Cinquantotto e dieci. Scritto a nove colonne, sulla prima pagina della ginnastica italiana, la copertina federale. Di spalla, nell’editoriale, si articola la notizia - che poi è uno scoop soltanto per chi non ci credeva più - che Vanessa Ferrari sta tornando ai livelli di un tempo. Il suo punteggio sui quattro attrezzi è in linea con un programma di recupero che autorizza ad un cauto ottimismo, soprattutto in chiave europea. L’ex cannibale dell’artistica rosa, apparentemente integro nel fisico, con il morale in carica, come un telefonino che è rimasto staccato per più di otto mesi, lancia segnali chiari ed inequivocabili, sia in campo nazionale che internazionale. Il Nessun Dorma risuona nel palazzetto di Mortara, i tamburi e l’aria di Puccini fanno accapponare la pelle al pubblico sugli spalti. L’esercizio è lo stesso che le valse l’argento continentale a Milano, mancano ancora i famosi Tsukahara, ma che non si tratti di un nostalgico revival lo si intuisce dal modo in cui la campionessa dell’Esercito Italiano pesta i piedi all’arrivo delle diagonali acrobatiche. La freccia di Paride non sembra così essere stata letale, il tendine d’Achille le fa meno male, forse, non so, “ci convivo” dice lei, però di certo, rivederla in campo, con la fierezza dell’armatura bresciana, restituisce alla pugna del Torneo di Serie A il sogno del “piè veloce”. Basta un apparato in più, rispetto a Firenze, per sconvolgere la classifica e capovolgerne i valori. “Sul parquet mortarese – spiega Enrico Casella – abbiamo trovato le condizioni giuste per provare il corpo libero. L’elasticità del fondo, più simile a quella del tappeto sul podio, dopo il test positivo di sabato sera, ci ha consentito di rischiare. Per aggiungere difficoltà dovremo aspettare l’incontro di Jesolo, intanto accontentiamoci dei piccoli progressi da mezzo punto alla trave (15.00) e alle parallele (14.45)”. Dal 57.900 degli Assoluti di Meda al 58.100 di ieri non ci sono soltanto due decimi di differenza. In mezzo passa il periodo più nero della carriera di un’atleta. Un lungo periodo di inattività, lontano dalle competizioni, che avrebbe stroncato molti, diventa adesso la rincorsa per una nuova impresa, che prescinderà dagli eventuali risultati a venire. Le vecchie compagne del ciclo storico, da Federica Macrì e Francesca Benolli a Lia Parolari, ginnaste di razza, animali da palestra, tutte, bene o male, consapevoli di quanto sia irto e solitario il cammino del recupero dopo un grave infortunio, non hanno fatto mancare i propri abbracci d’incitamento alla nuova Vanessa.


Sottotitolo, con foto notizia. La Brixia si aggiudica la seconda giornata della massima Serie con due punti di vantaggio sulla GAL (125.950 contro 124.100) e fa pari e patta dopo il giro di boa.

Vignetta: «altro che solitudine dei numeri primi! I gemelli* 29 e 31 ingorgano il tratto dell’A4 tra Brescia e Lissone».

L’articolo snocciola meglio la questione. Aggiudicandosi le prove al volteggio (28.450), sugli staggi (39.900) – dove valevano tre punteggi su tre, e quindi malgrado la caduta della Galante – e al suolo (28.500), le campionesse in carica hanno specchiato il verdetto del PalaMandela, agganciando a quota 60 punti speciali le brianzole. “Erika Fasana veniva da una brutta distorsione – continua il tecnico bianco e azzurro – eppure ha garantito il suo apporto sul programma completo, come una vera leader. La Galante ha sbagliato ancora, ma essendo una che entra in forma con più gradualità, il resto del gruppo può concedersi il lusso di aspettarla”. La sfida si accende, i giornali vanno in rotativa e vendono più copie, gli strilloni fanno il loro mestiere. Con saggezza la GAL incassa il colpo e prepara la risposta di Modena. Se con la Armi e la Ferlitto incerottate si può, comunque, vincere alla trave (29.950) e arrivare seconde nelle altre tre specialità, il trio Bucci, Di Pilato e Ferrè ha di che affilare forbici per provare a scucire lo scudetto alle rivali. “Emily è stata bloccata con la schiena tutta la settimana – ci svela l’allenatore della Lissonese – Carlotta l’ultima volta ha rimediato un ematoma alla mano e così l’abbiamo impiegata solo alla trave e al corpo libero, con routine semplificate. Per fortuna la Foti è tornata ai suoi livelli ottimali e, insieme alla Preziosa, si è presa tutto il peso sulle spalle. Betta ha fatto bene ovunque, anche alle parallele dove è noto che fatichi di più a riprendere il ritmo”.

