La spedizione della nazionale italiana di artistica maschile in Coppa del Mondo a Koper si chiude con un altro bronzo, dopo quello agli anelli di Cingolani. Questa volta sul podio sloveno ci sale Mario Macchiati, terzo sugli staggi simmetrici con 14.250 (D.5.80 E.8.45). Il talento della Fermo ’85 chiude ad un decimo dalla piazza d’onore, sulla quale finisce il kazako Farukh Nabiyev con 14,350, e a due e mezzo dall’oro del turco Sercan Demir, leader di tappa a quota 14,500. Ai piedi del terzetto di testa e incollato a Macchiati troviamo l’altro italiano Lorenzo Minh Casali con il suo 14.200 (D.5,70 E.8,50). Purtroppo, all’ultimo attrezzo, l’agente delle Fiamme Oro Carlo Macchini, leader in qualifica alla sbarra, cade due volte e chiude settimo, con il punteggio di 11,750 (D. 6,60 E. 5,150), alle spalle del connazionale Matteo Levantesi, sesto con 13,200 (D. 5,50 E. 7,700). Un pizzico di amaro, che non toglie però quel retrogusto dolcissimo di una quattro giorni vissuta da protagonisti. “Mi sono consolato alla fine con la foto assieme a due pezzi grossi del mio esercizio, Pegan e Kolman. Mancava solo Igor Cassina e avrei avuto la mia sequenza di salti in carne ed ossa – commenta scherzando il poliziotto fermano (seguito da Marco Fortuna), anche per smaltire un po’ la delusione – Ovviamente sono dispiaciuto ma pure consapevole che adesso più di così non potevo fare. Se avessi ripetuto l’esercizio della qualifica probabilmente avrei portato a casa una medaglia, però siamo venuti qui per provare cose nuove ed alzare l’asticella in vista dei mondiali. Come si dice? chi non risica non rosica. Questa volta non è andata bene. Non sono il tipo che si accontenta, tuttavia è evidente che non sia ancora in forma e se aumento la nota D (da 6.4 a 6.6), faccio più fatica. Dopo il primo errore sul Cassina mi sono detto, già che ci sono provo tutto il resto. Ho fatto bene, ho fatto male? Non lo so, è inutile recriminare, da domani si torna in palestra in modalità occhi a mandorla, con lo sguardo fisso sul Giappone”. La gara è stata vinta con 13,800 (Carlo venerdì era entrato nella final eight con 14.30, tanto per farsi un’idea) dal belga Maxime Gentges che partiva da 6.0. L’argento è finito al collo dell’ungherese David Vecsernyes con 13.750, davanti al canadese Felix Dolci, bronzo a quota 13,650. Anche Levantesi, con il parziale del concorso di ammissione, 13,950, avrebbe potuto stravincere e tanto basta per avere un quadro realistico dei valori in campo. Poi è ovvio che la gara e gara e chi sbaglia paga. “Avrei voluto fare un esercizio più difficile – ci racconta il ginnasta della Virtus Pasqualetti, allenato da Sergij Kasperskyy – Sono partito con troppa foga ed ho ripreso corto il primo salto non riuscendo a collegare. Così mi è toccato cambiare l’esercizio in corsa e quando succedono queste cose a volte può andar bene, altre invece vai in affanno per recuperare gli elementi, come mi è successo qui. Almeno ho stoppato l’uscita, che invece avevo sbagliato al cavallo. Quindi, al netto dei vari imprevisti, direi che la trasferta è stata un buon banco di prova e torno comunque contento dell’esperienza accumulata”. Nell’ultima finale del programma maschile, al volteggio, si impone l’israeliano Andrey Medvedev con la media del 14,800, precedendo, nell’ordine, il britannico Courtney Tulloch (14,625) e Felix Dolci (14,425).

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