La stanza femminile più esplosiva del Tokyo Prince Hotel? Non c’è dubbio, la 952! Non che le altre – quella delle bresciane Vanessa e Lia o dell’accoppiata GAL Emily e Betta – siano da meno, ma la camera di Chiara Gandolfi, Carlotta Ferlito e Giorgia Campana è qualcosa di diverso. Sarà che sono in tre, sarà che sono le più piccole, due romane e una siciliana (trapiantata a Milano), tutte debuttanti al ballo dei Mondiali, ma chi entra nel loro regno non può che rimanerne affascinato. Intanto da quel disordine nel quale soltanto loro riescono ad orientarsi: “Non ci sono abbastanza cassetti per tutte le nostre cose”, precisa Giorgia, la 16enne della Nuova Tor Sapienza che si allena presso il CTF dell’Acqua Acetosa con Mauro Di Rienzo e Chiara Ferrazzi – Ci hanno messo insieme perché siamo del ’95”. “Non è vero, ho chiesto io di stare con Ferly – irrompe Gandalf, la quale più che al grigio del Signore degli Anelli assomiglia alla giovane Raffaella Carrà – La nostra sintonia, pur vivendo lontane, è stata immediata e risale agli EYOF di Tampere del 2009. Noi due ci capiamo con lo sguardo”. “Anche io e Chiara siamo molto amiche – riprende la Campana, quasi a voler ristabilire i rapporti affettivi, che a quell’età sono più importanti che mai – Ci frequentiamo dalla III elementare”. Per uscire dall’impasse l’argomento scivola sulla ginnastica ed in particolare sulla prova podio di martedì. Proviamo a chiedere come è andata. “Oh yes – esordisce Carlo, svelando uno dei loro intercalare adolescenziali – È normale che ci sia un po’ di tensione, le altre Nazioni sono ‘abbastanza’ forti. Ma pure noi ce la caviamo bene. Il problema è la responsabilità della squadra, la paura di commettere un errore che comprometta il lavoro delle tue compagne. Quando fai una gara individuale come gli Europei di Berlino, oppure i Giochi Olimpici Giovanili di Singapore, sei tu da sola contro tutti. Rappresenti l’Italia, ma puoi anche decidere il tuo destino, rischiare, ad esempio, un movimento al corpo libero più difficile. Qui è diverso, l’obiettivo è la qualificazione olimpica e dobbiamo seguire una strategia di gruppo”. “Ma l’Olimpiade è la massima aspirazione per una ginnasta – puntualizza Giorgia, con gli occhi che le luccicano, quasi Londra fosse Disneyland per un qualunque suo coetaneo - I calciatori hanno il Mondiale, noi i Giochi!”. Non fa una grinza. Torniamo a Carlo, che di primavere ne ha quante le compagne ma di esperienza un pizzico di più. Senz’altro la vice campionessa continentale alla trave avrà qualche certezza in più ormai. “Macché – ci smentisce subito – Se in Germania mi guardavo in giro in allenamento e nel vedere intorno a me tutte quelle stelle mi veniva la tremarella, in Giappone non riesco neppure a voltarmi. Noi dobbiamo fare il nostro, senza pensare alle altre”. “Berlino è alle spalle – irrompe la Gandolfi, che condivise con Carlotta l’esperienza di aprile – Lì abbiamo rotto il ghiaccio, ora è tutta un’altra faccenda. Per fortuna ci sosteniamo a vicenda, anche se, qualche volta, io ho bisogno dei miei spazi per trovare la concentrazione”. Il Tokyo Metropolitan Gymnasium appare immenso per i tre scriccioli azzurri, ma la loro personalità emerge al punto da dominare con sicurezza gli spazi nipponici. “Gareggiare sul podio è fantastico – riprende la catanese, che di opportunità per farlo ne ha avute di più – Sei tu e l’attrezzo, mentre intorno a te c’è il Mondo che ti guarda. La pedana del corpo libero poi, spinge da morire e ti fa sentire importante”. Carlotta è un fiume in piena, estroversa, solare, le piace raccontarsi. Chiara le somiglia molto, mentre Giorgia è un po’ più timida: “Alla mia prima uscita internazionale mi ritrovo a disputare