Dopo oltre un anno di assenza dalle pedane internazionali e dopo la grande delusione ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro - la seconda consecutiva, se si pensa anche a quella, forse ancora più cocente, di Londra 2012 - Vanessa Ferrari si ripresentò ai Mondiali di Montreal, nel 2017, in una rassegna individuale che avrebbe potuto rappresentare l’immediato riscatto, rispetto alla gara brasiliana a cinque cerchi. Conquistata la finale la campionessa di Orzinuovi, in base al sorteggio, fu l’ultima a salire sulla pedana canadese. In testa c’era la giapponese Mai Murakami, seguita dalla statunitense Jade Carey – la stessa che avrebbe ritrovato nelle world cup qualificanti per i giochi di Tokyo del circuito FIG 2019-2020. L’Italia era l’unica, insieme alle padrone di casa, a schierare due atlete nella final eight iridata al corpo libero femminile, proprio come alle Olimpiadi di Rio dove con la stessa Ferrari c’era Erika Fasana. Lara Mori, già finalista, nella stessa stagione, agli Europei di Cluj Napoca, ottenne un’ottima sesta piazza, ma tutti gli occhi erano puntati sulla veterana, quella super Vany in lotta contro l’anagrafe e la sfortuna. Alla soglia del 27° compleanno il Cannibale cresciuto nella Brixia di Brescia aveva l’oro nel mirino e, come dichiarò lei stessa, per non accontentarsi di un comodo piazzamento, divenuto alla sua portata visto il 13.933 del bronzo provvisorio Claudia Fragapane, decise, d’accordo con il DTN Enrico Casella, suo allenatore storico, di mettere nell’esercizio tutte le sue difficoltà. Qualcuno parlava di ultima apparizione, di una vittoria che avrebbe dovuto chiudere in bellezza una carriera alla quale manca solo la corona olimpica. Si sarebbe davvero ritirata? Non lo sapremo mai. Di certo quello che accadde stimolò la Ferrari ad andare avanti. La caduta sulla seconda diagonale acrobatica con la conseguente rottura del legamento del piede avrebbe ucciso un elefante. Invece, tra le lacrime di quell’ennesimo accanimento del fato avverso, nacque il nuovo volo della Farfalla lombarda. Vany chiuse ultima un Mondiale che sentiva già suo. Non poteva finire in quel modo e, infatti, da allora iniziò un altro quadriennio incredibile, tra interventi chirurgici e lunghe riabilitazioni, che si sarebbe concluso con il tentativo (tutt’ora in piedi) di conquistare la sua quarta partecipazione olimpica alla soglia dei 30 anni. Mai nessuna ginnasta italiana è riuscita in questa impresa di longevità e, al momento, la sfida con l’amica-avversaria Lara Mori, degna compagna di viaggio di un mostro sacro dei grandi attrezzi planetari, si è congelata a causa della pandemia. Sembra davvero la sceneggiatura di un film, e chissà che qualcuno un giorno non ci pensi a raccontare questa storia di sport sul grande schermo, intanto però, le immagini dell’incidente di Montreal sono state usate nello spot del programma “Non mollare mai – Storie tricolori” in onda martedì 2 giugno, alle 21.25, su Rai Uno, un Charity Show per la Croce Rossa Italiana al quale prenderà parte, tra i tanti volti noti del mondo sportivo e dello spettacolo, anche Jury Chechi. “Tutte le volte che hai pensato di non farcela – dice nel promo Alex Zanardi, un’altra icona della resilienza sportiva - c’è stata una parte di te che ti ha detto di non mollare. E la storia dello sport è piena di queste sfide tra la parte che si vuole arrendere e quella che non vuole mollare, per questo amiamo lo sport e quando lo celebriamo…celebriamo anche la vita”.