Una tragedia inaspettata si abbatte sul mondo della Ginnastica azzurra. Federico Chiarugi è stato colpito da un attacco cardiaco nella serata di domenica ed è spirato stamani, circondato dall’affetto dei genitori e dei tanti amici che non lo avevano mai abbandonato. Fin da quel terribile novembre del 1986 quando, durante l’allenamento collegiale in preparazione di un incontro amichevole tra Italia, Germania e Spagna, organizzato dalla Libertas Novara, l’azzurro incorse in un brutto incidente che lo costrinse sulla sedia a rotelle. Aveva iniziato a 6 anni, in una palestra della sua Pisa, Federico, che, quattordicenne, carico di sogni e speranze decise di trasferirsi presso il Centro Tecnico Federale di Varese. Per 4 anni ha fatto parte della Squadra Nazionale Italiana juniores, girando il mondo, tra gare e medaglie, con l’aspirazione sempre più legittima di volare a Seul, per i Giochi Olimpici del 1988. Aspirazione spezzata come la sua sesta vertebra cervicale, un trauma irreversibile lo portò alla tetraplegia, ma non alla disperazione. Con il sostegno straordinario di una famiglia coraggiosa per Chiarugi è iniziata un’altra gara. «Avevo chiuso con lo sport – disse in un intervista a Eugenio Fizzotti - ma mi rimaneva un cervello per pensare e altre possibili vie da percorrere. Lo studio e la riabilitazione sono divenuti i miei nuovi allenamenti, gli esami da sostenere le mie nuove competizioni, la laurea, un lavoro soddisfacente e una maggiore capacità di movimento i miei nuovi sogni». Aiutato dai compagni di classe, dai professori e da altri studenti, che gli fornivano le cassette registrate delle lezioni e gli appunti presi in classe, nel luglio 1987 conseguì la maturità scientifica, dopo cinque mesi passati in rianimazione e nonostante fosse ancora ricoverato in ospedale. Nel 1996 si laureò in Economia e Commercio, due anni dopo iniziò a lavorare come consulente per la Federazione Ginnastica d’Italia e raggiunse una mobilità degli arti superiori che, pur continuando a essere limitata, risultava elemento di stupore per gli stessi medici e terapisti che gli avevano prestato i primi soccorsi. Dal 1999 al 2005 Federico Chiarugi ha anche lavorato, come consulente di business, per la Scuola Superiore Sant’Anna di Studi Universitari e Perfezionamento di Pisa, un’attività che lo ha portato di nuovo a confrontarsi professionalmente in un contesto internazionale. Da due anni aveva intrapreso l’attività di consulente aziendale ed era impegnato in difesa e tutela dei diritti delle persone diversamente abili. Con la comunicazione del 6 settembre 2007 agli organi competenti, la Commissione “Giulio Onesti” gli formalizzò la concessione del vitalizio per meriti sportivi. Lui, promessa della Ginnastica italiana, compagno di squadra di Jury Chechi, Paolo Bucci, Boris Preti, ginnasti fortunati, non per le vittorie ma per averlo conosciuto. Al Congresso internazionale «Ri-cercatori di senso», svoltosi dal 26 al 28 ottobre 2007 all’Università salesiana di Roma Federico Chiarugi chiuse il suo intervento con queste parole, che oggi risuonano come un lascito morale di valore inestimabile: «Non puoi prescindere dalla tua essenza, è ciò che sei; il tuo talento, le tue aspirazioni, i tuoi obiettivi, sono la risposta alla domanda: chi vuoi diventare?; la perseveranza è il tuo strumento di evoluzione; la volontà è la tua forza motrice; l’esperienza è la tua personale consigliera; i tuoi valori sono il cibo per la tua coscienza; le persone e lo spazio circostante sono l’ambiente nel quale ti trovi ad avanzare; la coscienza è la tua guida, la tua bussola, il tuo centro informativo e decisionale. Nella tua ricerca di senso trova pace, felicità e soddisfazione nell’utilizzare le tue peculiarità per riuscire al meglio in ciò che ti è dato fare. Puoi prescindere dal gareggiare, ma non puoi sottrarti al confronto e allo scontro. Dunque, forza! Competi!». Con questo spirito Federico aveva continuato a frequentare anche il suo mondo, quello della Ginnastica. L’ultima volta, agli Assoluti di Arezzo, il 24 maggio, dove aveva incontrato di nuovo tanti amici e aveva ricevuto la consueta affettuosa accoglienza, a cominciare dal Presidente della Federazione: “Ci siamo soffermati a chiacchierare per diversi minuti – ricorda il prof. Riccardo Agabio – E come in altre occasioni mi aveva sorpreso per la sua saggezza e la voglia di vivere. La notizia della sua scomparsa mi addolora tremendamente. Questo ragazzo ha avuto davvero una sorte avversa, eppure è rimasto un buono. Sereno ed equilibrato, rappresentava un punto di riferimento per tutti colore che gli stavano accanto. Lo invitavano ad ogni manifestazione perché senza di lui era come se mancasse qualcosa. Ora il vuoto è incolmabile, soprattutto per il suo papà e la sua mamma, altrettanto ammirevoli. Conserveremo di Federico un bellissimo ricordo”. “Quello che ci ha insegnato – aggiunge commosso Paolo Bucci, oggi allenatore affermato della Gal Lissone - continuerà a vivere dentro di noi e così, attraverso coloro che hanno potuto imparare da lui, Federico vivrà nella Ginnastica”. "Chico mi passò davanti per fare un esercizio - ricorda come fosse ieri Jury Chechi - lo stesso mio, ma cadde male e restò paralizzato dal collo in giù. In quel momento ho pensato di smettere, ho chiesto aiuto alla fede ma non l'ho trovato. Avevo 16 anni. Non riuscivo a capire perché se Dio amava ognuno di noi, aveva permesso che un giovane ragazzo non camminasse più. Alla fine chi mi ha aiutato è stato proprio Federico che all'ospedale mi ha detto: "Juri non abbandonare, tu sei nato per vincere". I funerali si terranno giovedì 26, alle 15.30, presso la Chiesa di San Michele degli Scalzi a Pisa.