“Mola mia, Bergamo”. Anche Flavio Cannone, ginnasta di Ponte San Pietro, incita la sua città del cuore a non mollare. “Noi bergamaschi siamo forti di carattere, vedrete che ci sapremo riprendere!” – dice l’atleta azzurro della Nazionale di Trampolino Elastico, l’unico nel nostro paese ad aver preso parte, con la sua disciplina, a ben tre edizioni olimpiche: Atene 2004, Pechino 2008 e Londra 2012. “Io per fortuna sono a Parma, dove vivo con la mia fidanzata Nicole. Facevo tutti i giorni avanti e indietro con Milano per andare ad allenarmi nella struttura di Gigi Meda. E quando non potevo mi appoggiavo a Langhirano. Adesso è tutto fermo. In base al DPCM potrei continuare la preparazione per i Giochi di Tokyo e si sta anche pensando di sanificare la palestra e di aprirla soltanto per me. Ma come potrei fare i movimenti più complessi senza l’assistenza di un tecnico? Speriamo finisca tutto in fretta – aggiunge il caporal maggiore dell’Esercito Italiano – Per ora sto lavorando a casa. Inizio al mattino con un po’ di riscaldamento, poi faccio dei movimenti per le articolazioni, allungamenti con flessione del busto, delle gambe e delle spalle. Un giorno mi dedico di più all’addome, un altro agli arti inferiori e superiori e alle scapole. E un piano che ho buttato giù d’accordo con i miei allenatori e che cerco di seguire, mantenendo alta la concentrazione. Non è facile, credetemi. Ho mia madre Margherita che vive a Mapello, a circa 10 chilometri a ovest di Bergamo, con mia sorella Nicla e mia nonna Porzia, che ha 89 anni. Per fortuna sono in un villino con giardino, quindi possono prendere aria, pur rimanendo barricat in casa. Stanno bene, ma c’è tanta apprensione. Mio padre è a Lecco, e un componente della sua famiglia che si trova in Puglia è risultato positivo ed è tuttora in quarantena. E’ una situazione davvero surreale che ha colpito soprattutto la mia terra. Mi hanno contattato tanti amici del mondo della ginnastica, soprattutto dall’estero, per chiedermi come stavo. Dalla Grecia fino in Brasile, sono tutti molto vicini all’Italia. Ho raccolto attestati di solidarietà e vicinanza. Ogni giorno, alle 18, ho il terrore di ascoltare il bollettino medico della protezione civile. Ma quanti bergamaschi se ne stanno andando? Questa pandemia è un flagello per l’intero pianeta, ma ha aggredito violentemente la nostra bella Italia e lo ha fatto prendendoci alla gola della Lombardia. Dal lodigiano a Crema e Cremona, poi Bergamo e Brescia, non so cosa ci sia da queste parti che piaccia così tanto al CoronaVirus. Anche Parma, Bologna e tutta l'Emilia Romagna non se la passano bene. Ma noi lo cacceremo con i forconi, collaborando tutti insieme, stando a casa e rispettando le regole del Governo e delle Regioni. Evitiamo di uscire per cose inutili. Ciascuno di noi, inconsapevolmente, potrebbe rappresentare un trampolino per il Covid-19, che salta da una persona all’altra con grande facilità. Più terremo fermo l’elastico delle nostre smanie e meno in alto potrà arrivare il virus. #IORESTOACASA, dunque. Qui, con qualche attrezzo preso in palestra, con la palla per il core, gli elastici, e cerco di pensare alle Olimpiadi. La Coppa del Mondo di Brescia è stata spostata a metà giugno. Tutto il cammino di qualificazione è stato scombinato. Non è facile per gli atleti mantenersi in forma e non lo sarebbe certo per quelli più grandi, come me, prolungare la carriera fino al 2022. Qualcuno dice che si potrebbero spostare i Giochi di due anni. Io ne avrei 41. Pensavo che il 2020 sarebbe stata la mia ultima stagione da agonista. Vedremo! Di certo sarebbe un sacrificio minimo, confrontato a quello che stanno facendo gli operatori sanitari in corsia. La salute viene prima dello sport, perché quest’ultimo nasce al servizio del benessere dei cittadini. Adesso dobbiamo pensare alle guarigioni, non ai criteri di qualificazione. Certo, io sogno di tornare presto in gara per vincere qualcosa di importante e per dedicarlo ai medici, agli infermieri, alle anime belle di una interna generazione di italiani in generale e di orobici in particolare che si sta spegnendo, e alla mia Bergamo, che non molla mai!”