Qualcuno mette l’accento sulla prima “o”, qualcun altro sulla seconda, ma in qualsivoglia modo la si pronunci Bessonova è sempre “la Bessonova”. E lo ha dimostrato anche nella seconda prova di Serie A, dove un altro gioco linguistico esprimeva il sentimento dominante in tutti coloro che l’attendevano di nuovo: «desìo», desiderio di vedere Anna destreggiarsi alla fune (18.300) e alle clavette (18.350), dopo averne ammirato il programma con nastro e cerchio a Chieti. Proprio al PalaDesio, con l’accento sulla “e”, in casa della San Giorgio, nella tana delle splendide farfalle azzurre, la campionessa del mondo ha tenuto in piedi le ambizioni di una Virtus acciaccata e con la Laurito a mezzo servizio per una distorsione ai legamenti peronei del piede sinistro. Però, per non essere da meno della più celebre compagna, Romina non si è sottratta e alla palla ha tirato fuori una prestazione da 17.350 che sembrava contraddire la sua reale situazione medica. “Ecco, ora penseranno che dico le bugie – sosteneva scherzando l’azzurra, che da qualche mese si allena con la Nazionale della Maccarani – Visto come sono andata qualcuno mi ha chiesto perché non ho provato a fare due attrezzi. Ma vi assicuro che è già tanto quello che sono riuscita a dare in queste condizioni”. Noi le crediamo sulla parola, anche perché c’ha pensato la Marchetto, che nonostante una comprensibile ansia pre-gara ha tenuto bene la pedana, soprattutto in un esercizio ostico come quello al nastro. Chiedere alla Shpekht per credere. La bionda russa, con un esercizio da dimenticare tra perdite e nodi, ha portato all’Aurora Fano la pochezza di un 13.575, frustrando le legittime aspettative di podio della Alicata e compagne. E pensare che Martina aveva esordito con un 17.050 al cerchio (come cresce bene la siracusana!) che, sommato al 16.300 di Valeria Schiavi al corpo libero e al 16.450 di Martina alla fune, lasciava intravedere ben altra giornata per la squadra di Paola Porfiri. Ma la gara e gara come conferma Marisa Verotta, classifica alla mano: “Al giro di boa abbiamo 50 punti ma non dobbiamo sederci sugli allori. La regola della rotazione degli attrezzi mischia terribilmente le carte, quindi è ancora tutto aperto, anche se le nostre inseguitrici si stanno togliendo punti a vicenda”. In effetti non c’è al momento una vera e propria antiVirtus. Chieti cede la piazza d’onore a Fabriano per 0.025 punti, confermando il bronzo della prima prova. “Lavoreremo fino allo strenuo delle forze in questi 15 giorni per ripresentarci ad Arezzo più combattive che mai – annuncia Germana Germani – A mio parere il nastro della Stryuchkova è stato pagato meno del dovuto, al tempo stesso, premesso ciò, non posso che rallegrarmi di un 96.775 costruito quasi integralmente dalle ginnaste di casa. Chiara Ianni (16.050 alla fune) sta riprendendo da un infortunio. Sono contenta per la piccola Di Battista che, anche sabato, è stata la migliore delle allieve e per Desiree Pagliaccia, una senatrice che non manca mai di dare il suo contributo, quando ce n’è bisogno. La palla di Federica Febbo sintetizza la qualità di questa Armonia made in Italy. Ad ogni modo vi annuncio che Olga ci ha dato la sua disponibilità a trattenersi in palestra da noi per 15 giorni, tra Arezzo e Foligno, in modo da allenarci tutte insieme per lo sprint finale”. La russa è innamorata dell’Italia e a vederla in azione non si fatica a credere che possa essere presto corrisposta. Dicevamo di una Fabriano d’argento. Le “Cantaluppi girls”, dopo il quarto posto in terra teatina, scalano la montagna lombarda con le due Buratti - la matura Erika, new entry del CTF desiano, e la baby Marika, 15.450 al corpo libero – e la campionessa assoluta che alle clavette, pur sbagliando, ha fatto spellare le mani dei 4.000 presenti per una serie di recuperi eccezionali. “Sono due settimane che Julie è sotto antibiotici per un persistente stato influenzale – ci svela la Ghiurova – Non si è visto perché lei è una combattente. L’uscita di pedana? Doveva girare ma non c’era più spazio. Ora ci sono altre due giornate e con una Yussupova così possiamo essere fiduciosi”. In effetti la kazaka sembra definitivamente sbocciata e il prossimo potrebbe sul serio essere il suo quadriennio. Ai piedi del podio troviamo la Comense (95.250). Non si è fatto attendere il riscatto della squadra nerostellata dopo la partenza shock e il penultimo posto del palaTricalle. Anna Gurbanova al cerchio (17.400, è stato il punteggio più alto di specialità) e alle clavette (16.550), Olga Sganzerla alla palla (punteggio 16.950) e al nastro (14.950), Adalgisa Di Fortunato alla fune (13.800) e Linda Vecchiato al corpo libero (15.600) hanno fornito una prestazione convincente, sfiorando un bronzo sul quale, prima del via, nessuno avrebbe scommesso. Dell’Aurora abbiamo detto, anche se vale la pena precisare che il 14.625 della Bini è solo frutto di inesperienza e che il 16.300 di Valeria Schiavi è l’ennesima dimostrazione del valore della fucina fanese. Occhio, perché le “decacampeon” non vanno mai sottovalutate! Appaiate a centro classifica le due metà di Biella: la Pietro Micca, sesta con 93.925, e la Ginnastica La Marmora, settima con 92.625. Mentre il team della Charkashyna fa un passo indietro rispetto a due settimane fa, Godunko & Co ne fa uno avanti. “In effetti potevamo combinare qualcosa in più – conferma Tatiana Shpilevaya. “Marta Anrò ha fatto solo la palla perché aveva problemi allo stomaco e ha tirato fin dove poteva – le fa eco Gianna Cagliano - La Dimitrova è ancora acerba e Natalia è una forza della natura”. A seguire troviamo l’ItalBrixia che senza straniera, questa volta, si lascia alle spalle ben due dirette rivali nella lotta salvezza. “Elisabetta Vitiello ha preso il punteggio che meritava ed è stata la più brava, dopo la Di Battista – commenta Betty Lavadas - Voglio sottolineare, poi, le prestazioni di una debuttante, Nathalie Reale, che al primo anno in Serie A, in due attrezzi, porta un contributo decisivo, e di una veterana, Sara Menassi, che, nonostante l’errore in chiusura al cerchio, è sempre un nostro punto di riferimento”. Chiudono Ardor Padova e le padrone di casa della S.Giorgio Desio, orfane della Risenzon. “Il nuovo esercizio al nastro della Galtarossa non è ancora stabile e così il suo 12.975 ci ha portate giù. La Dalle Nogare era febbricitante, per il resto abbiamo dato tutto. Con un po’ di fortuna in più possiamo evitare la retrocessione. Io ci credo!”. Hanno fatto il possibile anche le ragazze di Elena Aliprandi che oltre all’emozione di gareggiare davanti ai propri tifosi hanno pagato l’assenza forzata della regina d’Israele, impegnata nella finale del Grand Prix a Bratislava. “Sapevamo che sarebbe stata dura – conferma l’allenatrice di Desio – con quattro esordienti e senza Irina il decimo posto era scontato, anche se non siamo arrivate così distanti da Padova. Ma questa società ha puntato sulle piccole e sul loro futuro. Vogliamo vincere questa scommessa”. Intanto il club del Presidente Caspani ha superato l’esame organizzativo, proponendo una competizione di assoluto livello e grande partecipazione.