Con il Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 23 “Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali” (GU Serie Generale n.94 del 08-04-2020)il Governo ha creato e finanziato il Comparto Liquidità del Fondo di Garanzia e del Fondo Contributi Interessi in gestione all’Istituto per il Credito Sportivo (articolo 14 del summenzionato decreto), per consentire l’erogazione di mutui – senza garanzie e a tasso zero - destinati alla base del mondo sportivo, che in questo drammatico momento sta affrontando enormi difficoltà. l Capo ufficio stampa della FGI David Ciaralli ha raggiunto il Presidente dell’ICS Andrea Abodi per approfondire questa e altre interessanti tematiche.  

Presidente, come ha trascorso il suo periodo di lockdown?

In ufficio, per quasi dodici ore al giorno. In una sorta di normalità, condizionata da uno stato d’ansia per la situazione generale. Consapevole di aver avuto la fortuna di non essere stato personalmente toccato in uno dei tre fattori fondamentali della vita: la salute, la famiglia e il lavoro. E proprio nel lavoro, rispetto a chi non poteva portare avanti la propria attività, ho sentito l’esigenza di fare di più e di aiutare chi ne ha bisogno.

E’ riuscito comunque a tenersi in forma, facendo un po’ di esercizio?

Sono passato da una normale pratica sportiva, per lo più collegata al calcio a 5 e al tennis, alla teoria pura, attraverso la lettura delle schede relative al benessere. Il massimo dello sport che faccio adesso sono le scale. Cerco di salirle tutte, sia a casa, sia in ufficio, senza prendere mai l’ascensore. E una corsetta di quaranta minuti, una volta a settimana. Molto poco, purtroppo! Speriamo di tornare presto in palestra, perché significherà che avranno riaperto.

Il suo legame con la FederGinnastica risale ai tempi di Bruno Grandi. Come avrebbe affrontato il prof. questa pandemia?

Più che un amico per me era un punto di riferimento, per autorevolezza e purezza d’animo. Nelle nostre chiacchierate mi dispensava di consigli, con la solita schiettezza. E vista la sua esperienza da dirigente sportivo ne ho sempre fatto tesoro. Come avrebbe affrontato questa emergenza? Con il piglio, la decisione ma anche l’umanità che lo caratterizzavano. È raro trovare tante qualità, tutte assieme. Con il Presidente Tecchi c’è un rapporto molto simile. Ritrovo in Gherardo alcuni tratti di Grandi e, soprattutto, si è creata tra di noi una bella sintonia, per predisposizioni simili sia a livello personale che nel lavoro. Abbiamo molti punti in comune e proviamo a renderli proficui per nei rispettivi ruoli. E anche se con caratteristiche diverse c’è qualcosa che unisce il passato e il presente della FGI. Trovo in voi una matrice comune.

L’ICS ha aiutato la Federazione a costruire l’Accademia di Desio, forse il simbolo di tutte le strutture sportive ginniche d’eccellenza. Immaginiamo abbia fatto male anche a lei vedere chiusa la casa delle Farfalle, come una cattedrale nel deserto, e così qualunque altra palestra italiana.

Nella sua lunga storia, circa sessantadue anni, l’Istituto ha contribuito a far nascere e sopravvivere decine di migliaia di impianti, contenitori di piccoli e grandi atleti di tutte le età, uomini e donne, provenienti da ogni parte del Paese. E’ stata, e per taluni è tuttora, una chiusura dolorosa come il distanziamento sociale. Oltre alle infrastrutture fisiche, infatti, ci sono quelle immateriali, le costruzioni dei rapporti interpersonali. Con le palestre abbiamo chiuso la possibilità stessa di relazionarci in luoghi preposti appunto all’aggregazione. I mezzi tecnologici hanno in parte compensato questa mancanza, rendendo però le nostre giornate più nevrotiche, senza soluzione di continuità, da una video-conferenza all’altra. Abbiamo scoperto, tutto sommato, che c’è meno analfabetismo tecnologico di quanto immaginassimo. Pensavo, onestamente, che ci sarebbero stati più problemi di saturazione della banda, e invece da questo punto di vista è andato tutto bene. In futuro saremo comunque più connessi e collegati di prima. Anche se spero di tornare presto al calore del contatto umano.

E l’Istituto ha sempre teso la sua mano verso l’associazionismo sportivo in generale e il movimento della ginnastica in particolare.

