Sulla carta – e a Fabriano, città cartiera, incipit non potrebbe essere più appropriato – la Virtus Gallarate era la favorita ed, infatti, ha vinto con 83.050 punti anche la seconda prova del campionato di Serie A1. Pronostico rispettato, dunque, ma non così scontato. Sugli spalti, a fine gara, si aveva la sensazione netta di un avvicinamento delle avversarie. Fano era fuori dal podio, d’accordo, ma per colpe proprie. La Zacchilli parte distratta alla palla, poi tira fuori la grinta, l’esperienza, la classe, ci seduce e ci abbandona di nuovo nel finale, perdendo l’attrezzo proprio in bocca alla giuria. Per Laura, sconsolata, solo un 14,025. Anche Martina Alicata Terranova, all’esordio con la nuova società, non brilla con la fune (14.825). Farraginoso, forse il gioiello siculo paga l’emozione. L’aspettiamo! Intanto, per fortuna, la Risenzon questa volta funziona e raccoglie due punteggi ampiamente sopra il 16.50. Pulita al cerchio (16.625), una perdita alle clavette (16.600), ma si vede che l’israeliana sta cominciando a trovare la forma. Alla Arbore il compito di chiudere la rotazione dei campioni d’Italia. Vanessa non è impeccabile, eppure dimostra una voglia che conquista. Al di là del punteggio con il nastro (14.100), la piccola fanese fa sfoggio di una grinta da gigante. Tocca a Chieti che parte col botto. La fune della Zhukova pare viva, un serpente e Inna l’ammaliatrice. Grande tecnica, ogni difficoltà diventa un gioco da ragazze. Veloce, graffiante, alla fine la bielorussa prende un 16.925 e stacca di un punto la Gurbanova, che fino a quel momento era stata la migliore della specialità. Poi c’è la d’Ottavio, che va a memoria con il suo cerchio. In pedana sembrano materializzarsi intorno a lei le altre quattro farfalle d’argento. Un miraggio, ma Fabry è vera e vale 15.325. Tra le due prove della Ianni ecco ancora la straniera. Alle clavette pare la dea Kalì: quattro braccia, due gambe, così veloce che somiglia a un ragno. Recupera con scioltezza anche quando commette un errore infinitesimale, come se avesse il pilota automatico. Un computer che sembra stia installando, proprio nel nostro campionato, il programma giusto per soverchiare le gerarchie internazionali. Il tachimetro di bordo dice 17.600, il giudizio più alto della giornata: 8.300 la difficoltà, 8.800 il valore artistico, 9.050 l’esecuzione, tutto “under control”. Prima e dopo questo mostro tentacolare, dicevamo, si è esibita una giovane italiana. Chiara Ianni, classe 1991, tra souplesse, piroette e palleggi e rovesciamenti ubriaca il PalaGuerrieri e dimostra l’esperienza di una veterana, sfoggiando la migliore palla della gara (15.525). Non paga, la junior di Germana Germani, tira fuori una aggressività ed una fame che non le conoscevamo. Al nastro, con 15.125, è dietro solo alla Yussupova e alla Bassonova, per intenderci. E’ come se fosse sbocciata. Matura e geometrica, Chiara impressiona gli addetti ai lavori. Di questo paso arriverà lontano. Morale: l’Armonia d’Abruzzo totalizza 80.500 e lascia nel pubblico la sensazione che questa volta la Virtus dovrà sudarsela. Prima però è il turno della Carifabriano ed il palazzetto esplode. Parte la Bosco, pulita (14.150). La Yussupova ruota il cerchio (16.425) con magia, quasi a voler ipnotizzare una giuria tra l’altro autorevolissima, impreziosita dalla presenza della prof.ssa Abruzzini, Presidente del Comitato Tecnico G.R. della FIG. Si intuisce che Aliya sta lavorando per i grandi palcoscenici e lo dimostra con un nastro d’autore, ancora non esente da piccole sbavature (15.600). Erika Buratti promette bene, peccato che non mantiene per quella perdita alla fine. La palla le fugge via in un sussulto generale, eppure, nonostante l’errore incassa un 14.875. Ma di sussulto in sussulto, gli spalti sono attraversati da un fremito quando sale in pedana l’idolo di casa. La Cantaluppi scatta con l’intenzione di spaccare il mondo e si incarta. Juleta, caspita, stai calma – pensiamo – si nota che stai bene, non aver fretta! Emozionata davanti ai suoi tifosi, la ginnasta di Como inizia a giocare con le clavette e a divertirsi. A cercare il pelo nell’uovo forse non tiene ancora a lungo le posizioni ma non sbaglia e delizia (16.625). La squadra di Cristina Ghiurova esce con un 77.675 e al momento è seconda. Malgrado ciò - un po’ perché influenzati dai supporter marchigiani, un po’ per dovere d’ospitalità - diciamo che i tre punti da Chieti ci sembrano troppi. Silenzio! I brusii si quietano quando entra la regina Anna. 17.425 alla fune, tanto per gradire, e arrivederci pronostici sul podio finale. Però, però, però! La Bessonova, dai lanci altissimi e i salti ampi, che aspetta l’attrezzo puntuale come ad un incontro