La Federazione Ginnastica d’Italia, ente morale dal 1896, si allinea alla posizione del CIO di ferma condanna della violazione della tregua olimpica da parte del governo russo e del governo bielorusso, e accoglie l’invito del comitato esecutivo di Losanna a non esporre alcuna bandiera russa e bielorussa e a non suonare i due inni negli eventi sportivi internazionali svolti in Italia. Lo sport è fuori dalla politica, ma non è estraneo al mondo, anzi è uno dei più forti strumenti di pace della storia dell’umanità. I valori olimpici ai quali la FGI si ispira da oltre 150 anni richiamano quei principi di amicizia, inclusione, solidarietà e rispetto che sono incompatibili con le guerre. La Federginnastica è vicina al popolo ucraino ed esprime solidarietà per tutti i suoi atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara e i dirigenti che in questo momento vivono sentimenti di smarrimento e di paura. Molte società e associazioni sportive del nostro ambiente si stanno attivando per offrire ospitalità ai ginnasti delle zone belliche che non possono tornare alle loro case o che vogliono fuggirvi. A Cottbus è in corso una tappa del circuito di Coppa del Mondo di Artistica, maschile e femminile, con diversi partecipanti di nazionalità ucraina rimasti bloccati per la chiusura dei voli. Alcuni di loro militano in club italiani di serie A pronti ad organizzare piani di accoglienza, a cominciare da Illia Kovtun della Palestra Ginnastica Ferrara che con l’allenatrice Iryna Nadiuk e il resto della sua delegazione dalla Germania dovrebbe raggiungere Doha per la World Cup in programma la prossima settimana, e poi, magari, l’Emilia e l’Italia. Lo stesso vale per la quindicenne Daniela Batrona della Ginnastica Riccione. Francesco Poesio e il suo staff l’aspettano a braccia aperte, al ritorno dal Qatar, sulla riviera romagnola. Si aprono le foresterie delle palestre ma anche le case, come quella di Sergio Kasperskyy, che ha la figlia e i nipoti a Kiev. Il tecnico della Virtus Pasqualetti aveva proposto un riparo a Macerata al suo connazionale Vladyslav Hryko dopo la gara di Ancona, lui però ha preferito tornare in patria per allenarsi. Il centro olimpico ucraino adesso però è chiuso, e il venticinquenne di Kharkiv dovrebbe essere al sicuro, insieme all’olimpionico Oleg Verniaiev. Petro Pakhniuk vive a Brescia con tutta la sua famiglia, ospite della società di Ester Puletti, ma i genitori e la sorella sono bloccati a Kiev. Minuto dopo minuto cresce lo sgomento e la preoccupazione di tutto l’ambiente ginnico, che ha al suo interno tanti russi e bielorussi che non condividono le azioni dei propri governi. L’auspicio è che questo esercizio di forza, che non può avere nè vincitori, nè sorrisi ma soltanto lacrime, si concluda presto con un ritorno ai codici del dialogo, della diplomazia e della pace.

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