Si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, gli atleti di interesse nazionale sono tornati al lavoro, a livello individuale e nelle rispetto delle norme di sicurezza, per riprendere la preparazione di quegli appuntamenti internazionali che molto probabilmente riempiranno la seconda parte della stagione. Dal 18 maggio dovrebbe toccare alle squadre. Come quando ci si sveglia da un lungo letargo, sono le estremità a muoversi per prime, ma, affinché il sangue torni a circolare nel corpo, è necessario che si rimetta in moto il cuore. Fuor di metafora, se il vertice sta cercando di ritrovare una normalità, questa non potrà dirsi raggiunta senza il ritorno dell’attività di base e del mondo amatoriale. Durante il lockdown gli atleti di ogni età e categoria hanno continuato a tenersi in forma, seguiti a distanza dai rispettivi allenatori, ma le abitazioni non potranno mai sostituire, per funzionalità e calore umano, i locali delle palestre, vere e proprie fucine della pratica sportiva e dei suoi interpreti. Si può modellare un vaso di creta anche a casa, come in una celebre scena di Ghost, però non c’è dubbio che gli artigiani nei loro laboratori, con gli strumenti giusti, riescano a realizzare vere e proprie opere d’arte in serie e in sicurezza. Già, la sicurezza, in questa fase è la parola d’ordine. E se da un lato le disposizioni del Comitato tecnico scientifico per la riapertura degli impianti sono indispensabili per evitare il riaccendersi del focolaio del Coronavirus, è altrettanto importante che la ginnastica torni ad essere svolta sotto il controllo e la supervisione di professionisti, in locali appropriati, che soltanto le associazioni e le società sportive possono garantire. Il “Fai da Te” della Fase 1 ha fatto di necessità virtù, nella Fase 2 deve lasciare spazio agli addetti ai lavori, al merito di coloro che hanno la competenza per curare il risveglio motorio di un atleta, o di un semplice praticante, soprattutto dopo un lungo periodo di stop forzato. L’immagine di Lodadio, argento mondiale a Stoccarda 2019, mentre si allena nel suo giardino a Frascati con un castello degli anelli improvvisato su un’altalena ha fato il giro del web. L’aviere dell’Aeronautica Militare, qualificato per i Giochi di Tokyo, è sicuramente un simbolo della Ginnastica Artistica Maschile e di tutto lo sport italiano. Ci riempie di orgoglio che Marco, come tanti altri ginnasti meno conosciuti, abbia affrontato lo stop imposto dal Governo trovando il modo di tener viva la propria passione. Siamo tuttavia altrettanto orgogliosi che abbia ripreso il suo cammino verso le Olimpiadi, malgrado queste si siano allontanate di un anno, tornando a lavorare con Gigi Rocchini nell’Accademia di Civitavecchia. La speranza adesso è che dopo i primi petali, a riaprirsi sia tutto il fior fiore della ginnastica italiana. E la FGI è in costante contatto con le autorità governative, in trepidante attesa di un via libera che dalle ultime dichiarazioni del Ministro Spadafora e di Sport e Salute, dovrebbe arrivare presto.