un Mondiale qualificante per l’Olimpiade, mica male – dice quasi a volersi giustificare – Farò del mio meglio”. Ben altre aspettative gravano sulla Ferlito. Una che ha vinto più di tutti tra gli azzurri della missione Coni a Singapore 2010, confermandosi a Berlino l’anno successivo, appena approdata tra le senior, non può certo nascondersi. “Punto alla finale All-around e alla trave – dice senza timore di smentita, d’altra parte è nelle sue corde – Le cinesi sono tutte talmente brave che non le distinguo neanche. Le altre non le abbiamo ancora incrociate nelle training hall. La favorita per l’oro nel Concorso Generale? Io tifo Komova, anche se alla fine vincerà Jordyn Wieber. La russa mi somiglia, anche lei non è impeccabile in allenamento, proprio come me. Poi in gara ci trasformiamo. Le americane, invece, sono sempre perfettine!”. La meta di Giorgia è diversa ma altrettanto importante: “Io faccio solo parallela e trave, con una certa preferenza per la prima. Ho sempre avuto le caviglie delicate quindi sono fisicamente meno adatta per corpo libero e volteggio. Spero di dare il mio contributo per la squadra”. La Gandolfi, invece, ne fa tre perché nel suo miracoloso recupero dall’infortunio al piede destro del 9 maggio scorso non è riuscita a mettere a posto la trave. “Non pensavo neanche di partire – ci svela la 16enne di Pietralata – Per fortuna guarisco in fretta, me la sono vista brutta”. “Ma va, che subito dopo saltavi come un grillo – gli replica scherzando Carlo. “Agli Europei avevo destato una buona impressione – riprende la romana – Qui avrei voluto fare meglio. Però ciò che più conta è la squadra, siamo tutte determinate per raggiungere quel tipo di risultato, l’esito personale è secondario”. La volontà di essere tra le otto supera davvero ogni cosa, anche se le reali motivazioni appaiono molto più pragmatiche di quello che si potrebbe immaginare: “L’Italia tra le 12 di Londra ci sarà sicuramente – ripetono in coro - Ma se non ci qualifichiamo adesso ci tocca tirare fino a gennaio, saltando pure le vacanze di Natale. E poi, ottenuto il pass, ci saranno gli Europei, la serie A, gli Assoluti, gli esami scolastici, qui rischia che non ci fermiamo più”. E allora è meglio togliersi il pensiero! Chi ha tempo non aspetti tempo, dice la saggezza popolare. “Davanti abbiamo Usa, Cina, Russia e Romania che sono di un’altra categoria – conta con le dita la Gandolfi – poi c’è il Giappone che gioca in casa, l’Australia, la Gran Bretagna con la Tweddle che fa due punti in più ad attrezzo. Resta un posto, l’ultimo, per il quale siamo in corsa noi con Germania, Canada, Olanda, Spagna e Brasile. La differenza la faranno i decimi di punto, per questo è fondamentale non sbagliare”. “Si, si, sulla carta sono tutte più forti – interrompe Carlo con il fare strafottente della garista pura – ma l’Italia può contare sull’argento e il bronzo continentale alla trave e sulla campionessa del mondo del 2006, varrà pure qualcosa!”. A proposito di Vanessa, il confronto con il Dream Team dello scorso quadriennio, quello che chiuse al 4° posto a Stoccarda, trascinato dal cannibale di Orzinuovi non desta angosce. “Quel gruppo era incredibile – chiosa la Ferlito – ma, senza nulla togliere alle loro imprese, la Ginnastica nel frattempo si è evoluta, il livello generale è cresciuto, c’è più concorrenza di allora”. “Dopo l’Olimpiade, se ci andrò – si lascia sfuggire Gandalf, distrattamente, con aria malinconica - vorrei prendermi una pausa di qualche mese, devo finire la scuola”. Poi ci ripensa su, come chi non sa se riuscirà a separarsi da un grande amore, s’illumina di un sorriso e si corregge: “Pensiamo prima a questo mondiale”. Good luck for Tokyo, girls!