Nel taglio medio e basso del notiziario FGI si aprono discussioni aperte sulle formule dei punteggi, tali da far pensare che la matematica sia diventata un’opinione. Come ai tempi del passaggio dalla Lira all’Euro i nostalgici non riescono proprio ad evitare i confronti tra un sistema e l’altro. E così l’Artistica ’81 che giustamente, in virtù delle norme vigenti, si ritrova con un 20 tondo sul gradino più basso del podio padano, un punto speciale davanti alla Gym Team (19), due a la Rosa (18), appare un’usurpatrice per il semplice fatto di aver accumulato meno punti reali delle avversarie. Poco importa che le Giuliane abbiano battuto le Brindisine in tre attrezzi su quattro, prima di accumulare un ritardo di 5 punti dalla giuria delle parallele asimmetriche. Il sistema non piace perché non rispecchia la tradizione computistica della Ginnastica? Perché non combacia con i metodi applicati all’estero? Se ne può parlare, certo, alla conclusione del torneo. Nel frattempo però sarebbe meglio non fissarsi troppo sul fatto che un Euro non vale 1936,27 Lire, cercando di interpretare il sistema in vigore, per migliorare, per continuare a vincere. Proprio come stanno facendo la Brixia e Meda, che valgono a prescindere dalla moneta corrente. “Teresa ed io siamo soddisfatti delle nostre ragazze – commenta Diego Pecar, forte dei suoi 111.550 punti, ben distribuiti nelle varie rotazioni – Certo, ci manca la Rupini, vittima di uno strappo proprio alle porte del Campionato. La Macrì e la Benolli, che avrebbero dovuto fare da chiocce alle più giovani, con Anita out si sono ritrovate nella mischia e senza batter ciglio, da grandi professioniste, hanno dato il loro contributo. Sempre con il sorriso sulle labbra e una voglia innata di fare ginnastica. Francy sta crescendo un po’ alla volta e, insieme a Fede, tiene su il morale del gruppo. Anche Ilaria Jaz ci si è messa d’impegno. Con il prestito della Spes Mestre, una Irene Favarato brava nel All-around, e Rachele Brunato, che a modo suo ci dà una mano, posso davvero contare su un team coeso, sereno e concentrato sull’obiettivo stagionale, che, nonostante questo terzo posto, rimane la salvezza. Siamo sulla buona strada, non c’è che dire. Senza troppe velleità ma senza neppure demordere ci concentriamo su una giornata alla volta. I conti li faremo alla fine”. Platone ne “La Repubblica” diceva: «non ho forse mai conosciuto un matematico che sapesse ragionare». Giusto! E allora, piuttosto che perdersi in calcoli sui punteggi, il saggio Pecar pensa, anzitutto, a presentare una buona ginnastica, completa in ogni sua componente. Per esserlo, completa in ogni sua componente, a La Rosa sono mancate la trave e il corpo libero. Per carità, il 115.200 finale è sintomatico di una realtà che continua a strabiliare. Faro del Sud Italia, le ragazze di Piliego e della Spagnolo, trascinate dalla solita Licchetta, sembrano tutt’altro che neopromosse. Sui 25 metri e tra gli staggi il passo è da Champions League e Serena è una piccola rolling stone, pronta ad abbattere qualsiasi ostacolo le si frapponga tra Brindisi e Birmingham. Medaglia di legno per la piccola GAL. La Gym Team di Anna Sassone e Anton Stolyar incassa i 112.750 punti e il quarto posto (dietro a Trieste o alle Pugliesi, il risultato non cambia) con grande soddisfazione: “Importante è progredire, accumulare esperienza e finire a ridosso delle migliori – dicono in coro i due tecnici. In coda l’Ardor Padova (10), l’Estate ’83 Galleria del Tiro di Lograto (9) e una Olos Gym (8) improvvisamente orfana di Chiara Gandolfi, si interrogano sui correttivi da apportare in previsione del match del 20 marzo al PalaPanini. Forse già decisivo o forse no. Certamente atteso da quanti, al di là della forma, apprezzano la sostanza di una rassegna aperta ed incerta fino all’ultimo, lo scopo generale perseguito e garantito dalla Federazione. Perché, come diceva il saggista statunitense Henry Louis Mencken, noto anche come il Saggio di Baltimora…«l’ingiustizia è relativamente facile da sopportare; quella che proprio brucia è la giustizia».

 

Note:

(*si definiscono numeri primi gemelli due numeri primi che differiscono tra loro di due: 5 e 7, 11 e 13)

Allegati

RISULTATI 2^ GIORNATA A1 FEMMINILE