Si parla spesso del prosieguo della carriera di un o una ginnasta di alto livello, quando si trova di fronte alle prime scelte importanti della vita. Abbiamo anche sempre rimarcato l’importanza dell’istruzione dei nostri atleti, che sovente raggiungono l’apice della loro attività in età scolare. Considerata poi la precocità dell’accesso alle discipline ginniche capita che sportivi già affermati in pedana siano in realtà giovanissimi e ancora in tempo per intraprendere chissà quante altre strade professionali. Ma è difficile conciliare la vita in palestra con lo studio e così in tanti si iscrivono all’Università, abbandonando l’agonismo e i propri sogni in pedana. Questo avviene perché nel nostro Paese scuola e sport, che in antichità convivevano nel medesimo spazio, il gymnasium appunto, luogo di attività fisica ed educazione intellettuale, non riescono ancora a trovare un equilibrio e un punto di reciproco supporto. Non è così negli Stati Uniti d’America, dove il sistema dei campus universitari e dei sussidi per i talenti e i potenziali campioni alimenta le Nazionali stelle e strisce oppure fornisce dei veri e propri campionati nei quali esprimersi durante la propria formazione culturale.

Clara Colombo, al termine delle scuole superiori e di un percorso nella Juventus Nova Melzo, che l’aveva portata al bronzo assoluto alle parallele asimmetriche e a sfiorare una convocazione ai Mondiali di Doha 2018, tramite la società Star International (Student Athletes Recruitment) si è proposta in qualità di ginnasta nelle Università Americane ed ha ottenuto una borsa di studio quadriennale alla University of Nebraska Lincoln Da tre anni gareggia come studente-atleta nella NCAA, il Campionato Universitario Statunitense, e più precisamente nel circuito della Big Ten Conference.

Ma la ventiduenne di Treviglio non è l’unica ad aver “scoperto l’America” della ginnastica (Nomen omen). Come lei anche Martina Comin, proveniente dalla società Audace, è una “freshman” (matricola) tra le file delle “Huskers” del Nebraska, mentre l’ex GAL Lissone Sidney Saturnino, arrivata oltreoceano grazie alla College Life Italia in partnership con la Link Campus University, milita nel team dell’Iowa State. “E’ un’esperienza molto impegnativa – ci ha raccontato Giorgio, il papà di Clara - sia dal punto di vista didattico che sportivo. Da nostra figlia, che ormai è al terzo anno di Biochimica, abbiamo feedback positivi e come genitori siamo contenti del percorso intrapreso”.

“Ci sono molte regole da rispettare – aggiunge proprio la Colombo che abbiamo raggiunto telefonicamente in una pausa dei suoi allenamenti – È un po’ come essere impiegati. Orari rigidi, e chiedono il massimo impegno per ripagare l'investimento che fanno su di te. Però impari la lingua, conosci tanta gente, giri l’America. Si cresce tanto, insomma. Ogni week end c’è una gara di Conference, in tutto sono tredici. Sabato 29 gennaio siamo nell’Iowa contro le Hawkeyes. Io adoravo la Serie A italiana però qui si respira un’atmosfera davvero speciale. Nelle varie Università gareggiano Sunisa Lee (lei è in Alabama) e le altre olimpioniche di Tokyo, eccetto la Biles. Io cerco di dare una mano a trave e parallele, e mi tengo pronta anche al corpo libero. Come considerano da queste parti la ginnastica italiana? Io e Martina (Comin, ndr.) nel team siamo quelle eleganti. È così che vedono la nostra scuola, gli piace lo stile delle azzurre e ha fatto un grande clamore il terzo posto dell’Italdonne a Stoccarda nel 2019. Nostalgia di casa? Sento lontane certe persone, lo ammetto. Però non sono un tipo malinconico. Mi adatto in fretta e la mia squadra è diventata una seconda famiglia. Mi manca soltanto un anno accademico, poi si vedrà. Negli States ovviamente ci sono tante occasioni. Comunque, torno ogni estate, alla fine del semestre accademico, quindi ci rivedremo presto!”.

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