Con la FGI abbiamo in piedi una convenzione storica per la realizzazione di progetti infrastrutturali federali a condizioni molto agevolate. Dopodiché, di recente, è nato Mutuo light che consente il finanziamento a sette anni di un importo relativamente limitato per piccole manutenzioni o per acquistare attrezzature, a seguito di una lettera di referenza della Federazione. Uno strumento che prima del Covid stava andando molto bene, assistito dal Fondo di garanzia, ad un costo di tasso che impatta relativamente poco. Parliamo di qualche decina di migliaia di euro spalmata nel settennato. Sarà ancora più importante nel prossimo futuro, quando si dovrà riaccendere la luce, riaprire gli impianti e fare qualche piccolo investimento finalizzato anche alle disposizioni di legge sulla sicurezza.

Veniamo agli strumenti che l’ICS sta adottando per venire incontro alle nostre società al tempo del Coronavirus.

Per la prima volta la banca, oltre alle infrastrutture e alle attrezzature, potrà finanziare le esigenze di liquidità correlate all’emergenza COVID-19. Il Governo ha individuato una forbice da un minimo di 3.000 ad un massimo di 25.000 euro, commisurato al 25% del fatturato dell’ultimo bilancio o delle entrate dell’ultimo rendiconto (in entrambe i casi, almeno 2018), regolarmente approvati da ASD e SSD iscritte al registro CONI o alla Sezione parallela CIP da almeno un anno. L’importo erogato a seconda dei ricavi annui complessivi potrà essere restituito in sei anni, dei quali due di preammortamento e quattro di ammortamento. Nei primo biennio quindi non ci saranno rate. La restituzione vera e propria comincia a gennaio del terzo anno, a rata costante e tasso zero, grazie all’abbattimento del Fondo Contributi Interessi - Comparto Liquidità (garante al 100%). Mi sembra una buona misura per compensare tre mesi di entrate azzerate dal lockdown. Forse non risolverà tutti i problemi ma il nostro intento, come un defibrillatore, è quello di far riprendere il battito del cuore delle attività sportive. Abbiamo attivato immediatamente tutte le procedure necessarie per offrire il servizio, collaborando con l’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio. Il prodotto, unitamente a tutte le specifiche e alla documentazione necessaria, sarà reso disponibile non appena concluso l’iter formale del Decreto ministeriale, già sottoscritto dal Ministro Spadafora, che definisce i criteri di funzionamento del Fondo di Garanzia. Nei prossimi giorni quindi le società e le associazioni interessate potranno accedere alla richiesta di finanziamento direttamente dall’homepage del nostro sito www.creditosportivo.it nella sezione dedicata alle misure di sostegno collegate all'emergenza epidemiologica.

E’ stata anche disposta la sospensione delle rate dei mutui già erogati?

Per i privati le rate vengono sospese fino al 30 settembre e poi spalmate su tutto il restante piano di ammortamento in modo da minimizzarne l’impatto. Abbiamo congelato anche le rate per gli impianti sportivi comunali, in seguito all’accordo con l’Anci, l’Associazione dei Comuni d’Italia, e l’Upi, l’Unione delle Province. Dobbiamo valutare politicamente, soprattutto dal punto di vista della copertura finanziaria, un eventuale stralcio degli interessi per i sei mesi di congelamento delle rate dei privati. Abbiamo proposto un prolungamento delle concessioni degli impianti sportivi cosi da un lato il concessionario richiedente potrebbe spalmare i canoni congelati - che per ora riguardano marzo e aprile, ma che potrebbero procrastinarsi fino alla data della definitiva riapertura - su tutta la durata della concessione stessa e dall’altro la banca potrebbe allungare il piano di ammortamento dell’importo finanziato.

Siete una banca pubblica con una missione sociale per lo sviluppo sostenibile dello sport e della cultura al servizio del paese. Quindi l’ICS è l’esempio tangibile che finanza e solidarietà possono convivere?

Questo ce lo dovranno dire le realtà sportive che appartengono idealmente al terzo settore, anche se l’Istituto appoggia pure società più strutturate fino ai vertici dello sport italiano. Certamente è la nostra vocazione storica. Soprattutto adesso stiamo cercando di perseguire l’utile, in una gestione sana e corretta, producendo soprattutto utilità. Che presuppone il servizio del bene comune. Solo così riusciremo a capire se siamo stati capaci di fare banca in modo differente. Io la chiamo la “fabbrica della fiducia”, soprattutto in un periodo di sconforto come quello che stiamo vivendo.

Come esperto di marketing sportivo quale consiglio può dare alla Federazione e alle sue società per rilanciare l’attività una volta fuori dal tunnel?

