Per molti di loro il Quebec era uno stato del Risiko, un luogo lontano dove probabilmente sarebbe stato più facile mettere un carrarmatino, piuttosto che un piede, giocando con gli amici nella cameretta di casa. Ora sono giunti nel Canada francese, in prevalenza francofono, e il francese, si sa, è la lingua ufficiale dei Giochi Olimpici. Marco Lodadio, Lorenzo Galli e Andrea Cingolani si ritrovano a comporre l’insolita avanguardia, tutta del centro Italia, chiamata dal DTN Giuseppe Cocciaro ad inaugurare il nuovo quadriennio olimpico nella 47/a edizione dei Campionati del Mondo di Ginnastica Artistica. Una rassegna individuale che però darà molte indicazioni in previsione delle sfide qualificanti del futuro. Nella prova podio odierna il terzetto azzurro ha preso confidenza con le atmosfere a cinque cerchi dell’immenso Montreal’s Olympic Stadium, sotto lo sguardo attento del responsabile delle Squadre Nazionali Maurizio Allievi e dei tecnici Andrea Massaro e Luigi Rocchini. “Galli è un generalista di valore assoluto, dobbiamo però capire come verrà considerato a livello mondiale, soprattutto in prospettiva dell’appuntamento di Doha 2018 – ci ha spiegato Cocciaro – Dovrà continuare a migliorarsi fino a raggiungere quota 80-81 punti sul Concorso Generale. Lodadio parte da 6.3, e quindi è sicuramente tra i migliori della specialità. Ha eseguito un discreto esercizio, avrei detto anche molto buono se non avesse perso un decimo nel passetto all’arrivo. La sua uscita sarà determinante. Per avere qualche speranza di entrare in finale dovrà stoppare lo Tsukahara con doppio avvitamento. Il giudice FIG Diego Lazzarich ci ha avvertiti poi di fare attenzione ai gradi delle posizioni, in particolare nella salita sopra in appoggio (il Balandin, ndr.), che con il nuovo codice posono diventare determinanti. Cingolani, infine, non ha concluso in piedi i suoi due salti, lo Tsukahara teso con triplo avvitamento e la ribaltata doppio, che ad Eboli aveva concluso tra gli applausi”. Novità importante dell’edizione canadese sarà poi la collocazione degli ufficiali di gara. Per la prima volta infatti il banco dei giudici non è collocato a bordo pedana ma su un apposito palchetto in tribuna, favorendone la visuale. “Confronto ai giorni precedenti oggi mi sono trovato meglio – ci svela Cingolani, classe 1990, alla sua terza partecipazione iridata dopo quelle di Nanning 2014 e Glasgow 2015 – Ho provato la rincorsa in pedana e poi, quando mancava un minuto e mezzo al cambio attrezzo, ho eseguito i due doppio avanti giusto per testarli. Adesso ho due giorni di tempo per recuperare le gambe e come si è raccomandato da Macerata il mio allenatore Sergio Kasperskyy, spingerò al massimo, facendomi trovare pronto e carico. La concorrenza è enorme, dopo un lungo infortunio è tornato l’olimpionico di Londra Yang Hak-Seon e poi c’è un australiano fortissimo, che non avevo mai visto prima e mi ha davvero impressionato”. “Rispetto a Cluj Napoca abbiamo aumentato la nota D degli esercizi di Galli di 2.2 punti complessivi – aggiunge Andrea Massaro che segue il talento dell’EUR al CPO dell’Acqua Acetosa – Eccetto i due avvitamenti al volteggio (era pronto anche il due e mezzo ma abbiamo preferito non rischiare) sono tutti esercizi nuovi di zecca. Gli stessi che gli hanno permesso di vincere il titolo a Perugia, ma ancora inediti in campo internazionale. Lorenzo è un freddo, non sembra una matricola, ma in verità lo è e speriamo che riesca ad esprimersi al meglio”. “L’emozione la sento eccome – precisa il diciannovenne romano – Rispetto agli Europei in Romania qui ci sono davvero tutti i più forti. Sarà dura ma, al tempo stesso, indimenticabile!”.  “Vogliamo parlare dei marziani con i quali dovrò confrontarmi io? – si inserisce Marlo Lodadio, classe 1992, doppio argento quest’anno in Coppa del Mondo a Koper e Szombathely, e da due anni leader indiscusso sul castello degli anelli nostrani – Da Petrunias a Zanetti, e chi più ne ha, più ne metta. Comunque questa mattina ho avuto buone sensazioni”. Chissà se il venticinquenne di Frascati non riesca alla fine a mettere sul Quebec anche il suo cararmatino. La differenza però non la farà un tiro con i dadi – quella è più una prerogativa del volteggio – ma il lavoro che Marco ha portato avanti in questi mesi tra l’Accademia di Roma e Civitavecchia, sognando di partire in pole position al Grand Prix del Canada.