L'ultima rivelazione del gruppo di hacker "Fancy Bears" che ha sottratto agli archivi Wada documenti sulle esenzioni TUE tirano in ballo altri 26 nomi, tra i quali Rafa Nadal (tennis), Mo Farah (atletica) e Justin Rose (golf). La quarta lista diffusa ieri porta a 66 il numero degli atleti che avrebbero giustificato per anni l'assunzione di sostanze dopanti grazie alla certificazione medica. 66 atleti in rappresentanza di 19 discipline (si sono aggiunte arco, calcio, hockey prato e pallamano) e di 16 Paesi (con ora in più Argentina, Belgio, Burundi, Canada, Francia e Ungheria). Gli sport più presenti - per quel che vale — sono il nuoto (11 casi), l'atletica e il canottaggio (8), il ciclismo e il tennis (6). Tra le Nazioni guidano il gruppo gli Stati Uniti (18) su Inghilterra (16), Canada e Danimarca (4). L'Italia non compare. La nuova lista presenta personaggi che all'Olimpiade di Rio hanno complessivamente conquistato 15 ori, 7 argenti e 8 bronzi. Da sommare ai bottini, altrettanto pingui, dei 40 nomi già resi noti in tre tranche precedenti, a partire da martedì scorso. Per la ginnastica, dopo il clamore per il coinvolgimento della quattro volte oro olimpico Simone Biles. Si aggiunge adesso il nominativo di un’altra componete della Nazionale stelle e strisce, Laurie Hernández, oro nel concorso a squadre e argento alla trave. La sedicenne di New Brunswick avrebbe assunto un potente antinfiammatorio e l’esenzione aveva validità per un solo mese, da febbraio a marzo 2016. Una posizione dunque molto diversa dagli atleti, compresa la Biles, che hanno beneficiato di certificati pluriennali. Intanto il presidente Ciò, Thomas Bach, ha istituito una commissione (guidata dal giudice francese Guy Canivet e dal membro Ciò svizzero, Denis Oswald), incaricata di verificare i forti sospetti di doping di Stato in Russia. «Se confermati non esiteremo a prendere misure e sanzioni appropriate», si legge nella comunicazione di Bach inviata ai 97 membri Cio, oltre ai 37 membri onorari e all’ex n.1 Jacques Rogge. Questa decisione comunque tradisce anche i pessimi rapporti che da qualche anno intercorrono tra il Comitato Olimpico Internazionale e la Wada. La guerra fredda continua e la sensazione è che dobbiamo attenderci altri colpi di scena.