I giorni del lockdown per l’emergenza Coronavirus sono giorni di chiusura fisica ma anche mentale. Gli atleti, o comunque coloro che sono abituati a svolgere attività fisica, si trovano a fare i conti con un dinamismo contratto dalle circostanze. Le quattro mura di casa possono diventare una gabbia psichica e per aiutare i nostri tesserati ad evadere almeno con il pensiero abbiamo interpellato il dott. Mauro Gatti, psicologo dello sport e mental coach, che da anni collabora con le Squadre Nazionali di Ginnastica, esperto della prestazione agonistica di alto livello.

Dottore, in cosa consiste il suo lavoro?

Se il coaching è quella attività che aiuta le persone a raggiungere gli obiettivi basandosi sulla costruzione e cura di un progetto, il coaching mentale supporta questa costruzione senza perdere di vista l’obiettivo. La psicologia dello sport in più pone un’attenzione deontologica sulla personalità dello sportivo, in particolare sulle emozioni e gli stati d’animo oltre che sul progetto agonistico propriamente detto.

Il distanziamento sociale e l’obbligo di dimora a causa della pandemia a che tipo di situazione ci mettono di fronte?

Opposta alla vita dell’atleta, che invece è creatività, progetto, lavoro, metodo, obiettivo, risultato. Adesso è tutto sovvertito. Tuttavia la vita è fatta di variabili, non si può mai sapere cosa accadrà domani oppure nella prossima competizione, e un atleta si allena anche per affrontare gli imprevisti.  Vista l’indiscutibile necessità di restare a casa per impedire la diffusione del contagio da Sars-Covid-2, per un cervello agonistico proiettato alla conquista del risultato il momento di stop forzato deve essere ottimizzato con l’elaborazione. Spesso, presi dall’attività frenetica di tutti i giorni, dalle scadenze e dagli impegni imminenti, non abbiamo tempo per elaborare noi stessi. E’ come se adesso fossimo invece costretti ad aggiornare il sistema operativo. Bisogna utilizzare il tempo con attività preparatorie per il futuro, sfruttando ogni circostanza a proprio vantaggio, rendendo fertile il periodo con una intensa semina. D’altra parte questo stop non è individuale, non è conseguenza di infortunio del singolo, è qualcosa che riguarda tutti e tutti ripartiremo. Il punto dal quale riprenderemo dipenderà dalla semina di questa fase. Quindi bisogna farsi trovare pronti e questo accadrà se si terrà il morale alto nella prospettiva di crescita emotiva, razionale e professionale che ogni atleta deve curare.

Non è facile però mantenersi in forma all’interno di un’abitazione, magari insieme ad altre persone che ti distraggono. Qual è il trucco per evadere con la mente, per crearsi una palestra virtuale interiore?

Associare a qualunque tipo di allenamento fisico possibile in casa, la mente. Il meccanismo migliore per allenare il cervello agonistico è la visualizzazione: ossia ricordare, rivivere, rivedere scene di prestazioni del passato, anche in un intervallo durante il quale la prestazione agonistica non è possibile. La visualizzazione aiuta il nostro cervello ad essere focalizzato rivedendo le scene agonistiche migliori che sono presenti sempre, anche nella nostra coscienza, grazie alle infinite interconnessioni attive nel nostro cervello. E’ importante ricollegarsi a scene agonistiche positive in senso vivace, attraverso i colori, le emozioni, ma senza fretta, per ricordare a noi stessi ciò che è stato fatto e che presto torneremo a fare. La mente umana ha imparato in secoli di evoluzione che ogni percorso di crescita non è mai semplice, quindi bisogna tirar fuori il meglio di se stessi, anche in questi momenti di stasi. E la visualizzazione aiuta molto. Mai allentare il processo di focalizzazione, è fondamentale richiamarlo alla mente per conservare il posto di prima fila. Insomma è quell’attività che comunemente viene definita “sognare ad occhi aperti”. Che purtroppo nell’immaginario collettivo ha assunto un’accezione quasi idealista, come se si perdesse tempo, invece abbiamo scoperto che ha una grande funzione allenante.

Dai Giochi Olimpici alle gare nazionali, le grandi manifestazioni sono state tutte rinviate. E’ possibile visualizzare qualcosa che sfugge via senza perdere il contatto con la realtà? 

L’atleta non deve visualizzare la ripartenza, bensì l’ottimizzazione della sosta. Pensando a quello che può fare. Fosse anche il minimo, ma quel minimo lo deve fare al massimo. Quando torneremo all’attività agonistica, se saremo riusciti ad investire in noi stessi, tutto ciò che abbiamo seminato ora, ce lo ritroveremo. Ma che seme si può piantare adesso, soprattutto negli sport di squadra? Penso alle Accademie di Desio o di Brescia, dove ora non ci si può allenare ma si può stare comunque insieme e consolidare relazioni e amicizie che negli sport di squadra possono davvero risultare determinanti, durante le prestazioni oppure ad un allenamento gestito da una distanza che tuttavia nella mente dell’atleta deve essere lo stesso, ottimizzato al massimo delle potenzialità. Lo ripeto, la soluzione è tenere vivo il ricordo di ciò che un atleta è e restare focalizzato magari guardando immagini di competizioni passate su YouTube. Le Olimpiadi o le gare spostate, sono come aver inciampato mentre si era in corsa. Ma questo inciampo però vale per tutti, siamo caduti insieme. Il cervello agonistico sa andare oltre le difficoltà. Bisogna autoconvincersi che al momento giusto sapremo tornare in forma se manteniamo viva la nostra mente, sfruttando qualsiasi occasione ora ci si presenti. Ragionare con un po’ di presunzione è alla base di ogni agonista vincente, che non si pone il problema se sarà al 100% il giorno della gara, ma lavora sulle percentuali dei giorni precedenti, dando per scontato che, seminando quotidianamente, alla ripresa sarà ancora sui blocchi di partenza. 

