“Sei grande, grande, grande, come te sei grande solamente tu”. Forse il successo di Mina descrive nel modo giusto il pensiero che balena nelle testoline delle nostre tre juniores. Piccole ginnaste al esordio europeo, la notte prima degli esami, che cercano, ciascuna dentro di sé e nella propria immensa passione, il coraggio per diventare cigni, donne, campionesse. Piccole, in realtà, che di più non si può, classe 1998, quasi una anno in meno della maggior parte delle rivali. Sofia, Greta e Carmen raccolgono l’eredità della Di Battista, della Bertolini e della Pala che a Brema, nel 2010, chiusero al 7° posto nel Concorso per Nazioni giovanili. Le tre debuttanti di Niznij Novgorod si preparano al gran ballo con l’unica ricetta che funziona sempre, l’allenamento. Tanta preparazione, mista a dedizione e un pizzico, mica tanto, di femminile vanità e orgoglio nazionale. Le nostre 14enni si guardano intorno e vedono classe, potenza, un livello generale altissimo che fa sballare loro ogni precedente criterio di paragone. “Sarò brava, sarò grande” penseranno. “Ti odio poi ti amo poi ti amo, poi ti odio, poi ti amo”, (Ginnastica Ritmica) non lasciarmi mai più”. Le contraddizioni adolescenziali si moltiplicano all’ennesima potenza. La timidezza nasconde la grinta, che a sua volta cela una naturale fragilità. Non puoi, guardandole, non appassionarti a loro, non diventarne un ultrà, nel senso buono del termine. “Le junior le seguo dal 2006 – racconta Germana Germani – ed ogni anno la concorrenza si fa sempre più agguerrita. Le distanze si riducono al millesimo ed è sempre più difficile fare pronostici. Ciò che più temo è il fattore emotivo, l’irrazionale che può mandare all’aria la tecnica che c’è sotto. L’obiettivo quindi sarà quello di non commettere errori, anche perché questa è davvero una bella squadretta”. La prof.ssa Piazza vorrebbe confermare il 4° posto di Pesaro, ma lo dice più per gasare le atlete che per una reale convinzione. Difficile anche dire se bisseremo o, addirittura, si potrà far meglio dell’edizione tedesca. Il gran ballo delle debuttanti è sempre un’incognita, dove non bastano i precedenti di qualche apparizione in Coppa del Mondo o ad un Grand Prix per fare previsioni. Con la Crescenzi, ad esempio, domani vedremo alla palla Sofia Lodi, una ginnasta che aveva iniziato con l’artistica nella fucina della Brixia, per poi accorgersi di amare i piccoli attrezzi, come le cuginette. “Il suo esercizio – racconta l’allenatrice, Elisabetta Ladavas – è già impostato da tempo. Rivisto certo, evoluto nel tempo, comunque consolidato. L’aderenza alla musica (Isobel di Björk) è totale, un brano melodico che rapisce e colpisce nel segno”. Però l’imponderabile di cui parlava la Germani è sempre in agguato, ed il compito più importante, in questo momento, per le tecniche è quello di caricare la molla al punto giusto. “E’ vero – conferma la Ladavas – nel caso di Sofia c’è un Campionato Assoluto da cancellare. Dopo due mesi ottimi, tra Kiev e Pesaro, più altre uscite a livello di club, è arrivato inspiegabile il black out di Terranuova Bracciolini. Devo ammettere che la ragazza è stata molto reattiva nell’elaborazione del passo falso. Ad un iniziale e comprensibile stato di incredulità e sconforto ha fatto seguito una reazione rabbiosa. Lunedì eravamo già in palestra a darci sotto. Le prove podio qui in Russia sono state buone e quindi credo che abbia smaltito la delusione e che sia pronta a stupirci. A volte guardandola ci si dimentica che è una ’98. Il suo fisico, la sua statura la fanno sembrare una senior, ma in realtà ha bisogno di fare ancora tanta esperienza. In Italia queste ginnaste sono, giustamente, portate su un palmo di mano. Il loro talento si distingue, non qui però, dove al contrario sono loro a guardarsi in giro sbalordite. L’esperienza è fondamentale per la loro crescita, tecnica e personale, che poi è ciò che ci sta più a cuore in prospettiva futura”. La Merlo ad esempio è un altro diamante grezzo, un gioiellino che il suo mentore, Marisa Verotta, sta plasmando con l’arte antica degli orafi di una volta. “Greta ha un grande maneggio, non a caso il suo riferimento è la Cantaluppi – ci racconta l’allenatrice della Virtus Gallarate, la società da battere sul finire dello scorso quadriennio, con la Laurito e la Bessonova, ed oggi rappresentata nella sua continuità storica da Alessia Marchetto – E’ forte in tutti gli attrezzi ma in questa edizione la impieghiamo soltanto al nastro, il più competitivo, per l’economia di squadra. L’esercizio ha un annetto, sicuro e aderente al tema delle Gipsy Girl, Tsiganochka. A Pesaro ottenne la finalina, per poi commettere un piccolo errore. Anche gli Assoluti sono andati molto bene e questo mi desta qualche preoccupazione”. Oibò, ma queste tecniche non sono mai contente, meditiamo. E la Lodi perché è andata male e la Merlo troppo bene, ma insomma. “Vi spiego – riprende Marisa, dall’alto della sua grande conoscenza dei delicati equilibri di una giovane atleta – Il rischio per Greta è che sia troppo carica. L’evento di Terranuova, così ravvicinato agli Europei, lascia sempre e comunque degli strascichi inconsci. Se hai sbagliato in casa puoi amplificare le tue paure, se, al contrario, hai fatto tutto giusto, potresti entrare in pedana con eccessiva sicurezza”. Mai come in questo caso vale il detto, in media res sta…Virtus!