Su segnalazione del Presidente della Ginnastica Pavese Lorenzo Lanza, reduce dall’ottima organizzazione della 1^ prova del Campionato di Serie A di Ginnastica Artistica, pubblichiamo un articolo apparso nei giorni seguenti all’evento su La Provincia Pavese, quotidiano locale del Gruppo Editoriale l’Espresso. Si tratta della testimonianza di uno dei tanti tifosi e appassionati che hanno affollato gli spalti del PalaRavizza - Paolo Montagna, ricercatore in Fisica presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia – che mette in evidenza uno degli aspetti caratterizzanti del nostro ambiente: l’educazione!

GINNASTICA E CIVILTA’
Sabato 9 febbraio con la mia famiglia ho assistito alle gare del Campionato di Serie A di Ginnastica Artistica femminile, qui a Pavia. Sono rimasto molto colpito dal clima che c'era in campo e sugli spalti. Le ragazze compivano i loro esercizi in assoluto silenzio, incoraggiandosi, aiutandosi, sostenendosi a vicenda. Gli allenatori a loro volta facevano lo stesso, anche nei confronti delle squadre avversarie. Il pubblico, in parte, immagino, costituito anche da sostenitori, parenti e amici di molte delle atlete, applaudiva tutti, senza distinzione, sostenendo con maggior calore soprattutto le ragazze che incappavano in qualche errore. Non ho udito una parolaccia, non ho visto gesti di stizza, né aggressività di alcun genere, e tanto meno incitamenti a violenze. Mi sono detto: ma che mondo è? Sembra un mondo di marziani... Guanto lontano appariva il mondo del calcio, con i suoi riti sempre eccessivi, nell'esultare per un gol, nel commettere falli cattivi, nell'urlare insulti e offese agli avversari, per non dire dei fenomeni di violenza. Come erano diversi i genitori di quelle ragazze, rispetto ai genitori di tanti calciatori in erba che urlano «Spaccagli le gambe!» ai loro figli durante le partite. E con mia moglie ho fatto questa riflessione: quel mondo della ginnastica - come di tanti altri sport «minori» - si nutre di rispetto per chi si impegna al meglio delle proprie forze, indipendentemente dalla squadra cui appartiene. E il rispetto chiama il rispetto: quando gli attori sono seri, anche il pubblico reagisce in modo civile! E non ci vuole molto ad estendere questa riflessione, oltre che al mondo del calcio, ad altri ambiti di vita. Quante volte vediamo oggi atteggiamenti eccessivi, «fuori posto» in contesti non adatti, e senza volerlo ci stiamo abituando a essi, neppure li stigmatizziamo più. Abbiamo visto qualche onorevole mangiare mortadella e stappare bottiglie in Parlamento, e magari qualcuno di noi ne ha anche sorriso e ha detto «Ha fatto bene! ben gli sta a quel...»! Ma il Parlamento è solo lo specchio della nostra società: se nella vita di tutti i giorni ci fosse lo stesso rispetto per le persone che c'è nella ginnastica artistica, forse il nostro Paese non sarebbe, ahimè, così conciato male.

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