Ogni squadra vincente ha la sua arma segreta e per l’artistica azzurra, ormai da oltre venticinque anni e sette spedizioni olimpiche, non è più un segreto che quest’arma sia il suo fisioterapista storico. Un’arma a Salva, potremmo dire, visto che Salvatore Scintu, esperto della tecnica di linfodrenaggio manuale – connettivale riflessogeno, più che ferire, scarica dai ginnasti e dalle ginnaste azzurre il peso delle loro fatiche. Altre volte, invece, con interventi tanto professionali quanto miracolosi, ne ha sostenuto le articolazioni, con fasciature applicate anche last minute, tra una rotazione e l’altra. Domani Scintu sarà al fianco di Vanessa Ferrari, come lo è stato nelle precedenti occasioni - a Pechino 2008, a Londra 2012 e a Rio 2016, oppure quando si fece male ai Mondiali di Montreal nel 2017, essendo tra i primi a soccorrerla. Se la Ferrari fosse la macchina, Scintu sarebbe il meccanico ai box, pronto a cambiarle le gomme in un baleno. “Purtroppo i suoi piedi non si possono sostituire – ci racconta scherzando – però facciamo del nostro meglio per alleviarle il dolore che ancora sente, soprattutto al momento degli stacchi. Dallo scarico manuale alle terapie fisiche e ai trattamenti, abbiamo fatto di tutto in questi giorni per metterla nelle condizioni di esprimere la sua ginnastica”. Ma la stanza di “Salva”, come lo chiamano affettuosamente tutti gli atleti finiti sotto le sue preziose mani, non è soltanto un punto di riferimento medico, ma un luogo sacro e inviolabile dello spogliatoio italiano, dove si beve pure un ottimo caffè. “Porto con me la moka in tutte le trasferte – ci svela il fisioterapista sardo, trasferitosi da anni a Milano, dove ha il suo studio, in centro, dal 1984 – Così ci rilassiamo con gli aromi di casa”. E non manca mai nemmeno la schiumetta. Ma chi ne approfitta poi deve lavare la tazzina, altrimenti Salvatore si arrabbia. “Ogni olimpiade ha la sua particolarità, questa purtroppo verrà ricordata per la pandemia. Poteva essere un’edizione bellissima, e invece siamo chiusi nel Villaggio”. Almeno però, sorseggiando un espresso, nelle pause tra una gara e l’altra. “Le lunghe attese vanno gestite. Non è facile amministrare le emozioni nel tempo che passa tra le qualifiche e le finali. Ho vissuto esperienze simili con tanti atleti, da Chechi a Morandi, da Angioletti e Busnari, ad Igor Cassina. Ognuno di loro ha il suo carattere. Jury si creava un mondo suo, ricordo che ci chiudevamo in stanza e passavamo le ore a fare trattamenti . Pure Igor è uno che si estranea da ciò che lo circondava e si doveva entrare in punta di piedi. Vanessa ha le sue di esigenze che vanno altrettanto rispettare. Per esempio non parlandone adesso”. La riservatezza è una delle qualità di Scintu, ed è per questo motivo che gli atleti lo amano, perché sanno di potersi mostrare fragili. Tanto poi lui li aggiusta. Sono sette giorni, ad esempio, che la leonessa di Brescia fa avanti e indietro nella sua metaforica gabbia olimpica, senza poter uscire dal Villaggio per andare a visitare la città o per distrarsi in altro modo, ed è pronta a sbranare la pedana. A volte però le gabbie si costruiscono anche nella testa e non è così facile liberarsene. E’ quanto sta accadendo a Simone Biles, prigioniera dei suoi demoni interiori. “Quando si caricano troppi file il sistema può andare in tilt – commenta Scintu, che di casi simili ne ha visti altri in carriera – Temo che Simone abbia perso le cognizioni tempo-spaziali per un sovraccarico di informazioni tecniche. Poi ci sono le aspettative, le pressioni, le responsabilità. Non è facile portare un simile peso sulle spalle, anche se sei un campione”. Al contrario, e per fortuna, le fate dell’artistica italiana hanno fatto un percorso inverso, andando via da Tokyo meglio di quando ci sono arrivate. “Martina, Asia, Alice e Lara si sono aiutate le une con le altre – conclude – Ma anche con Marco e Ludovico c’è stato un bel feeling. E questo è un aspetto che merita di essere evidenziato. Se la loro condizione fisica è andata crescendo il merito è dello staff che, evidentemente, ha funzionato bene, sia con i tecnici in allenamento, sia nella gestione amministrativa, grazie al Segretario Generale Roberto Pentrella, sia sotto l’aspetto fisioterapico. Nel mio piccolo spero di aver dato un contributo”. L’ultimo pensiero è per Vania Vescovo, che da quando Salvatore ha perso la moglie, gli è stata sempre vicino. Intanto il caffè è pronto. L’odore si sente in tutto l’appartamento della palazzina italiana. E’ odore di casa!