Per oltre trentacinque anni mi sono occupato di comunicazione. Sono diventato presidente di una banca dopo esserne stato in tanti modi cliente. Sarà importante, a mio parere, stabilire nuove modalità di relazione con i beneficiari finali dell’offerta sportiva: gli atleti e le loro famiglie. Fidelizzare questo rapporto. Lo stesso vale per chi investe, le aziende devono avere la possibilità di dialogare con il movimento, nel rispetto della privacy. Quindi creare comunità, senza essere travolti da pubblicità o spam. Così la sponsorship diventa partenariato, un legame più intenso e diretto. Poi credo che le quote di tesseramento al pari degli investimenti sportivi delle aziende dovrebbero godere di particolari agevolazioni fiscali. Sono state introdotte tante forme di detrazione in passato, per rottamare la machina o il frigorifero, ecco mi piacerebbe in futuro che vi fosse un riconoscimento maggiore a favore di chi spende nello sport, non solo per la funzione sociale di quest’ultimo ma anche nell’ottica della tutela della salute. In molti paesi l’attività sportiva viene prescritta come un medicinale, a scopo preventivo o curativo. In pochi ad esempio conoscono lo “sport bonus”, parliamo di un’utilità fiscale del 65% per gli investimenti. E andrebbe ulteriormente allargata. Sponsorizzare non è un atto di liberalità e quindi, secondo me, si dovrebbe portare in detrazione tutto. Soprattutto in una fase in cui sia le famiglie, sia le aziende dovranno fare i conti con il portafogli a disposizione.

In questi giorni si è parlato molto di mutualità tra sport professionistici e dilettantistici. Crede anche lei che le discipline più ricche dovrebbero aiutare quelle in difficoltà?

Credo in realtà che questo già avvenga. L’Italia è stata l’antesignana di un modello di sussidiarietà in ambito sportivo. Dai tempi del Totocalcio il mondo del pallone contribuisce al sistema dello Sport. Con il nuovo assetto legislativo il 32% della fiscalità proveniente in maniera maggioritaria dal Campionato di Serie A di calcio è stato messo a disposizione della Coni Servizi e adesso di Sport e Salute, con un minimo garantito di 410 milioni. Difficile migliorare questo meccanismo. Bisognerà forse trovare altre modalità per sostenere i cosiddetti sport minori – anche se ho sempre ritenuto questa definizione fantozziana – Non solo il 5 per mille. Non mi scandalizza affatto il collegamento alle scommesse sportive, rese magari meno deprecabili di quello che sembrano, attraverso una maggiore tracciabilità dei flussi finanziari. Le scommesse sono l’evoluzione della vecchia schedina. Il Totocalcio non è stato mai visto in modo così equivoco, anzi ricordo bene lo slogan “Gioca e fai giocare lo sport italiano”. Il gioco d’azzardo, le slot machine, il poker on line sono altra cosa. Sarebbero utili ulteriori accorgimenti a supporto della pratica sportiva, migliorare la funzionalità delle strutture che devono fare la regia delle varie discipline, ottimizzare modelli di gestione, creare economie di scala e centrali d’acquisti. Insomma si può fare tanto ancora. A cominciare però dall’efficienza energetica. L’80% degli impianti sportivi, incluse le palestre di ginnastica, hanno questo problema. I costi di una tale inefficienza equivalgono al doppio del finanziamento pubblico allo sport. Dobbiamo fare uno sforzo quasi industriale per migliorare i conti, non solo sulla colonnina dei ricavi, che nei prossimi anni saranno molto complicati, ma sulla razionalizzazione dei costi, senza abbassare, ovviamente, il livello della qualità dei servizi.

Vuole fare un saluto alla famiglia della Ginnastica, con un augurio che infonda speranza ai tanti operatori e volontari in difficoltà?

Mia figlia, oggi venticinquenne, tanti anni fa, praticava ginnastica artistica, in una palestra a Milano. Quindi mi reputo un vostro lontano parente. Ho un ricordo nostalgico di quel periodo perché la rivedo piccola ginnasta di 10 anni. Gherardo, in occasione del 150° di fondazione, mi ha raccontato che la FGI è la Federazione più antica con la base più precoce. Siete la culla dello sport, culturalmente e anagraficamente. Tenete duro, come hanno fatto i vostri predecessori, in occasioni altrettanto drammatiche. E tenete vivo il legame tra la base e il vertice. Si comincia da bambini sempre e comunque con l’ambizione di arrivare lontano. Il sogno olimpico rimane il traguardo più affascinante per ogni atleta. La meraviglia della maglia azzurra, del tricolore e dell’Inno Nazionale cantato sul podio, vive nello stupore dei giovanissimi. Mi auguro di vedere presto tanta gente tornare in palestra per fare del bene ai propri figli e a se stessi. Come accadde a me!