Le ultime due finali del mondiale di Giacarta vedevano in gara Giulia Perotti al corpo libero e Carlo Macchini alla sbarra. La campionessa italiana assoluta sale sulla pedana centrale dell’Indonesia Arena, per quarta, l’ultima del primo gruppo, e parte sulle note di "Interstellar" di Hans Zimmer. La sedicenne di Vercelli inaugura la serie acrobatica con un arrivo scarso sullo Tsukahara e fatica a tenere i due giri impugnati, ma è l’errore sul doppio raccolto conclusivo che la fa finire a sedere sul tappeto e in ultima posizione con il punteggio di 11.633 (D. 6.733 – E. 4.900). Il titolo 2023 di Simone Biles passa alla giapponese Aiko Sugihara che con il suo 13.833 stacca la britannica Ruby Evans, medaglia d’argento. Sul gradino basso, malgrado il parimerito a quota 13.466, ci sale l’altra inglese, Abigail Martin, terza in virtù dell’esecuzione migliore di un decimo rispetto alla rumena Sabrina Maneca-Voinea (7.666 contro 7.566).

"È stata una bellissima esperienza, mi sono divertita – ha commentato Giulia, allenata a Vercelli da Federica Gatti ed Enrico Pozzo, mentre la coreografia era firmata da Tiziana Di Pilato - L’esercizio non è andato come speravo ma sono contenta di essere tra le migliori otto del Mondo al corpo libero. Questa trasferta mi ha dato tanto, è stato bello passare del tempo con le mie compagne, non solo in palestra, in hotel, in giro per la città, siamo anche riuscite a fare un po’ di shopping. Ora tornerò a casa e cercherò di migliorare dove ho sbagliato, lavorando sia sulla gestione delle emozioni, che mi hanno creato un po’ di agitazione, sia dal punto di vista tecnico, inserendo nuovi elementi. Delle altre mi sono piaciute molto le inglesi, soprattutto Ruby. Però devo dire che è stato uno spettacolo seguirle tutte da così vicino. In tante sono venute da me a farmi i complimenti, avendomi visto un po’ giù, e mi hanno detto che sono stupenda e che questo è solo l’inizio”. Come dar loro torto. La carriera di Giulia, come per Emma Fioravanti e Chiara Barzasi, è iniziato nella lontana Giacarta e la porterà, di certo, ancora più lontano.

I classici fuochi d’artificio del gran finale delle rassegne di ginnastica sono esplosi sull'iconica sbarra, dove l’agente delle Fiamme Oro, salito per sesto nel secondo gruppo, è arrivato lungo dal Pegan (nella foto Carlo è proprio con Aljaž, il campione sloveno inventore dell'elemento, nella sala di riscaldamento pre-gara) ed è stato costretto ad un recupero sul Cassina, che gli è costato caro. In una gara di fenomeni, il ventinovenne fermano è riuscito a concludere in sesta posizione con 14.266 (D. 6.100 – E. 8.166), non sfigurando affatto in un ottetto di marziani volanti.

“È stata sicuramente una finale mondiale degna di questo nome – ci ha detto in mixed zone l’atleta olimpico marchigiano - Sicuramente sono contento per il percorso che ho fatto fino a qui. Il Pegan, per come si era messa, poteva essere fatale, invece sono riuscito ad aggrapparmi, perdendo il ritmo sul salto successivo. La seconda parte della routine invece è stata davvero buona. Il piazzamento mi scoccia, non posso nasconderlo, ma sono anche orgoglioso di ciò che ho fatto e tra qualche minuto mi tornerà il buon umore. I primi quattro a salire non hanno lasciato niente a chi veniva dopo, ed era difficile rimanere impassibili a quanto stessero facendo. Io però non gareggio mai contro gli altri, e non mi infastidisce né il punteggio dei miei avversari, né la classifica provvisoria, sono dispiaciuto solo e soltanto per la mia imprecisione. Ho provato ad isolarmi, il 14.933 di Brody Malone mi ha fatto piacere per lui ma, di fatto, ha ammazzato la gara. Ho pensato, che bravo, ora devo fare il mio esercizio e poi si vedrà. Quello era l'obiettivo. Ci sono quasi riuscito e per me il bicchiere è mezzo pieno. Saluto e ringrazio la Polizia di Stato, la Federazione, la mia famiglia, i miei allenatori, la mental coach e la dottoressa, stiamo costruendo una favola, tutti insieme. Ce divertemo!”.

Ai piani alti, intanto, Daiki Hashimoto, il campione all around giapponese, è costretto ad abdicare la corona di Anversa al ferro orizzontale, finendo secondo con 14.733, alle spalle dello statunitense Malone. Il venticinquenne del Tennessee ha risolto subito la pratica salendo per primo e con 6.4 di difficoltà, la più alta dell’ottetto, e 8.533 di esecuzione si è piazzato in testa rimanendoci fino alla fine. Il bronzo è finito al collo del britannico Joe Fraser, artefice di un altro sontuoso 14.700. In uno scontro così competitivo, con pochissimi margini d’errore. il 14.600 di Tomoharu Tsunogai vale soltanto la medaglia di legno.

FINALE CORPO LIBERO FEMMINILE

FINALE SBARRA

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