




Ares Federici, il ginnasta azzurro giramondo: "Amo il Giappone ma sogno i Giochi Olimpici di Parigi 2024
“Quando hai solo diciott'anni quante cose che non sai. Quando hai solo diciott'anni forse invece sai già tutto, non dovresti crescer mai”. Le parole di “Lettera a G” di Ligabue sembrano raccontare perfettamente questa storia. Ares Federici è un ginnasta della Nazionale azzurra classe 2002. Nell’ultimo anno ha vissuto da solo in Giappone, dove si è diplomato portando avanti la carriera nella ginnastica artistica maschile. Da qualche giorno è tornato in Italia, già pronto però a volare in Inghilterra per frequentare l’università. Senza mettere da parte, neanche per un secondo, il sogno dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Il giovane di Busto Arsizio, cresciuto e tuttora tesserato con la Pro Patria Bustese alla corte del tecnico Stefano Rossini, ha girato il mondo – nonostante la tenera età – e ha capito presto l’importanza di conciliare la carriera sportiva e la formazione personale, senza perdere di vista l’innata curiosità di conoscere nuovi posti e culture. E lo ha raccontato nell’intervista alla Federginnastica, con il disincanto di un 18enne che nutre progetti grandiosi ma non ha paura di realizzarli.
Quanto ha vissuto in Giappone?
“Per un totale di 5 anni, anche se ho continuato ad allenarmi e a fare le gare con la maglia azzurra. Sono arrivato nel 2012 per il lavoro di mio papà, l’anno dopo ci siamo spostati in Canada e poi siamo tornati per altri due anni. Ho iniziato la scuola superiore in Italia ma negli ultimi due anni ho vissuto nuovamente in Giappone. L’anno scorso, anziché tornare a casa, ho deciso di restare da solo senza la mia famiglia per concludere la scuola e diplomarmi. Sono stato ospitato da una famiglia giapponese”.
È stato difficile rimanere da solo?
“Per me no, ho sempre amato la cultura giapponese e, dopo aver imparato la lingua, mi sono integrato bene. Se, invece, sei molto abituato alla cultura occidentale, allora può risultare complicato. Ci sono persone gentili e rispettose, che ti aiutano nei momenti di difficoltà pur essendo uno straniero. Se rispetti le loro tradizioni, ti tendono sempre la mano e si interessano”.
È riuscito comunque a portare avanti la carriera sportiva.
“Pur di non smettere, i miei genitori mi hanno aiutato a trovare un club disponibile a farmi allenare così ho potuto continuare e ho partecipato alle loro gare nazionali. Ma ho dovuto per forza imparare il giapponese per conversare perché non parlano un’altra lingua!”.
E prima di tornare in Italia, si è diplomato in Giappone?
“Ho frequentato un programma internazionale di due anni, al termine del quale ho acquisito l’equivalente del diploma di maturità italiano. A maggio ci sarebbero dovuti essere i test ma, a causa del coronavirus, gli esami sono stati annullati. Quindi ci hanno assegnato un voto sulla base dei progetti sviluppati negli anni. Ho frequentato i primi due anni di superiori in Italia e, devo dire, la scuola in Giappone è completamente diversa”.
Come si è preparato il Giappone ai Giochi Olimpici e come ha vissuto il rinvio?
“Ho visto il cambiamento negli anni, con la costruzione degli impianti e il logo dell’Olimpiade in ogni luogo. Lo stesso Giappone è rimasto colpito dal rinvio, perché avrebbe tanto voluto vivere i Giochi nel 2020 e nutre ancora qualche dubbio per lo svolgimento nel prossimo anno. Ma se la situazione continuerà a migliorare, non ci saranno problemi”.
Era in Giappone allo scoppio della pandemia da Covid-19…
“Ci sono stati abbastanza casi ma sono rimasti concentrati in alcune città come Tokyo appunto. Per circa un mese e mezzo, tra marzo e aprile, c’è stato il lockdown nelle città con più casi. Per potermi allenare, quindi, mi sono spostato in un’altra prefettura dove la situazione era meno a rischio così sono riuscito a non fermarmi”.
Cosa c’è nel suo futuro?
“Non credo di ristabilirmi in Italia, vorrei continuare a girare il mondo e spero di tornare presto in Giappone, secondo me è il paese più bello che ci sia. Adesso, dopo aver concluso la quarantena, ho ripreso ad allenarmi all’Accademia di Milano. Poi volerò a Leeds, in Inghilterra, per frequentare la facoltà di biologia all’università: se sarà possibile già a settembre, altrimenti seguirò le lezioni online continuando ad allenarmi in Italia. Comunque, ho già trovato una società lì per allenarmi”.
Il sogno sono i Giochi Olimpici…
“Certo! Non Tokyo 2020, ovviamente, magari andrò a vederli da spettatore. Il mio obiettivo è l’Olimpiade di Parigi 2024, come atleta ho già gli occhi puntati lì”.