Il lavoro mentale sta assumendo sempre più importanza nello sport di vertice e non solo, ricevendo quel riconoscimento scientifico forse mancato in passato. Che ne pensa?

Gli atleti hanno i loro allenatori, e oggi ogni allenatore dà importanza all’aspetto mentale. Si tratta di improntare uno staff dove si ponga attenzione, in egual misura, alla parte tecnica, fisioterapica, medica, e psicologica. Lo psicologo dello sport e/o il mental coach, sprona gli atleti a non mollare, ma sappiamo tutti quanto i ginnasti/e abbiano nella loro anima agonistica l’inclinazione a trovare capacità di reazione alle avversità, in caso di sconfitte personali o di incidenti individuali. E questa pandemia globale, è come un grande infortunio cui bisogna reagire con la stessa modalità psicologica. Tutti gli atleti sono diversi gli uni dagli altri, lo psicologo sa di doversi relazionarsi con ognuno in maniera differente a seconda delle rispettive personalità. Alcuni ginnasti che ho seguito erano più autonomi, altri meno ma solo per aspetti legati alla personalità appunto non a valori tecnici. Dipende dalla sensibilità e dallo stato psicologico del momento di crescita che si attraversa. Chi fa il mio lavoro si deve confrontare con la persona-atleta sostenendo il momento, dando vicinanza senza, però, essere invadenti. Il cervello agonistico vive le avversità come qualcosa di difficile che vale la pena affrontare. È un po’ il concetto del “quando il gioco si fa duro i duri entrano in gioco!”

Ciò che stiamo vivendo però è qualcosa di enorme, capace di scoraggiare chiunque, e soprattutto di fronte alle vittime, ai malati e al sacrificio degli operatori sanitari tutto il resto diventa secondario e viene solo voglia di rimanere in silenzio. Come deve comportarsi uno sportivo, che spesso è pure un modello per gli appassionati di una certa disciplina? E come si può visualizzare l’obiettivo agonistico quando si ha paura per la sopravvivenza stessa propri cari o dei propri amici?

Dobbiamo essere ligi alle direttive del governo e le indicazioni degli scienziati e dell’OMS. Vanno assolutamente rispettate le limitazioni e tenuti i comportamenti indicati nei DPCM oppure dalle Regioni. La paura fa parte dell’essere umano, ma si può controllare se si seguono rigidamente le direttive degli esperti. Inoltre è giusto seguire le notizie e rimanere informati, però non in maniera compulsiva, e soprattutto continuando ad avere fiducia nel futuro e osservando dentro se stessi gli orizzonti ancora da raggiungere, e in questo la visualizzazione aiuta molto. I genitori delle ginnaste in collegiale a Desio o Brescia sono tranquilli perché le loro figlie sono protette e seguite con grande professionalità. Con le Squadre delle Farfalle a Desio e delle Fate a Brescia abbiamo attivato un progetto a distanza che permette di avere cura del bello e del piacevole attraverso l’arte, che è anche una forma di sostegno in questo momento che stiamo attraversando. E’ molto utile quando si restringono gli ambienti, allargare invece gli orizzonti. Stare insieme, come dicevamo prima, è un’opportunità per cementare lo spirito di squadra, ma anche i rapporti parentali. Penso a tante famiglie, alcune anche numerose, che da giorni sono a stretto contatto. Questa può essere un’opportunità per conoscersi meglio, se si usa il buon senso e la collaborazione: due aspetti che aiutano a capire la fortuna dello stare insieme. Quando sarà finita ci ricorderemo di essere stati bene insieme. Avremo ricordi da condividere che cementeranno i nostri legami. Consiglio di parlarsi di più, di giocare insieme, di seguire programmi televisivi che arricchiscono e che piacciono. Collegarsi insomma con le cose belle: la storia, l’arte, la lettura, scrivere un diario. Tutte cose queste che ci migliorano. Non siamo abituati a vivere così attaccati. Ma avere accanto qualcuno al tempo del distanziamento sociale ha assunto un valore. Pensiamo alle persone che da tanti giorni sono sole. L’umanità si è evoluta proprio grazie all’adattamento funzionale. Chissà quante cose nasceranno da questo periodo così insolito che stiamo attraversando! Vedere persone dedicate ad aiutare il prossimo, come i medici e gli operatori sanitari, ci permette di dare il vero significato alle cose che contano. Qualcosa che avevamo un po’ perso di vista. La gratuità del soccorso al prossimo esiste, appartiene alla nostra indole di animali sociali. Questa brutta esperienza può aiutarci a far riemergere valori che avevamo dimenticato: comportamenti corretti, buona condotta, emozioni. Per citare un musical di successo, siamo personaggi di “Tutti insieme “appassionatamente”, dove è l’avverbio a fare la differenza. La passione è il modo corretto per affrontare le avversità. Gli atleti che ci faranno sognare sono quelli che oggi hanno seminato mentalmente, che si sono arrabbiati dentro ma che hanno accettato la sfida del Covid-19 e hanno scelto di tenere duro. Quando sarà tutto finito, i ginnasti che con le loro prestazioni agonistiche di livello ci faranno tornare a sognare, saranno quelli che non hanno mai smesso di sognare nonostante le avversità di questo storico momento.