Vanessa Ferrari vola a Tokyo. Sarà la sua quarta partecipazione olimpica, un primato per l’ultracentenaria storia federale. La leonessa di Brescia stacca, infatti, l’ex compagna della Brixia Monica Bergamelli e la forlivese Miranda Cicognani, prima donna portabandiera ai Giochi di Helsinki 1952, entrambe ferme a tre Olimpiadi ciascuna. Il caporal maggiore scelto dell’Esercito Italiano con il personale di 14.266 e una nota di partenza da 5.9, conquista il pass del Cio, il quattordicesimo della FGI (il quinto per la Femminile, il settimo per l’Artistica), vincendo la finale al corpo libero femminile in coppa del Mondo. Con un’esecuzione da 8.366 non solo si aggiudica l’oro di tappa, ma supera nella classifica generale dell’intero circuito biennale, organizzato dalla FIG sulle sedi di Cottbus, Melbourne, Baku e Doha, la connazionale Lara Mori, che, in Qatar, malgrado un ottimo esercizio sulle note dei Queen e il suo 13.633, si deve accontentare della piazza d’onore, davanti alla brasiliana Lorrane Oliveira, bronzo con 12.633. Il derby tricolore tra la lombarda e la toscana si conclude così a vantaggio della prima, cresciuta alla corte di Enrico Casella, ma nulla toglie al valore del giglio di Montevarchi, classe 1998, due volte campionessa italiana di specialità e oro ai Giochi del Mediterraneo, allenata da Stefania Bucci e in forza al Centro Sportivo della Cecchignola. Il resto della classifica ha messo in fila poi, nell’ordine, l’ucraina Anastasiia Bachynska (12.600), l’ungherese Zsofia Kovacs (12.500), l’egiziana Jana Mahmoud (11.400) e l’altra ginnasta di Kiev, Diana Varinska, settima a quota 11.400. La vita sportiva della Ferrari, ormai la più grande ginnasta italiana di tutti i tempi, prosegue come in un film hollywoodiano, aggiungendo un’incredibile quarto tempo ai precedenti. Dopo, infatti, l’edizione di Pechino 2008, nemmeno maggiorenne e già con un infortunio al piede a frenarne la naturale consacrazione a cinque cerchi, sull’onda lunga dei podi iridati di Aarhus 2006 e Stoccarda 2007; dopo le rassegne di Londra 2012 e Rio 2016, concluse al quarto posto del corpo libero, tra sfavorevoli pari merito, pianti e rimpianti di legno, ecco che, alla soglia dei trent’anni e con diversi altri infortuni ai tendini d’Achille - non ultimo quello ai Mondiali di Montreal del 2017 che sembrava averne decretato la fine sportiva – Super Vany è pronta all’ennesima rincorsa all’unica medaglia che le manca, questa volta ai Giochi di Tokyo. Nemmeno la pandemia e il rinvio di un anno erano riusciti a scoraggiarla. Durante il lockdown della primavera 2020 aveva continuato ad allenarsi da casa, postando sui suoi canali social video e tutorial che aiutarono tanta gente a tenersi in forma. Nemmeno il Covid, contratto nel mese di marzo, l’aveva fermata. Nel suo garage il fidanzato Simone Caprioli, ex rugbista, aveva allestito una piccola palestra con tanto di striscia facilitante per le parti acrobatiche. E con lo tsukahara avvitato - l’unica ad eseguirlo nel nostro Paese insieme ad Erika Fasana - il salto tempo tsukahara in seconda diagonale e il teso avanti rondata flic doppio raccolto in uscita, il tutto accompagnato dalla “Bambola” di Betta Lemme, Vanessa Ferrari iscrive il suo nome nella delegazione Coni per il Sol Levante, che quindi sale a quota 347 qualificati, con 172 donne. Ora toccherà al Direttore Tecnico della Femminile decidere la formazione della squadra e non è escluso che la Ferrari possa essere inserita nel quartetto, lasciando così il suo posto da individualista a Lara Mori, che già nel 2015 aveva contribuito alla qualifica dell’Italdonne per il Brasile, rimanendo esclusa dalle successive convocazioni. La decisione verrà presa, probabilmente, dopo gli Assoluti di Napoli del 10 e 11 luglio. In corsa ci sono le fate di bronzo del mondiale 2019, gli agenti delle Fiamme Oro della Polizia di Stato Giorgia Villa, Elisa Iorio, Desiree Carofiglio, Martina Maggio e le gemelle D’Amato, Asia e Alice.