E' tornata in pista, ha vinto un bronzo, la settima medaglia olimpica della sua carriera, la seconda di questa edizione, dopo l’argento a squadre, e ha ritrovato il sorriso, fra applausi e abbracci. Simone Biles, campionessa Usa della ginnastica, nei giorni scorsi fuori dalle competizioni per il "twisties", si è ripresa la scena di Tokyo2020, confermando il piazzamento alla trave di Rio de Janeiro. "Non appena metto i piedi sulla pedana siamo solo io e la mia testa e abbiamo a che fare con i demoni. Devo fare ciò che è bene per me e concentrarmi sulla mia salute mentale", aveva detto dopo il forfait durante il Concorso IV. "E' davvero pietoso cercare di fare un movimento ma non avere la mente e il corpo in sincronia", aveva aggiunto la statunitense, che oggi si mette al collo la seconda medaglia. Oggi si è cimentata alla trave riducendo il suo esercizio. "Non mi fido più di me stessa come prima, non so se è una questione di età. Ma sono un po' più nervosa, sento di non divertirmi più come prima", ha spiegato oggi la Biles. Eppure vederla in azione è sempre un piacere immenso. Con un 14 tondo e la nota di partenza da 6.10 la stella di Columbus si è piazzata alle spalle del duo cinese composto da Guan Chenchen, medaglia d’oro con il suo 14.633, e Tang Xijing, seconda con 14.233. Con questo risultato la sedicenne di Jingzhou succede all’olandese Sanne Wevers, mentre nel 1964 vinceva la cecoslovacca Vera Caslavska, un vero e proprio mito della disciplina. Altro trionfo cinese anche sul fronte maschile dove Zou Jingyuan, con il personale di 16.233 trionfa sugli staggi pari, facendo il vuoto alle sue spalle. Il primo degli umani è il tedesco Lukas Dauser, che con 15.700 si gode la premiazione dalla piazza d’onore. Terzo, sul gradino che nel 1964 fu di Franco Menichelli, proprio oggi ottuagenario, il turco Ferhat Arican con 15.633. Ai piedi del podio ci finisce l’altro rappresentante della Repubblica Popolare, You hao, che a Rio de Janeiro fu il fanalino di coda. Il bronzo 2016 David Belyavskiy non riesce ad approfittare dell’assenza dei primi due classificati del 2016, l’olimpionico Oleg Verniaiev e l’americano Danell Leyva , chiudendo in quinta posizione. Alla sbarra, nell’ultimo attrezzo del programma, forse il più spettacolare di tutti, si realizza la definitiva consacrazione di Daiki Hashimoto, il nuovo fenomeno del Sol Levante, il diciannovenne campione olimpico all around che ha fatto ciò che sognava di fare Uchimura. Il nuovo imperatore è l’unico a sfondare di 66 millesimi il muro del 15. Nulla può il croato Tin Srbic che con il suo 14.900 riesce a vedere solo da lontano il talento di Chiba, senza nemmeno impensierirlo. Intanto lo zar Nikita Nagornyy si prende il bronzo con il suo 14.533, precedendo gli altri acrobati della specialità, soprattutto l’americano Brody Malone (14.200). Sbagliano invece l’australiano Tyson Bull (12.466), il secondo giapponese Takeru Kitazono (12.333), l’olandese Bart Deurloo (12.266), chiamato al difficilissimo compito di non far sentire l’assenza di Epke Zonderland, e il kazako Milad Karimi (11.266). Hashimoto, quindi, si prende lo scettro olimpico del tedesco Fabian Hambuechen, nell’attrezzo che 57 anni fa premiò un altro mito della ginnastica artistica maschile, il sovietico Boris Sachlin. Nella finale al volteggio di ieri Jeahwan Shin e Denis Abliazin sono stati in perfetta parità, dopo i rispettivi salti. La media di 14.783 è stata sciolta però in favore del sudcoreano, che così ha tolto il titolo al nordcoreano Ri Se Gwang, oro a Rio. Il bronzo è andato all’armeno Artur Davtyan. A Tokyo ’64 il più forte sulla rincorsa dei 25 metri risultò il giapponese Haruhiro Yamashita.