La sfida nella sfida di questa finale per l'assegnazione dei tricolori 2005 si è consumata ai margini del campo di gara. Quasi invisibile agli occhi dei moltissimi che affollavano gli spalti del PalaTaliercio di Mestre ha avuto, e non per la prima volta, come protagonisti i tecnici delle due società in lotta per il titolo. Amici e rivali, spesso insieme nelle avventure della Nazionale, si sono ripetutamente incrociati e ignorati, ostentando a seconda dei casi indifferenza e partecipazione, dispensando ai propri ragazzi consigli e suggerimenti; mimando, gesticolando, come se i rispettivi avversari non esistessero. Suprema finzione in un contesto dove tutto è minuziosamente studiato e razionalizzato in relazione all'altro, all'avversario, “al nemico”, quello che, apparentemente, sembra nemmeno esistere. L'aria distratta e sorniona di Maurizio Allievi; le braccia conserte di Andrea Sacchi; il profilo tagliente di Franco Giorgetti; l'espressione assorta di Alberto Fornera. Un linguaggio del corpo che meriterebbe un approfondimento psicosomatico di lacaniana memoria che lo sappia ricondurre, attraverso una traduzione analitica, a quello dei Cassina e dei Pozzo, degli Angioletti e dei Caldera, degli Urzica e dei Martinez, tutti comunque ed i misura proporzionale alle loro performance, protagonisti della calda serata lagunare. La competizione subliminale, il match virtuale, la partita a scacchi, il carteggio bellico si è dipanato così, lontano da riflettori e sguardi curiosi. In punta di fioretto o con la mazza chiodata, tra veleni dispensati in calici di cristallo ma sempre e comunque all'insegna del rispetto reciproco per un lavoro di immenso impegno e fatica. Pronti, alla fine, a stringersi la mano, anche se a dividere è, come in questo caso, un'inezia che non arriva a due decimi.(fb)