Questa sera alle 19.00, le 12.00 del pomeriggio in Italia, andrà in scena la finale a squadre maschile. I verdetti delle qualificazioni, con le tre suddivisioni di sabato scorso, non hanno lesinato, tra le tante conferme, anche clamorose sorprese, come le esclusioni eccellenti tra gli individualisti. Un piccolo flashback di cinque anni ci riporta a Rio de Janeiro, dove nella XXXI edizione dei Giochi, nel Concorso IV riservato ai team, il Giappone di Kohei Uchimura saliva sul gradino più alto del podio carioca con 274.094 punti totali. Alle spalle dei samurai della ginnastica, trascinati pure da mister twist Kenzō Shirai finì la Russia, sotto la propria bandiera e non quella sbiadita del ROC. Belyavskiy, Abliazin, Nagornyy e compagni, con il punteggio di 271.453 costrinsero la Cina, ad accontentarsi del bronzo, staccata di pochi decimi a quota 271.122. Ai piedi del podio finì la Gran Bretagna, davanti a Stati Uniti, Brasile, Germania e l’Ucraina di Oleg Verniaiev, l’uomo che dalla quasi corona all around in Brasile (concluse ad un decimo da Re Kohei e dall’oro nel generale) è caduto, prima ancora di partire, squalificato per doping. Cosa accadrà oggi? Di certo si scriverà la storia. Al comando, in qualifica ci sono i padroni di casa, che nel 1964, vinsero di un paio di punti contro l’Unione Sovietica (577.950 vs 575.450). Al terzo posto la Germania Est con 565.100. Allora, il Giappone schierava Yukio Endo, Shuji Tsurumi, Haruhiro Yamashita, Tukuji Hayata, Takashi Mitsukuri e Takashi Ono. Alcuni di questi nomi li abbiamo imparati a conoscere attraverso gli elementi eseguiti da chi è venuto dopo, visto che hanno lasciato le loro tracce ginniche nel Codice Internazionale dei Punteggi. Dall’altra parte, sotto la bandiera dell’URSS c’erano Yury Titov, Diomidov, Sachlin, Lisickij, Leontyev e Tsapenko, gente che è entrata nella leggenda. Ed è quello che vogliono fare le finaliste dell’Ariake Gymnastycs Centre il 26 luglio del 2021. Lo squadrone nipponico dei giorni nostri, per ora, ha messo insieme 262.251 punti. Il quartetto del Sol Levante - guidato dal diciannovenne rivelazione Daiki Hashimoto, apparso giovanissimo sul gradino più basso del podio dei Mondiali di Stoccarda nel 2019, e completato dall’altro “rookie” Takeru Kitazono e dai più maturi Kazuma Kaya e Wataru Tanigawa - se la dovrà vedere con la Cina (seconda nel concorso di ammissione con 262.061), ROC (261.945) USA (256.761), Gran Bretagna (256.594), Germania (249.929), Svizzera (249.193) e Ucraina (247.492). Occhio ai cinesi che daranno il massimo per fare lo sgambetto ai rivali storici del lontano Oriente ginnico, proprio tra le proprie mura, riprendendosi l’alloro di Olimpia che fu loro a Pechino 2008 e a Londra 2012. In entrambe le occasioni a dispetto di Uchimura, il quale dopo la rivincita di Rio sarà purtroppo assente nella sfida odierna. Il Giappone vanta complessivamente sette ori olimpici di squadra: i cinque consecutivi tra Roma 60 e Montreal 76, con Mitsuo Tsukahara, quello che diede il nome al celebre salto, il successo di Atene di Hiroyuki Tomita and company e l’ultimo in Brasile. La formula del 4-3-3 (cioè quattro ginnasti, di cui ne salgono tre all’attrazze senza possibilità di scarti) non lascerà margini d’errore rispetto al 4-4-3 delle qualifiche. Chi rompe, paga e quindi non mancheranno sorprese. L’Italia, assente con il suo gruppo, che mancò il pass per un soffio in Germania, sarà rappresentata in giuria da Diego Lazzarich, giudice internazionale e membro del comitato tecnico maschile dell’European Gymnastics.

Foto - FIG by Volker Minkus