Essere o non essere Aniene? Se Essere Aniene significa aprire il più esclusivo circolo canottieri d’Italia al Terzo Settore e al Sociale, allora lo siamo tutti! Se Essere Aniene significa far sfociare il piccolo affluente del Tevere nel mare nostrum della Solidarietà, allora è giusto che lo Sport Italiano salga a bordo, in un’impresa del genere, qualunque sia la banchina o il molo d’imbarco. In quel mare, infatti, naviga il più grande brigantino a vela del mondo, una goletta di sessantuno metri che, grazie alla Fondazione Tender to Nave Italia, promuove, in collaborazione con la FIV e la Marina Militare, progetti di recupero, sostegno e miglioramento della qualità della vita di persone rese fragili dal disagio o dalla disabilità. Ieri sera al varo dell’iniziativa, nel salone del Circolo Aniene, di cui è presidente, c’era Giovanni Malagò, il quale non ci ha pensato un istante, com’è nel suo stile, a reclutare nella ciurma benefica tre numeri uno del calibro di Josefa Idem, Alessandra Sensini e Andrea Lo Cicero. Soci del club dell’Acqua Acetosa, grandi campioni, due dei quali, solo incidentalmente, ricoprono anche cariche di notevole prestigio istituzionale. Al pari del padrone di casa, Presidente del Coni. In realtà Malagò è un amabile ospite; il Ministro delle Pari Opportunità, il senatore Idem, un sodale altrettanto gentile. Alessandra Sensini, membro di Giunta del CONI, quasi si vergogna ad annunciare il suo ritiro. Al di là dell’aspetto elegante, la sua è la stretta di mano di un’atleta abituata ad opporre il boma alle raffiche del destino. Una che non molla e che quando non c’è vento - come nella recessione che attanaglia il nostro paese - è allenata a soffiare. Accanto alle due olimpioniche, prestate alla politica, un rugbista, Andrea lo Cicero, che ha deciso di dire basta dopo 103 volte in azzurro. Simbolo di uno sport che fa del Terzo Tempo il suo manifesto di socializzazione. Il pilone siciliano, appena tornato da Hong Kong, dove ha chiuso anche la sua carriera internazionale giocando nei Barbarians, si accinge a promuovere un'attività per la vita dei giovani nella natura, senza nascondere, nel frattempo, il suo nuovo status di “disoccupato”. In platea, mischiato tra presidenti federali, segretari generali e soci del circolo (presente anche la Federazione Ginnastica d’Italia, l’unica a vantare un pedigree più antico dello stesso CCA) sedeva Carlo Molfetta, medaglia d’oro a Londra nel Taekwondo, che al pari dei tre festeggiati, possiede lo stigma del campione di razza e un cuore da combattente al servizio dei più deboli. Insomma, la serata, dopo la presentazione di Jacopo Volpi, i filmati dei protagonisti e il consueto scambio di saluti con il Tri-Presidente di FIV, ISAF (la Federazione Internazionale della Vela) e dello Yacht Club Italiano, Carlo Croce, si è conclusa con il consueto augurio di “buon vento”. Adesso tocca all’equipaggio di Nave Italia, 24 persone rese fragili da disagio o disabilità, supportate dal personale della Marina Militare, prendere il largo “a gonfie vele”, per superare le Colonne di Ercole del pregiudizio e dell’emarginazione. A legarci a loro il nodo stretto con tre azzurri, che, a malincuore, hanno scelto nel 2013 di ammainare le rispettive vele agonistiche, per dedicarsi al prossimo. Senza rinnegare il proprio Essere Umani.