Sport e Salute SpA lancia un progetto, sul suo portale, dal titolo “Sport nei parchi”, nato, si legge sul sito, dalla collaborazione con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ed ha come obiettivo la promozione di nuovi modelli di pratica sportiva all’aperto per l’utilizzo di aree verdi comunali. Peccato che il 27 aprile scorso, alla vigilia della cosiddetta Fase 2 - quando, come adesso, le palestre erano in lockdown - la Federazione Ginnastica d’Italia avesse lanciato attraverso la sua sezione “Salute e Fitness” lo stesso progetto outdoor, denominato “FGI Gymnastics Corner – Area Verdeindirizzandolo alle amministrazioni comunali per lo svolgimento di attività ginniche nei parchi e/o nelle aree degradate e abbandonate, con la supervisione di tecnici tesserati, il coinvolgimento diretto delle proprie affiliate e la garanzia di qualità della decana delle federazioni sportive riconosciute dal Coni. Naturalmente dell’iniziativa federale era stato informato il Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal quale la FGI non ha mai ricevuto riscontro. E adesso salta fuori un progetto identico di Sport e Salute SpA, che però, casualmente, non coinvolge la Federginnastica. Comportamento irrituale e sconcertante, soprattutto se perpetrato da istituzioni governative che dovrebbero destinare denaro pubblico agli organismi sportivi esistenti piuttosto che investirlo indicendo bandi autonomi. Ed almeno dovrebbero lavorare di concerto con le organizzazioni elette a sovrintendere le stesse funzioni.

L’iniziativa di Sport e Salute è lodevole, nulla da dire – ha commentato il Presidente FGI Gherardo Tecchi - Infatti la FGI l’aveva lanciata da mesi. A casa mia questo si chiama plagio. Nella migliore delle ipotesi è concorrenza sleale. Sport e Salute SpA dovrebbe essere al servizio del mondo sportivo, invece mi pare ambisca a diventare la quarantacinquesima Federazione Sportiva. Anzi peggio, mi sembra voglia svolgere le funzioni di un grande Ente di Promozione, aumentando la confusione che da tempo esiste nel nostro ambiente tra sport di vertice e sport di base. Perché, altrimenti, investire denaro e risorse umane per lanciare un progetto che già esisteva? E comunque perché non coinvolgere le federazioni, ossia i propri organi tecnici, in politiche territoriali per attuare le quali si chiede poi aiuto alle Associazioni o Società Sportive Dilettantistiche affiliate a quelle stesse federazioni. Oppure si vuole mettere la salute e il benessere degli italiani in mano a gente senza titoli, non qualificata?  Questa riforma dello sport mi sembra una grande “ammuina“. Gli Enti di Promozione organizzano competizioni agonistiche per aggirare il blocco dei DPCM; Sport e Salute SpA lancia attività amatoriali che i DPCM inibiscono alle federazioni. E così le associazioni sportive, già in crisi per le serrate dettate dall’emergenza sanitaria spostano le iscrizioni dei propri tesserati come si cambiano le utenze telefoniche di fronte all’offerta migliore di un call center. E agli italiani costa tutto il doppio: duplicazioni di ruoli e mansioni, e adesso anche il copia e incolla delle attività sul territorio. La Federazione Ginnastica d’Italia – continua il Presidente Tecchi - non si occupa solo della preparazione olimpica, ma ha nel proprio statuto l’avviamento allo sport della cittadinanza italiana. E lo fa forte dell’esperienza ultracentenaria che la contraddistingue, a garanzia dei suoi praticanti. Qualche settimana fa abbiamo scritto sia al Coni, sia a Sport e Salute Spa per creare, rispettivamente, nel centro sportivo all’Acqua Acetosa e nell’area del Foro Italico percorsi di Parkour, una disciplina che nasce dalla strada e dai quartieri periferici delle grandi metropoli proprio per il superamento delle barriere architettoniche e la lotta al degrado suburbano. Ebbene il presidente Malagò ci ha subito risposto, autorizzandoci l’istallazione nel C.P.O. Giulio Onesti; dal Presidente Vito Cozzoli non ho ancora ricevuto risposta. Se Sport e Salute SpA è nata per svolgere le stesse funzioni degli Enti ai quali eroga denaro pubblico, lo spreco mi pare evidente. Forse, in questa confusa riforma dello sport italiano - che tra qualche giorno rischia di far fare al Coni la fine della Bielorussia, lasciando sfilare i nostri ragazzi, a Tokyo, in uno stadio probabilmente vuoto e senza nemmeno il calore della bandiera e dell’Inno Nazionale - è giunto il momento di fare chiarezza. Lo sport si è ammalato del virus della politica. Speriamo arrivi presto anche il nostro vaccino”.