Nell'ultimo giorno del XXXIII Campionato Europeo di Ginnastica Artistica Femminile, si sono affrontate per un posto sul podio le otto migliori ginnaste senior per attrezzo. Si tratta delle più brave interpreti di quella parte del Vecchio Continente che ha scelto di partecipare alla rassegna turca, malgrado l’emergenza pandemica. Un plauso dunque va a tutte loro - senza nulla togliere a chi, come l’Italia, ha deciso di non rischiare la salute delle proprie delegazioni – per averci regalato un pomeriggio di sport e apparente normalità. Visto il livello tecnico inevitabilmente basso, era però scontato che la posta più alta, ossia titoli e medaglie d’oro, se la giocassero le due ginnaste più dotate in termini assoluti. Ebbene Zsofia Kovacs e Larisa Iordache si sono salomonicamente divise il bottino, dando vita ad un duello senza esclusione di colpi di scena, che, in alcuni casi, non avrebbe sfigurato in una qualunque normale kermesse continentale ante-Covid. Ad esempio la rumena, forte della lunga tradizione alla trave del suo paese in questa specialità, grazie al suo 14 tondo avrebbe vinto pure a Stettino, precedendo, e di tanto, la campionessa uscente, Alice Kinsella. Alla pari della connazionale Silviana Sfiringu (stessa nota di partenza da 6.0), che con il suo 13.800 in Polonia, avrebbe messo in fila la britannica e le due francesi, la dos Santos e Lorette Charpy. Altrettanto degno del bronzo, infine, il 13.100 della giovane ucraina Anastasia Motak, che, dopo essersi aggiudicata, con Anastasia Bachynska, il titolo a squadre senior, era chiamata ad una difficile conferma individuale. Il loro confronto interno sarebbe stato un altro motivo per ripagarsi il biglietto, se l’evento non fosse stato a porte chiuse. Comunque, tornando a Larisa, vederla in cima alle classifiche, dopo tre anni di calvario, è sempre un piacere per tutti gli appassionati di ginnastica che ne riconoscono la classe sopraffina, pure quando il risultato è meno oggettivo. Il suo 13.450 al corpo libero l’avrebbe relegata ai piedi del podio polacco, dietro la Melnikova. A Mersin, invece, è sufficiente per soffiare la corona all’assente dos Santos e per avvicinarsi ad un record incredibile. Con questa medaglia d’oro, la terza personale al corpo libero in campo europeo, dopo i successi di Bruxelles 2012 e Sofia 2014, la Iordache, con 15 piazzamenti, diventa la seconda ginnasta più decorata del Vecchio Continente. Solo Svetlana Khorkina ha fatto meglio, con 20 podi individuali. Eppure non è stato così semplice come sembra. L’idolo di casa, Goksu Uctas Sanli, con 13.100 era in testa fino all’ultimo esercizio, quando è uscito il punteggio dell’etoile di Bucarest, 13.050, quindi più basso del suo. Grande giubilo e trionfo locale, sembrava la classica ciliegina sulla torta per il paese organizzatore, perfetto ospite di questa complicatissima edizione. Tuttavia il ricorso della Iordache sul punteggio di difficoltà, aumentato di 4 decimi, ha ribaltato l’esito della gara, dando con 13.450 la vittoria alla rumena. L’argento della trentenne di Şahinbey - che ricordiamo seconda al volteggio ai Giochi del Mediterraneo di Pescara nel 2009 - è comunque la prima medaglia in assoluto per la Turchia in una competizione continentale di artistica femminile. Bronzo storico con 12.750 anche per l’israeliana Lihie Raz, che rivedremo ai Giochi Olimpici di Tokyo, l’anno venturo. Nelle altre due final eight, come nelle migliori sceneggiature, sale in cattedra l’antagonista. La vice campionessa all-around di Cluj Napoca, Zsofia Kovacs supera di misura la Iordache al volteggio (14.050 contro 13.875) con un punteggio con il quale, sia in Romania, tre anni prima, sia a Stettino nel 2019, sarebbe finita penultima. Ma poco importa, perché in fondo alla rincorsa dei 25 metri abbiamo ritrovato, in un colpo solo, due grandi interpreti di questo sport. Anzi tre, visti i bei salti della Motak, classe 2004, stella emergente ucraina, terza con la media di 13.850. L’Ungheria torna sugli scudi agli staggi asimmetrici. Il derby magiaro tra la Kovacs e Zoja Szekely si risolve per tre decimi a favore della prima (13.850 contro 13.550). E a festeggiare, oltre alla Federazione di Budapest, c’è Barbora Mokosova, dal gradino più basso. La slovacca con il suo 13.300 si toglie la soddisfazione di precedere la Iordache di 5 centesimi, regalando alla sua Nazione una medaglia inedita, il bronzo continentale alle parallele.Rai Sport manderà in onda una sintesi in differita, martedì 22 alle 15.45 con il commento di Andrea Fusco e Carmine Luppino. Per i più social l’hashtag ufficiale dell'evento è #Mersin2020.

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