Li dove gli imperatori romani celebravano il loro trionfo, oggi a trionfare è stata la Federazione Ginnastica d’Italia. Via dei Fori Imperiali, da Piazza Venezia al Colosseo, si è trasformata in una unica grande pedana, esaltando la bellezza delle nostre discipline. Lì dove, ancora adesso, il 2 giugno, si celebra, in parata, la festa della Repubblica, quasi 20 mila persone hanno festeggiato, nell’ultima domenica settembrina, il 150° della FGI. La decana delle Federazioni Sportive Nazionali, dopo il successo dello show teatrale a La Fenice di Venezia, lo scorso 1° aprile, ha aperto le braccia al suo popolo, scendendo in strada per incontrare la gente. Quasi tremila iscritti, tante, tantissime società, ognuna che mostrava orgogliosamente i propri colori, un’esplosione multi cromatica sotto i raggi di un sole estivo, esibizioni, tra tessuti e percorsi, mentre i materassoni blu smorzavano il duro dei Sampietrini. Uno spettacolo spettacolare in grado di attirare moltitudini di curiosi e appassionati, che si sono divertite a provare gli attrezzi sotto la supervisione dei tecnici federali. Tra le bandierine alzate delle guide che facevano lo slalom in mezzo ai sette campi e i turisti con le macchinette fotografiche attratti più dalle performance acrobatiche che dai monumenti della Capitale, il programma è filato liscio, dalle 10 del mattino fino alle 18, in un susseguirsi puntualissimo di eventi. Il clou, ovviamente, è stato rappresentato dalle squadre nazionali. Le Farfalle della Ritmica, bronzo ai recenti mondiali di Baku, sono state assediate nello stand dell’Aeronautica Militare, il loro gruppo sportivo di appartenenza. Flotte di bimbe adoranti chiedevano autografi alle loro adorate, in un frastuono di grida che avrebbe rotto il muro del suono. Così come sono abituati a fare i jet delle Frecce Tricolori, un prototipo dei quali è stato esposto dai militari di Vigna di Valle, a disposizione di flash e telecamere. Alessia Maurelli e compagne hanno poi ripetuto più volte un pezzo d’arte, l’ennesimo dipinto di Emanuela Maccarani, nel mash-up di musiche, ali d’oro e cinque cerchi olimpici, roba da far stropicciare gli occhi anche ai tipi vestiti da legionari. Tiranti, castelli degli anelli, cavalli con maniglie, volteggi spaziali, l’artistica si riprende la scena come a Caracalla nel 1960. Ed ecco spuntare Franco Menichelli, l’angelo azzurro bronzo a squadre e al corpo libero, in quell’edizione dei Giochi di Roma, mischiato tra la folla, con la sua proverbiale semplicità, quasi non fosse un gigante del pantheon della ginnastica italiana. L’immagine di travi fluttuanti sulla storia ci porta in una dimensione parallela, pari e asimmetrica, a rimpiangere forse un’Olimpiade che a Roma manca da troppo tempo. La regina delle discipline del Cio, mentre la sua consorella, l’Atletica, celebra a Doha la rassegna iridata, si prende l’applauso del grande pubblico, sceso in piazza per una ricorrenza felice, non per protesta. Dimentichi dei problemi del Mondo, la ginnastica ha riscoperto la sua dimensione mondiale, offrendo alla cittadinanza un week end di sport e divertimento, di benessere e di umanità, in pace con il prossimo e con l’ambiente. L’Acrobatica aerea, l’acrobatica a terra, il Parkour, il GymTeam, ma soprattutto l’Aerobica hanno rubato l’attenzione, reclamando quella visibilità che il movimento olimpico ancora non riconosce loro. Alcune le chiamano attività emergenti, nate nel substrato suburbano oppure figlie della cultura millenial, forme di libera espressione corporea in cerca di una codificazione agonistica; altre sono discpline alla soglia della definitiva maturazione, capaci di regale medaglie d’oro e titoli di valore assoluto. La coppia Donati-Castoldi, ad esempio, meriterebbe un tempio accanto all’Arco di Costantino. Ed è insieme al resto del gruppo, guidato da Luisa Righetti, che il duo si esprime in tutto il suo splendore, in una arena naturale di smartphone e chignon. Gli avventori dei ristoranti di Largo Ricci guardano curiosi,lasciando freddare l’Amatriciana nel piatto. L’invasione del centro storico si completa all’ora di pranzo. Lo sguardo si perde dal Foro di Cesare al limitare del Anfiteatro Flavio. Il presidente Gherardo Tecchi, accompagnato dal Segretario Generale Roberto Pentrella, fa i complimenti al numero uno del Comitato Regionale Lazio, Paolo Pasqualoni, a Roberto Carminucci, Presidente della Roma 70 e a Paolo Orlando, capo della Ginnastica Romana. Sono loro i triunviri che hanno portato la storia ginnica del Paese nel cuore dell’Urbe Aeterna, trasformando un sito patrimonio dell’Unesco in una immensa palestra a cielo aperto. E se è vero, in conclusione, che Roma non fu costruita in un giorno, è bastato un giorno ai tre organizzatori, al loro staff e ai tanti volontari coinvolti, per costruire l’ennesimo capolavoro.

Foto Irene Strazzeri