amoroso, non è, questa volta, un libro stampato come il punteggio potrebbe far intendere. Se la ritmica non è solo aritmetica ma anche sentimento, dobbiamo ammettere che l’ucraina, sabato, non ci ha sciolti. Sarà che nella vita ci si abitua a tutto e dopo la prima volta scintillante cominciamo a farle le pulci; sarà che il più bravo diventa spesso il più antipatico, al quale non si risparmia nulla; sarà che si avverte troppo la distanza regale e glaciale dell’atleta, non solo dalle mortali avversarie ma anche dalle stesse compagne di squadra, così come impone un professionismo spinto agli eccessi, ignoto alle nostre latitudini, almeno in questa disciplina; sarà quel che sarà ma la divina stavolta ha dato leggeri segni di stanchezza. Il suo Bolero al nastro vale 16.950 e chiude la prova fabrianese in una standing ovation. Su ogni suo movimento c’è la scritta “working progress” ed il pensiero di dove possa arrivare mette i brividi, tuttavia nella pedana di riscaldamento, le sue rivali le stavano già prendendo le misure. A cominciare dalla nostra Romina Laurito, che non ti stancheresti mai di guardare. Usa il cerchio con la stessa destrezza di una moneta fra le dita di un prestigiatore. La sua routine ti sazia al punto che, ai soliti esterofili, verrebbe da chiamarla Lauritova. Stesso punteggio, 16.750, al cerchio e alle clavette, dove forse maschera bene una piccola perdita. Il suo contributo è determinante, a dimostrazione che la strategia della Virtus non si crogiola nel lusso Bessonova. Nella parte bassa del tabellone abbiamo quattro squadre in un punto. La Pietro Micca più che dalla Charkashyna, leggermente sporca al nastro (14.800) e in chiaroscuro al cerchio (15.175) è spinta verso l’alto dalla Bricarello (15.125) e, soprattutto da Silvia Sarritzu, che parimerito con la Prece a 15.175, ottiene una virtuale palla d’argento, dietro la Ianni. Biella chiude a 74.775 e solca il gradino tra le quattro al nord e quelle al sud. Nel meridione della classifica galleggia anche Padova, tradita dalla Gurbanova al nastro (13.875 e perdita d’attrezzo), che però compensa con una fune armoniosa da 15.925, primus inter pares dopo le extraterrestri Anna ed Inna. L’Ardor, però, può dormire sonni tranquilli almeno fino a quando potrà sfoggiare una ginnasta di classe come Beatrice Zancanaro. La bionda veneziana assume le sembianze di un cigno che si muove nel cerchio come nel suo laghetto. Si vedono tutti i fondamentali di danza classica e alla conclusione della performance avresti voglia di lanciar rose rosse come si fa con le vedette della Scala. Il 15.900 le va addirittura stretto e le ragazze di Sandra Veronese si devono accontentare di un 73.400. In coda Desio (71.875) e Brescia (71.725). La San Giorgio 79 ha l’onere di aprire le danze. La Vernizzi tira fuori un esercizio dinamico, pieno di passaggi mozzafiato, ben in sincro con la base musicale. Un tango sensuale che finisce però con il cerchio impazzito sul tavolo dei giudici (13.200). Alle clavette Laura appariva più timorosa (14.125) e senza il sostegno importante della Garayeva alla fune (15.550) la squadra di Elena Aliprandi avrebbe subito il sorpasso della Brixia e l’umiliazione del fondo, distante un solo decimo. Umiliazione però che non provano, seppur due volte ultime, in casa della Ladavas. La coerenza di gareggiare solo con le italiane in un ambiente dove tutte le allenatrici, fuorché la Ghiurova, si dicono contrarie alla regola dei due esercizi alla straniera, fa sì che le bresciane attirino una naturale simpatia nello spettatore neutrale. Le quattro ginnaste, poi, in un modo o nell’altro, risultano d’interesse per la squadra nazionale e spesso e volentieri gravitano nel Centro Tecnico Federale. La Spinelli, per esempio, è quotidianamente impegnata, con la Santoni e compagne, ad assimilare il nuovo esercizio ai cerchi e clavette ideato dalla Maccarani, che tra l’altro, a Fabriano era in giuria. E’ giustificabile, quindi, che risulti un po’ sporca alla fune, tanto da prendersi un impietoso 14.075. Per le stesse ragioni anche la palla della Bianchetti appare nervosa (14.400), mentre Sara Menassi combatte con un dolore al ginocchio. La Verdi, infine, si fa apprezzare per le grandi doti contorsioniste e non dovrà certo suonare il “Trovatore” per farsi trovare dalle osservatrici di Desio. Una sintesi della gara sarà trasmessa, in differita, su Rai Sport Satellite mercoledì 14 a partire dalle 22.30.


Serie A1
1. Virtus Gallarate 83.050
2. Armonia d’Abruzzo 80.500
3. Ginnastica Fabriano 77.675
4. Aurora Fano 76.175
5. Pietro Micca Biella 74.775
6. Ardor Padova 73.400
7. San Giorgio Desio 71.875
8. Brixia Brescia 71.725

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