È il colore del cielo, è diventato il simbolo del nostro Paese. Ha compiuto 110 anni la maglia azzurra, compagna di viaggio delle Nazionali italiane. Quella di calcio è stata la prima a adottare l'azzurro, diventato poi il colore anche di tutte le altre rappresentative sportive. "L'azzurro - dice il presidente della Figc, Gabriele Gravina - rappresenta emozione e condivisione. È il sogno di amicizia che supera i confini di un campo di calcio per unire un Paese intero". La maglia azzurra fece il suo debutto il 6 gennaio 1911 all'Arena Civica di Milano in occasione del match con l'Ungheria, terza partita della storia della Nazionale, otto mesi dopo il battesimo ufficiale avvenuto il 15 maggio 1910, quando l'Italia scese in campo vestita di bianco battendo con un perentorio 6-2 la Francia. In una Milano imbiancata dalla neve e davanti a 5.000 spettatori l'Ungheria si impone 1-0, la Nazionale non riuscì a riscattare la severa sconfitta (6-1) subita otto mesi prima a Budapest, ma dimostrò di aver compiuto importanti passi in avanti alla sua prima uscita in azzurro, scelto in quanto colore di Casa Savoia, la dinastia regnante in Italia dal 1861 al 1946. L'azzurro ha quindi sposato la Nazionale restandole accanto nella gioia e nel dolore, accompagnando i quattro trionfi Mondiali, il successo nell'Europeo del 1968, la medaglia d'oro olimpica, sino alle ultime vittorie della squadra guidata da Roberto Mancini. La maglia azzurra nelle sue diverse fogge, prima con lo scudetto sabaudo e poi con quello tricolore sul petto, è stata indossata da tutti i più grandi campioni del nostro calcio, oltre 800 atleti che in questi 110 anni di vita hanno avuto il privilegio di vestire almeno una volta la divisa della Nazionale. Il bianco della seconda maglia, il nero del Mondiale di Francia 1938 e il verde dell'amichevole del 1954 con l'Argentina, riproposto in chiave rinascimentale per la sfida delle qualificazioni europee con la Grecia nell'ottobre 2019, non hanno mai scalfito la predominanza dell'azzurro. "Indossare la maglia azzurra - sottolinea il ct della Nazionale Roberto Mancini - è il sogno di ogni bambino che inizia a giocare a calcio, un sogno che ho avuto la fortuna di realizzare e che continuo oggi a vivere con entusiasmo e passione nel ruolo di Commissario Tecnico. L'azzurro accomuna calciatori e tifosi, un colore simbolo di unità e coesione capace di avvicinare generazioni lontane e che ci fa sentire parte integrante di un'unica squadra". Anche la Ginnastica ha sempre onorato il suo azzurro, eccetto rare occasioni come ai Giochi Olimpici di Atene quando lo sponsor tecnico Freddy scelse il nero. Nonostante i body sfavillanti che caratterizzano le nostre discipline, l’azzurro è sempre stato nel cuore dei ginnasti e il fatto che sia il colore del cielo si addice particolarmente bene ad atleti abituati a volare, in pedana o tra gli attrezzi. “È un onore per noi indossare quella maglia – ha confermato Ludovico Edalli, che rappresenterà l’Italia per l’Artistica Maschile ai Giochi di Tokyo, insieme a Marco Lodadio – E tra l’altro, seppur con una sfumatura più scura è un colore che indosso anche con l’Aeronautica Militare”. Gli fa eco Alberto Busnari che l’azzurro l’ha vestito in ben quattro edizioni olimpiche: “Che sia un'amichevole, un Europeo, un Mondiale o le Olimpiadi quando si viene selezionati per indossare il body azzurro l’atleta ha già raggiunto il suo obiettivo. Perché in pedana non sei più da solo ma senti la responsabilità di rappresentare un intero movimento, che affonda le sue origini alla fine dell’Ottocento. Io conservo ancora gelosamente tutte le mie divise più importanti ed ho incorniciato i numeri dei pettorali di Sydney, Atene, Pechino e Londra. Sono cimeli, che conservo gelosamente”. Perché i sogni di solito si conservano nel cassetto, poi, una volta raggiunti, possono prendere la forma di una canottiera azzurra appesa nell’armadio.