La Delegazione italiana di Ginnastica Artistica guidata dal Vice Presidente Vicario Valter Peroni è arrivata ieri pomeriggio all’Aeroporto di Bruxelles e dopo una lunghissima attesa per completare la fase di accreditamento (circa tre ore) presso l’Expo di Antwerps, allestito per l’occasione a training hall, ha raggiunto, intorno alle 9.00 di sera, l’Hotel Beveren, molto decentrato, purtroppo, rispetto al circuito della competizione. Posta a 25 km di distanza dallo Sportpaleis (sede di gara), la cittadina di Beveren, 40.000 anime nel cuore della Waasland - regione della Fiandra orientale - è sicuramente un luogo tranquillo dove cercare la giusta concentrazione alla vigilia di questi 44esimi Campionati del Mondo. I due caporal maggiore dell’Esercito Italiano,Vanessa Ferrari e Carlotta Ferlito, sono in stanza insieme, dall’altra parte le due giovani, Francesca Deagostini (La Costanza A. Massucchi) e Alessia Leolini (Giglio Montevarchi). Stessa divisione per i maschi, con i veterani Alberto Busnari e Matteo Morandi da un lato, mentre il terzo alfiere dell’Aeronautica Militare, Paolo Principi divide la camera con l’esordiente Marco Lodadio (ASD Vigna Pia). Al di là di queste curiosità logistiche, possiamo dire che stamani gli azzurri hanno preso il primo contatto con gli attrezzi, Janseen & Fritsen, di ultimissima generazione, in un ambiente, quello dell’Expo, davvero confortevole. “Ci sono spazi per il warm up – spiega il DTN Femminile Enrico Casella – dove le ragazze si sono potute preparare per una decina di minuti, prima dei 20 previsti sulle pedane. L’organizzazione è buona, peccato per tutto quel tempo perso ieri agli accrediti. L’umore comunque resta alto, la squadra nel pomeriggio ha avuto altri 35 minuti ad attrezzo per provare gli esercizi completi”. Fianco a fianco con le americane, il turno prima delle russe. Aliya Mustafina si incrocia con Simone Biles, in una nuvola di magnesia e di classe. Chissà cosa deve passare nella testa delle nostre debuttanti, accumunate da un destino belga? Deagostini e Leolini, le avevamo lasciate a Bruxelles, la prima sul gradino più basso del podio a squadre senior, la seconda sulla piazza d’onore juniores. Poi per Francesca è iniziato un lungo calvario - la frattura alla mano destra e il problema congenito al ginocchio - che gli ha, di fatto, chiuso in faccia il portone olimpico, mentre Alessia riprendeva il suo naturale processo di crescita, andando anche ben oltre le aspettative della sua allenatrice: “Non pensavo – ammette Stefania Bucci, che prese parte ai Giochi di Montreal nel 1976  – che sarebbe arrivata a questi livelli così in fretta”. La stellina di Montevarchi, classe 1997, conferma con uno sguardo timido ma consapevole dei propri mezzi: “Emozionata? Direi più stimolata. Scaldarmi fianco a fianco con la Maroney o la Ross non mi spaventa, anzi, mi gasa al massimo. Al corpo libero ho inserito lo Tsukahara in seconda diagonale, dopo il Tabak iniziale. Al volteggio eseguo un carpio mezzo e alle parallele, tra i vari salti (quattro in tutto, ndr.) ho preprarato lo Shaposnikova, portando la nota di partenza a 5.7. I paracalli? Nessun problema, mi trovo a mio agio”. Mentre passa il nuovo Brasile di Alexander Alexandrov (che si scambia con il nostro Casella un abbraccio da pesi massimi, sia per i rispettivi curriculum che per la stazza fisica), chiediamo alla Deagostini notizie della sua trave: “L’elemento caratterizzante è l’ en-Jambè cambio anello, ma ho inserito molti elementi nuovi. Dall’ultima gara ufficiale è passato più di un anno. Eravamo a 50 km da qui, mi feci male ed iniziò un periodo molto difficile. Ora vorrei chiudere il cerchio e guardare finalmente avanti”. Ci sfila accanto Martha Karolyi, seguita dal suo smiling team, che rivedremo – e questa è una notizia in anteprima – al Trofeo Città di Jesolo, nel 2014, sia con le junior che con le senior. Nel frattempo, una sala più in là, è il turno della maschile. Paolo Siviero, affiancato dai colleghi Serguei Oudalov e Sergiy Kasperskyy, ribadisce di fatto quanto detto prima dal DTN dell’Italdonne. Operazioni d’accredito snervanti, albergo forse troppo distante dagli impianti, ciò nonostante si respira un’atmosfera serena e fiduciosa. “Morandi e Busnari puntano dritti sulle rispettive specialità (anelli e cavallo con maniglie, ndr.) – ci ribadisce il mister della Sampietrina – sfruttando entrambi la finestra nella terza suddivisione. La stessa di Principi per sbarra e corpo libero e di Lodadio per il volteggio. Al mattino di lunedì, nel primo dei quattro gruppi maschili, Paolo aprirà al cavallo, seguito da Marco agli anelli”. Il romano allenato da Gigi Rocchini all’Accademia Nazionale dell’Acqua Acetosa, è caricato a pallettoni. Lo ricordiamo, appena diciottenne, con qualche brufolo e, al collo, un bronzo continentale giovanile, conquistato al volteggio di Birmingham nel 2010. Lo ritroviamo più maturo, con qualche titolo italiano in più, il diploma di ragioneria e la voglia di far calcoli ambiziosi, in vista di Rio de Janeiro. Accanto a lui ci sono due giganti come Busnari e Morandi, gente che conta i mondiali con due mani e ne basta a stento una per i Giochi Olimpici. Di Alberto abbiamo parlato in occasione della sua recente vittoria a Osijek in Coppa del Mondo. Ma Matteo, dopo i piazzamenti appaganti di Londra e Mosca, come sta? “Puntiamo tutto sulla qualità – conclude Siviero, che lo segue tutti i giorni nella palestra di Seveso – Basta con questa moda di valutare i ginnasti in base alla nota di partenza. Sulla carta sono tutti fenomeni, ma poi accade come in Croazia dove qualcuno ha lasciato un paio di punti d’esecuzione per strada. Matteo, con una difficoltà di 6.70 deve soprattutto pensare a non commettere errori. Poi vedremo cosa fanno i Russi o il greco Petrounias, il brasiliano Nabarrete Zanetti o l’ucraino Verniaiev. I Cinesi? Non li ho ancora visti ma pare che ce ne sia uno forte”. Uno su una popolazione di quasi un miliardo e mezzo non è poi così difficile trovarlo. Noi ci coccoliamo il Dog, un piccolo grande sergente di un metro e 65 di statura, che dopo 4 bronzi mondiali, quello a cinque cerchi e l’ultimo agli Europei di aprile, vorrebbe, una volta tanto, godersi un alzabandiera da qualche centimetro più su.