Dentro o fuori. Martedì pomeriggio la Nazionale Italiana di Artistica Maschile metterà tutto nel piatto dell’O2 Arena. All in, direbbero gli amanti del poker Texas Hold'em. Gli avversari intorno al tavolo stanno per scoprire le proprie carte. La Francia senza Bouhail, la Gran Bretagna che gioca in casa e la Spagna, a sua volta, orfana di Martinez (10° nell’All-around di Tokyo) sembrano quelle con le mani migliori. Resta, in teoria, un solo pass olimpico, l’ultimo stretto pertugio per tornare a Londra la prossima Estate. A contendersi il diritto di passaggio ci sono cinque Paesi: il forte e giovane Canada, il Brasile, che, malgrado l’assenza di Hypolito, appare sempre dinamico e determinato, le outsider Porto Rico e Bielorussia, e poi l’Italia. Ci avviciniamo alla gara sapendo che sarà davvero dura – conferma Enrico Pozzo, uno degli azzurri più esperti - Daremo il massimo per tornare comunque a casa con la coscienza a posto. La Ginnastica è uno sport strano, esiste una classifica ma in realtà si gareggia sempre contro se stessi. Noi sappiamo di dover esprimere in pieno tutto il nostro repertorio, non potendo però impedire agli avversari di fare altrettanto”. L’obiettivo allora è quello di approfittare degli eventuali errori altrui, tirando fuori dal cilindro la gara perfetta e tutto il proprio potenziale. “Noi conosciamo il nostro valore – riprende l’aviere capo di Biella, che come al solito divide la stanza con il Sergente dell’Aeronautica Militare, Matteo Morandi – e non è certo quello visto in Giappone. Se, ad esempio, il Brasile a Tokyo ha dato forse fondo a tutte le sue risorse, l’Italia, al contrario, ha margini importanti di miglioramento. Partiamo sfavoriti e questa può essere la nostra arma segreta”. E detto da uno con 7 Mondiali e 2 Olimpiadi (Atene e Pechino) alle spalle c’è da credergli. Soprattutto se, come sembra, il cinque volte campione italiano assoluto è tornato ai suoi livelli abituali, dopo i fastidi accusati alla vigilia del test di  Mortara. “Ultimamente ho sofferto di giramenti di testa, allora con Andrea (Sacchi, il suo allenatore, ndr) abbiamo trovato un bel rimedio per evitare che certi automatismi potessero disorientarmi. Cambiando l’uscita alla sbarra e agli anelli costringo me stesso a tenere alta la concentrazione nelle parti aeree, quelle più rischiose. E’ la vecchiaia – aggiunge, scherzando – bisogna accettare i cambiamenti fisiologici, saper ascoltare il proprio corpo, prendendo le giuste contromisure. I tempi di recupero, per cominciare, sono fondamentali. Nella prova podio di ieri, infatti, si è andati troppo di corsa e quelli più in là con gli anni ne hanno sofferto. Mi ricordo che una volta ti davano 25 minuti ad attrezzo per testate il campo gara, adesso in 15 non riesci più nemmeno a capire dove ti trovi. Ma a chi pensa sia giunto il momento di mandarci in pensione rispondo che un giorno rimpiangeremo questa squadra. Basti pensare a quanto ci mancano i Cassina e i Coppolino! La nostra è stata una generazione incredibilmente longeva, fatta di gente appassionata che ha lavorato tanto per imparare, anche guardando i vari Nemov o Jovtchev. Con questo non voglio dire che sono contro il ricambio. E’ naturale, ma ai giovani consiglio di aver pazienza e di imparare da quelli più grandi di loro”. Esattamente ciò che ha fatto Ticchi, pronto ad esordire dopo due esperienze da riserva e tanta polvere di magnesia buttata giù tra Fermo e Meda. Il suo inserimento in Nazionale è stato graduale, il ragazzo si è potuto allenare per quasi tre anni accanto ai più grandi interpreti italiani e adesso sembra pronto a fare la sua parte. “Lorenzo è maturato molto – conclude Pozzo – Fisicamente è sempre stato portato, con la sua tecnica abbinata ad un’innata leggerezza strutturale. Ma il talento a volte non basta e per non bruciarsi, come dicevo, serve la testa. Nell’ultima stagione l’ho visto applicarsi molto, perché dopo aver messo il naso nelle competizioni internazionali ha compreso di doversi migliorare ancora. Il livello in giro è alto, non è facile come sembra dal di fuori. Se anche io, adesso, sono tornato a star bene lo devo soprattutto a La Costanza A. Massucchi che mi ha permesso di allenarmi a Mortara, dopo lo sfratto della mia società dallo Stadio Silvio Piola di Novara”. D’altra parte noi italiani siamo maestri a complicarci la vita ma poi siamo anche capaci di imprese memorabili. Ecco, domani ne serve una!