Il giorno dopo ha sempre un sapore diverso. Marco Lodadio, aviere dell’Aeronautica Militare si è svegliato questa mattina con l’argento in bocca. Quel sapore di metallo dei morsi di circostanza nelle foto di rito ripaga soltanto in parte dell’impegno che c’è dietro. In questa intervista il 27enne di frascati racconta a cuore aperto tutte le sensazioni provate nelle ultime ore. La parola di un ginnasta che testimonia non il successo, bensì lo sforzo soprattutto mentale per raggiungerlo, in una lotta continua con se stesso e ciò che lo circonda.

“Più che per la medaglia sono felice per la qualificazione olimpica, che in piccola parte mi consola per la delusione di squadra. Andrò a Tokyo con la consapevolezza di dover rappresentare un gruppo di ragazzi eccezionali, che avrebbero meritato come me di essere lì. Ci siamo andati vicinissimi. Il distacco dal turco? Forse ho pagato un leggero movimento all’arrivo. Rivedrò l’esercizio, adesso non so proprio esprimere giudizi. Spero di poter parlare in futuro con qualche ufficiale di gara per limare il più possibile i miei elementi e diventare il campione indiscusso. Più del mio decimo agli anelli mi brucia il mezzo punto su 18 attrezzi della squadra, domenica scorsa. Un gap che più ci penso e più mi sembra una beffa. Da qui in poi lavorerò con il mio allenatore Gigi Rocchini per salire ancora, fino ad essere il numero uno. I paragoni con i grandi campioni del passato fanno sempre piacere, ma io mi sento Marco Lodadio e voglio lasciare il segno in questo sport, venire ricordato per quello che ho fatto, non per essere l’erede di qualcuno. A tal proposito ho in cantiere un nuovo elemento che dovrebbe portare il mio nome, così sarò presente per sempre nel codice dei punteggi. Non era questo il contesto giusto per fare esperimenti. Di certo per Tokyo vorrei aumentare di un decimo la nota di partenza. Nel repertorio potrei trasformare l’entrata dall’orizzontale unita alla croce verticale, aumentando la difficoltà a 6.4. Tra qualche mese avrò le idee più chiare. Il podio olimpico non è più soltanto un sogno ma un obiettivo. Il cammino è quello giusto. Rispetto a Doha, alla mia prima finale mondiale, i cambiamenti sono stati più mentali che fisici. La differenza la fa la testa. Ci vuole la testa giusta al momento giusto e ho imparato a gestirmi bene sotto questo aspetto. Con la orretta concentrazione e l’attenzione all’esercizio più che a quello che c’è intorno credo di essermi liberato da ogni limite. Sono freddo e consapevole, e l’atteggiamento diverso che ho in competizione è il miglioramento più grande che ho fatto. Si impara con l’esperienza. Mondiali qualificanti non ne avevo mai fatti. La tensione è veramente alta. Abbiamo trascorso tre mesi di stress incredibile, chiusi in palestra a lavorare per la qualificazione con la squadra. L’ultima settimana ho fatto i conti con le sensazioni negative di un tredicesimo posto che non meritavamo. Ho fatto fatica a resettare e sgombrarmi il cervello da ogni cattivo pensiero. Sono salito agli anelli soltanto con la voglia di riconquistare individualmente quello che ci era stato tolto come gruppo. Il bronzo di Doha è stato inaspettato. Emozione grandissima, alla quale però hanno fatto seguito tante conferme, dagli Europei di Stettino agli European Games di Minsk, ero cosciente delle mie possibilità. Certo, gara è gara, poteva succedere qualunque cosa, anche se io sentivo di avere il destino nelle mie mani. Per me sono le prime Olimpiadi, sto vivendo sensazioni incredibili che mi dispiace non poter condividere con gli altri. Ma sono sicuro che i miei compagni un giorno arriveranno e mi impegnerò con loro affinché questo accada. Superare Petrounias, il campione del mondo e olimpico, che fino ad oggi era imbattuto, è stata una cosa strana. Lui è sempre stato un mio punto di riferimento, veniva da un infortunio e so cosa significa rientrare dopo un periodo di inattività. Solo un professionista eccezionale poteva tornare così in fretta ad alti livelli. Spero quindi di potermi confrontare con Eleftherios quando sarà al 100 per 100, in una sfida alla pari. Gli auguro di qualificarsi attraverso le Coppe del Mondo. Lo aspetto a Tokyo per la rivincita!”