Alina karasciò. Alina sta bene. Il cordone sanitario eretto dall'algida Viner attorno alla sua pupilla non lascia spazio a repliche. La diciannovenne campionessa del mondo e d'Europa attraversa forse il momento più delicato della sua carriera agonistica. Il campionato che potrebbe rilanciarla sulla scena internazionale e cancellare le sofferenze dei lunghi mesi trascorsi lontano dalle pedane per l'affaire doping, rischia di essere vanificato dalla sentenza del Tribunale di Arbitrato dello sport di Losanna. In ballo non c'è solo una medaglia d'oro e il titolo iridato conquistato a Madrid lo scorso anno, ma una buona fetta di credibilità ben più difficile da recuperare. Questo la Kabaeva lo sa bene, e per questo non parla. La quasi concomitanza dei due eventi, quello sportivo e quello giudiziario, impongono il riserbo della circostanza. Un'eventuale conferma della sanzione inflittale dalla federazione internazionale per la positività all'efedrina in occasione dei Goodwill Games di Brisbane, vorrebbe dire scontare il resto della pena momentaneamente sospesa per via del ricorso. Ragionando in termini puramente cronologici, non sarebbe in pericolo la sua partecipazione ai Giochi di Atene, ma rischierebbe di diventare la classica "anatra zoppa". In questo gineceo planetario che è la ginnastica ritmica, l'unico spazio al mondo dove l'uomo non è necessario, e forse nenche gradito, in questa massoneria al femminile, dove ciò che si afferma pubblicamente vale assai meno del non detto o del solo pensato, un'eventuale condanna di Alina Kabaeva, la più forte ginnasta attualmente in circolazione farebbe, come si dice, volare gli stracci. Anzi, qualcuno non ha perso tempo e già qui a Granada si sono sentite alcune illazioni sulla mancata partecipazione a questi europei dell'altra russa, anch'essa in attesa di giudizio. Irina Tchachina ha dovuto rinunciare perché infortunata, recita un laconico comunicato stampa. E, se per Alina questo significa non avere tra i piedi l'unica avversaria in grado davvero di darle fastidio, quelli non interessati alle questioni squisitamente di classifica hanno trovato il vero argomento di discussione di questa prima giornata. Rimanendo nel campo delle assenze, magari un po' meno eccellenti ma comunque significative, va segnalata quella della Germania che proprio qui in Spagna, a Saragozza, finì sul podio non senza qualche recriminazione. A distanza di tre anni, partite le varie Schaufler e Asmus, la federazione tedesca è alle prese con seri problemi di ricambio. Passando alla gara e tralasciando il fattore puramente tecnico, poco rilevante se si eccettua il progresso fatto registrare dalla Gran Bretagna che scala diverse posizioni rispetto al 22° posto di Saragozza e la sorpresa Azerbaijan, le venti squadre impegnate oggi nei gruppi B e C hanno avuto soprattutto l'importante funzione di "termometro" delle giurie. "Si mantengono molto bassi" è stata la prima, preoccupata dichiarazione di Manola Rosi. E domani tocca alle azzurre.

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