Ne è passata di acqua sotto gli anelli, è diventata un fiume grande come il San Lorenzo. E oggi il Ranger Lodadio è finalmente pronto a misurarsi con le grandi distese nordamericane. Da quando, in Transilvania, si crucciava per una finale mancata, Marco ha collezionato due medaglie d’argento in Coppa del Mondo, a Koper in Slovenia e a Szombathely in Ungheria, confermando a Perugia il titolo italiano di specialità ottenuto nel 2016 a Torino. Quanta strada per la red-coat di Frascati che sogna di entrare a far parte del gruppo sportivo dell’Aeronautica Militare e che iniziò il suo cammino un quadriennio fa, ad Anversa nel 2013, con un venticinquesimo posto al volteggio. Da allora il venticinquenne dei Castelli romani non è più sceso dal suo di castello, trasformando quelli in aria in solide realtà. “Ogni giorno mi sono macinato parecchi chilometri tra casa, il centro di preparazione olimpica dell’Acqua Acetosa e Civitavecchia – ci racconta in una pausa dei suoi allenamenti, alla vigilia dell’esordio nella 47ª edizione dei Campionati del Mondo di Artistica, in programma a Montreal, in Canada – e in quelle ore in macchina ho pensato a lungo a questo momento. Con i miei allenatori abbiamo rielaborato il programma subito dopo i Giochi di Rio, anticipando i tempi rispetto all’introduzione del nuovo Codice dei Punteggi. Dall’Europeo in Romania poi abbiamo aggiunto un decimo di difficoltà, mettendo il Balandin al posto di un semplice slancio in appoggio orizzontale unito, e le posizioni, venendo da parti di slancio forza piuttosto che da elementi di forza assoluti, sono state riviste e corrette. A cominciare da quell’Omna croce troppo alta che mi aveva penalizzato a Cluj Napoca. Così siamo arrivati ad un esercizio molto competitivo e ad una nota di partenza da 6.3, la stessa del campione olimpico Petrounias. Non so come verrò giudicato domani, ma un po’ alla volta sto uscendo dall’anonimato internazionale. Sia chiaro, mi sento ancora un novellino, però finora sono stati fatti i passi giusti almeno per avvicinarsi ai mostri sacri della specialità. Non sarà facile entrare tra i migliori otto, anche se sulla carta non mi manca nulla”. Diviso tra la palestra del Giulio Onesti di Roma, dove è allenato da Luigi Rocchini e Andrea Massaro, e la Ginnastica Civitavecchia, che sta aiutando a crescere con l’aiuto di Pierluigi Miranda e il suo staff, Marco Lodadio si è fatto centinaia di chilometri, in questi mesi, per diventare una colonna della Nazionale maschile del futuro, mai quanti tuttavia ce ne sono tra Montreal, Doha, Stoccarda e Tokyo, le tappe cruciali sulla strada verso i Giochi del 2020. “Con Maurizio Allievi abbiamo parlato a lungo. Dal giorno del nostro rientro in Italia, il 10 ottobre, mi impegnerò al massimo per dare una mano alla squadra, anche su altri attrezzi. Se ciò non sarà necessario, perché ci sono comunque in circolazione degli ottimi generalisti, mi dedicherò alla carriera da specialista. La decisione spetta al DTN Giuseppe Cocciaro. Ricordo bene l’esperienza di Nanning, in Cina. Negli ultimi tre anni sono molto cambiato, mi sento più consapevole dei miei mezzi, più centrato sulla carriera e la mentalità da atleta, che richiede tanti sacrifici. Credo, adesso, di poter dare un contributo diverso alla Nazionale. Certo, se riuscissi ad entrare nel Gruppo sportivo di Vigna di Valle, ciò mi consentirebbe di lavorare con maggiore serenità e di raggiungere i risultati sperati. Solo Petrounias, Zanetti e il cinese sono imbattibili. Gli altri sono alla portata. Non vedo più un divario esagerato. Ovviamente la gara è gara, ciò nonostante ho notato in World Cup che il mio esercizio comincia ad essere sempre più credibile. Partire agli anelli significa che mi toglierò subito il pensiero e poi, sperando che sia andata bene, mi dedicherò a fare il tifo per il novellino Galli, con il quale mi alleno tutti i giorni, e per Cingolani, dal quale, invece, ho raccolto il testimone nell’albo d’oro degli anelli italiani. Lorenzo ha una tranquillità interiore che fa spavento, sembra un monaco Shaolin. Per me che sono iperattivo la sua calma è quasi irritante, invece è un punto di forza che tornerà utile a tutta la squadra. Sono contento infine per Andrea, che dopo l’operazione è riuscito a tornare ai suoi livelli. Spero che possa finire in piedi e a testa alta, come ha dimostrato di saper fare ad Eboli. Il volteggio è una monetina lanciata in aria, non come gli anelli che sono un attrezzo più stabile. In fondo alla rincorsa dei 25 metri non sempre si ritrova ciò che si è fatto per mesi in allenamento. Testa o croce, comunque vada, il Cingo sarà sempre determinante per la Nazionale”.  Parola di capitan Lodadio, che in palestra, per quanto ama questo sport, ci metterebbe le tende. Meglio se canadesi!