Patrasso, 19 Settembre 2007. Romina Laurito giace al 41° posto della classifica individuale dei 28esimi Campionati del Mondo, lontanissima da quella finale a 24 che poi sarà vinta dal suo idolo di sempre, l’allora compagna nella Virtus Gallarate, l’ucraina Anna Bessonova. E mentre le altre azzurre, la Cantaluppi e la Zancanaro recriminavano per aver mancato di un soffio l’accesso all-around, la 24enne lombarda si trovava di fronte ad un bivio: proseguire nella mediocrità in cui era caduta oppure staccare la spina. Dopo il successo agli Assoluti del 2006 e lo scudetto l’anno successivo, fianco a fianco con la regina ucraina, Romy sembrava aver imboccato la parte discendente della propria parabola agonistica. “Ai Campionati Italiani di Arezzo mi piazzai al 5° posto e di conseguenza sono partita per i mondiali greci come terza scelta. Un calo mostruoso che non mi so ancora spiegare. A Patrasso poi sbagliai il cerchio, fu il mio punto più basso dal quale non potevo che risalire. Agli Assoluti del 2008, a Torino, malgrado abbia fatto la gara più bella della mia carriera, non centrai neppure un podio. Era il momento di smettere”. Ma poi arrivò la chiamata di una certa Emanuela Maccarani, reduce a sua volta dalla batosta del 4° posto a Pechino. Marinella Falca e Fabrizia D’Ottavio lasciavano e così l’allenatrice di Rho decise di dare un’altra chance alla Laurito, dopo l’esperienza a Desio dal 2003 al 2005. Comincia così la seconda vita di Romina. In poco tempo conquista il posto da titolare in entrambi gli esercizi ed è tra quelle che firmano la vendetta azzurra di Miè, bissata dall’oro corsaro di Mosca. Due titoli iridati consecutivi e la Laurito, improvvisamente, si trova nella storia della Ginnastica Ritmica, allo stesso livello di Anna Bessonova. “Lo sognavo fin da bambina. Dicevo voglio vincere, voglio vincere! Poi crescendo ho cominciato ad accontentarmi di partecipare. Sembra passato un secolo da Patrasso e da quel 41° posto. Non ringrazierò mai abbastanza Emanuela (Maccarani, ndr.) per aver creduto in me”. Classe 1987, l’aviere scelto dell’Aeronautica Militare (arruolata il 13 aprile scorso) è di qualche mese più grande delle due Elisa, la Santoni e la Blanchi. Dall’addio di Daniela Masseroni, è lei la “matusa” del gruppo. D’altronde un Curriculum come il suo, partito nel 2000 a Portimao, non si fa in un battito d’ali. “Credo che la mia longevità dipenda molto dal fatto di essere stata un’individualista fino all’età di 21 anni. Mi ha aiutato un lavoro personalizzato sulle mie caratteristiche fisiche. Spesso le mie tecniche societarie cambiavano metodologie di allenamento, come un vestito cucito su misura. In squadra questo non si può fare, per ovvie ragioni. Dopo Londra, comunque, lascerò il posto alle nuove leve, il mio corpo chiede pietà. Dietro di noi ci sono ragazze davvero in gamba, che stanno crescendo bene. Camilla Bini e Chiara Ianni, ad esempio, non faranno rimpiangere le vecchie Farfalle. Non vedo affatto male il team del prossimo quadriennio, quello che punterà a Rio de Janeiro”. Prima però c’è da finire un lavoro. Montpellier, il mondiale di qualificazione olimpica omologo a quello di Patrasso. Sono cambiati i criteri di ammissione. Adesso dal 7° al 12° posto si viene rimandati a gennaio. La Laurito si ripresenta da bi-campionessa mondiale e la soddisfazione di entrare nella Park & Suites Arena come la ginnasta da battere non ha prezzo. Eccola, 4 anni dopo, regina di regine, protagonista sia con le 5 palle, sia con i 3 nastri e i 2 cerchi. “Ebbene si, mi prendono e mi lanciano da tutte le parti. Ma che volete, sono la più leggera”.