Mentre le fate dell’artistica italiana sono in volo per tornare in Italia dal Giappone, ce n’è un’altra che con la fantasia non ha mai smesso di volare ed è pronta a riabbracciarle. Giorgia Villa è una di loro, malgrado sia rimasta imprigionata in un barattolo, artefice pure lei dell’incantesimo olimpico, al pari delle altre, perché di quell’incantesimo aveva fatto la pozione, qualificandosi, assieme alle gemelle, Martina, Desiree Carofiglio ed Elisa Iorio, per i Giochi di Tokyo 2020. Poi rimandati, scivolati via di una stagione ed infine svaniti, d’incanto, proprio come i sogni al mattino.

“Ora sto bene. All’inizio è stato tragico, ho pianto tantissimo, però che ci posso fare? E’ andata così – ce lo dice al telefono, mentre si gode la sua vacanza con Matteo, il principe azzurro dal quale è corsa a rifugiarsi - Sono scappata da lui per tra settimane. Avevo bisogno di staccare, di allontanarmi dalla palestra. La mia famiglia, mia sorella, ovviamente mi hanno aiutato molto, ho ricevuto messaggi di vicinanza da tanta gente. Mi hanno scritto la Iordache, Flávia Saraiva e la lunghista ex ginnasta Larissa Iapichino, che si è infortunata poco prima della partenza, proprio come me. Sono cose che accadono. Non è certo colpa di una gara se è successo. Poteva capitarmi in allenamento o nel warm up dell’Ariake Gymnastics Centre. Tutte quelle critiche inutili che ho letto contro Enrico Casella o la Federazione non hanno senso. Gli Assoluti erano stati fissati in quel week end come test pre-olimpico, era giusto prendervi parte e mi è andata male. Ora sono al mare in Toscana e mi sto riprendendo sia dai problemi al piede, sia alla schiena. Faccio un po’ di preparazione fisica, senza attrezzi, giusto per tenermi in forma”.

L’agente del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro, non certo soltanto per spirito di corpo, ha seguito ogni istante del percorso delle sue compagne. “Ero davanti alla televisione, alle tre di notte, già in qualifica. Siamo cresciute insieme, come potevo mollarle? Il rapporto con Asia e Alice è un po’ diverso rispetto alle altre, ci siamo sentite tutti i giorni, cercando di trovare l’ora giusta, considerato il fuso orario. Sono stata più vicino io a loro che viceversa, perché non è stato facile per le gemelle staccarsi da me: il nostro desiderio, fin da piccole, era di vivere questa esperienza insieme. Ma ci siamo già messe d’accordo per Parigi!”.

E sul risultato della finale Giorgia non ha dubbi: “Strameritavano la medaglia, poco ma sicuro. Io ci credevo. Si sapeva che la Gran Bretagna, rispetto a Stoccarda, era molto più forte, però il vantaggio che avevamo accumulato nelle tre rotazioni era tanta roba. La trave in fondo, però, è sempre un’incognita. Ce l’avevamo pure in Germania, questa volta non ci ha portato fortuna. Le ragazze sono state perfette. Alice ha presentato il triplo e così bene non l’aveva mai fatto, quindi cosa volete di più? Hanno vinto le altre gemelle, Jessica e Jennifer Gadirova. Le conoscevo entrambe, sapevo quanto fossero toste. Una l’avevo incrociata a Milwaukee, in Coppa del Mondo nel 2020, l’altra ha vinto tre medaglie agli Europei di Basilea, lo scorso aprile. Le altre due poi (Amelie Morgan e Alice Kinsella, ndr.) sono ginnaste molto stabili ed ecco spiegato il bronzo”.

Non potevamo non chiedere alla Villa un parere sulla crisi che ha colpito la Biles. “Chi ha criticato Simone non ha mai fatto ginnastica, quindi non può sapere che vuol dire. A me è capitata una cosa simile da piccola. L’unico rimedio è fermarsi. Altrimenti diventa pericoloso soprattutto per una che fa robe stratosferiche. Ho visto dei video dei suoi allenamenti, non si ritrova nemmeno a parallela e trave. Ho paura che non riuscirà a farle le finali di specialità”.

E se sarà così per la Ferrari al corpo libero si apre un’autostrada. “Vanessa ha una possibilità in più. Secondo me, per quello che ha passato negli ultimi nove anni, dovrebbe vincere l’oro. Sono due quadrienni di fila che arriva quarta, eppure ci riprova”. Come un pugile che non vuole andare al tappeto sotto i colpi della malasorte e che si tiene alle corde, alza la guardia e poi, chissà, sul gong che non arrivi il colpo vincente. Un esempio per tutte le ginnaste, compresa la Villa, che non intende essere da meno. “Con Vany mi sento in continuazione. Lei è tranquilla, non ha bisogno di consigli, anzi siamo noi che impariamo tanto da lei. Mi ha detto che sta abbastanza bene. Fa un’acrobatica a trent’anni da paura ed ha una parte artistica davvero bella, con quella musica da brividi. Il suo esercizio è in equilibrio perfetto”.

Intanto si è accesa la stella di un’altra giovane americana, classe 2003, sua coetanea, che, mentre Giorgia vinceva gli Europei Juniores a Glasgow e poi agli Youth Olympic Games di Buenos Aires, nel 2018 già brillava sulle pedane giovanili del Pacific Rim Championships, a Medellin, in Colombia. “Sunisa Lee ha una parallela dell’altro mondo – commenta la diciottenne di Ponte San Pietro - Il podio è giusto. Senza la Biles, ovvio, perché con Simone in gara non ce n’era per nessuna. Io, sinceramente, tifavo per la brasiliana (Rebeca Andrade, arrivata seconda, ndr.). Alla fine erano tutte li, a qualche decimo l’una dall’altra, e ha vinto chi ha sbagliato meno”.

Le Olimpiadi di Tokyo passeranno alla storia come l’edizione del Covid. Senza pubblico e con un’atmosfera surreale, il Villaggio Olimpico blindato, tra controlli e restrizioni, l’obbligo di partire entro 48 ore dall’ultima competizione, forse tutto ciò attenua il rimpianto di non averle vissute. “Vederle in tv è peggio, ve lo assicuro – risponde decisa – Senza tifo è triste, però si sentivano le grida d’incitamento delle compagne e questo fa capire cosa significhi per un’atleta andare ai Giochi. Ora le altre andranno in vacanza per un paio di settimane, poi ci troveremo a Riccione in collegiale. Da li riparte l’avventura verso Parigi. E il primo step, ironia della sorte, sono i Mondiali in Giappone, ad ottobre. Il mio Sol Levante non è ancora tramontato”.