Ha ritrovato il sorriso e lo smalto di una volta. Lo smalto in particolare è quello delle grandi occasioni, con i cinque cerchi disegnati sulle unghie dei pollici. Milena Baldassarri vive la notte prima degli esami olimpici con la serenità dei veterani. “La prova podio è andata bene – ci racconta, dopo aver provato le quattro routine sulla pedana dell’Ariake Gymnastics Centre - Sono arrivata in forma e concentrata, mi sentivo bene. Ho buone sensazioni. Il palazzetto è splendido anche se l’avevo già visto nel 2019 durante l’AEON Cup, ma allestito per i Giochi fa decisamente tutto un altro effetto. L’atmosfera, anche se è vuoto, è caldissima”.

Domani mattina, alle 10.00 locali, le 3.00 della notte in Italia, inizierà il concorso di qualificazione. Quattro rotazioni, ventisei ginnaste, ne rimarranno alla fine soltanto dieci, quelle che, sabato pomeriggio, si giocheranno la medaglia. Il Primo aviere di Ravenna - cresciuto sportivamente alla Faber Fabriano, dove esordì nella squadretta giovanile del 2015 a Minsk, insieme a Daniela Mogurean e Agnese Duranti, che adesso sono tra le Farfalle della Maccarani - avrà il vantaggio di entrare in pedana per ultima, cominciando con la palla.

“Mi piacciono da morire tutti e quattro gli esercizi. Dovendo scegliere però direi sicuramente il cerchio, che abbiamo modificato qualche mese fa proprio per l’appuntamento in Giappone. Per fortuna ci siamo accorte durante la prova di oggi che in regia avevano la musica sbagliata. Hanno utilizzato quella vecchia e non quella remixata. Julie, per fortuna, l’ha subito fatto notare. Ho un debole anche per le clavette. Un giorno proverò a scrivere il mio nome nel codice dei punteggi. Chissà che magari qualcuno in futuro non esegua un Baldassarri”.

Eppure la Road to Tokyo della campionessa italiana assoluta non è stata tutta rose e fiori. Il rinvio di un anno ha causato tanti problemi e Milena. Ad un certo punto ha visto mettere in discussione quella qualificazione che aveva meritatamente conquistato con il settimo posto ai Mondiali di Baku 2019, dopo che nell’edizione di Sofia del 2018 aveva ottenuto un argento iridato al nastro come nessuna italiana mai prima di lei.

“Il percorso quest’anno è stato travagliato, pieno di alti e bassi – ammette, spegnendo per un istante il suo bel sorriso - Sono partita con delle gare che dovevano aiutarmi a capire il mio stato di forma, senza strafare. Io sono un diesel, parto sempre lenta per poi accelerare tutto d’un botto. Purtroppo ho avuto un piccolo risentimento alla caviglia, che ora sta bene, ma che, per un po’ mi ha fatto vacillare. Trovai giusta la scelta della Maccarani di non mandarmi agli Europei di Varna, a giugno. Ma non ho mai mollato. Il mio obiettivo era Tokyo, ed eccomi qua! Non ho dubitato di me stessa nemmeno un secondo. Me lo sentivo che ce l’avrei fatta!”.

Adesso si ritrova nel Sol Levante, dorme sotto la coperta con l’immagine di Miraitowa, la mascotte dei Giochi Estivi, e non le pare vero. “Il primo giorno è stato emozionante, per addormentarmi ci ho messo tantissimo, ero tutta elettrizzata – confessa la diciannovenne romagnola, ormai marchigiana di adozione - Il Villaggio olimpico è stupendo. Sono in camera con Alexandra, con la quale ho condiviso tante trasferte da quando eravamo piccine. Siamo in un appartamento con varie stanze dove alloggia tutta la delegazione della ritmica. Ho fatto appena in tempo a salutare Vanessa Ferrari e a congratularmi con lei per l’argento al corpo libero. Speriamo che questo incontro mi porti fortuna. Qui c’è sempre un gran via vai di atleti, non ci si ferma un secondo, tra allenamenti, mensa, gare, perciò è molto difficile socializzare. Ci tenevo un sacco a fare la foto con Luca Dončić (cestista sloveno, ndr), e ci sono riuscita. Poi siamo andate a votare per il rappresentante degli atleti nel CIO e sono molto contenta che la Pellegrini sia stata eletta, è un importante traguardo per lei e lo sport italiano. Con le regole anti contagio sembra tutto strano considerando che si tratta di un villaggio olimpico, simbolo di integrazione e di comunione sportiva tra i popoli dei cinque Continenti, ma ormai ci siamo abituati, purtroppo. Julie mi ha raccontato alcune differenze con Londra 2012. Mi ha detto che il palazzetto di Tokyo è molto più vicino di quanto non lo fosse Wembley. Sarà sicuramente un bene per gli spostamenti pre e post gara”.

Durante i traning dei giorni scorsi le future concorrenti si sono sbirciate a distanza, con discrezione, nascondendo l’occhiata fugace tra un lancio e una ripresa. “In realtà è stato bello ritrovare molte amiche. E’ vero, in pedana siamo avversarie, ma fuori abbiamo un bel rapporto. Sono molto legata alle ginnaste russe, bielorusse e ucraine visto che conosco la loro lingua (la mamma Natalia Choutova è stata una nuotatrice della nazionale sovietica, ndr.). Domani sarà una dura lotta e, al tempo stesso, una bella gara. Sia l’israeliana Linoy Ashram sia la bulgara Boryana Kaleyn possono dare filo da torcere alle gemelle Averina. Secondo me l’avrà vinta chi riuscirà a tenere i nervi saldi e la concentrazione fino alla fine. L’ansia è tanta, può giocare brutti scherzi anche alle ginnaste più preparate. Del resto siamo ad un’Olimpiade, il sogno di tutti gli atleti”.

Che una volta avverato va colto da desti. Però coloro che dovranno realmente alzarsi saranno gli appassionati dei piccoli attrezzi, costretti alla levataccia per seguire le proprie beniamine. “Mi raccomando mettete la sveglia – è l’appello accorato di Mile, come la chiamano le compagne – Abbiamo bisogno di sapere che ci siete. Lo so che in Italia sarà notte fonda, ma con gli spalti deserti vorremmo immaginare una curva intera, collegata alla tv e pronta a gridare per noi”. A nanna presto allora, perchè questa notte sarà una notte di mamme e di papà con il biberon in mano, notte di nonne alla finestra. Ma questa notte, Milena e Alexandra, sarà tutta vostra!

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