anche se sbaglio vado avanti – conclude – Infatti, dopo essere arrivata un po’ storta prima dello Jaeger, con poca spinta ho mancato la presa e sono finita in terra. Però mi sono rialzata subito e ho portato a termine il mio lavoro, stoppando bene l'uscita in doppio teso”. L’11.325 finale e il totale 51.225 affossano le speranze di entrare nella finale a 24 di venerdì, ma ci restituiscono una ginnasta più matura, capace di vincere ciò che più conta in ogni atleta di vertice, le proprie paure.