Investire sullo sport per risparmiare sulla sanità. Questo il messaggio principale contenuto nel secondo volume del "Libro Bianco dello Sport Italiano", presentato a Roma, nel Salone d'Onore del Coni, alla presenza del presidente del Comitato Olimpico Giovanni Petrucci, del Segretario Generale Raffaele Pagnozzi, del Vice Presidente Vicario Riccardo Agabio e dei professori Giuseppe Pisauro e Lanfranco Senn, docenti dell’università La Sapienza di Roma e Bocconi di Milano, entrambe coinvolte nell'indagine. "Oggi presentiamo dati interessanti - ha osservato Petrucci - a partire dall'incidenza dell’attività sportiva sul Prodotto interno lordo, un significativo 2%. L'ho detto anche ieri al Sommo Pontefice: noi abbiamo tanti peccati, ma alla fine portiamo sempre a compimento la nostra opera. E ora dobbiamo investire nello sport, perché' così possiamo risparmiare sulla sanità". Un messaggio preciso sostenuto da 174 pagine di approfondita analisi, secondo volume del Libro Bianco suddiviso in tre parti: lo studio del livello di competitività dello sport italiano, l'evoluzione dei contributi pubblici a favore dello sport e la correlazione tra spesa sanitaria nazionale e pratica sportiva. "Negli ultimi sessanta anni - ha spiegato Pagnozzi introducendo i dati contenuti nella prima parte del II volume - l'Italia ha sempre ottenuto un posizionamento nella top ten del medagliere olimpico, ed eccezione di Città del Messico, Montreal e Barcellona. Solo altre sette nazioni sono sempre rimaste nella top ten, dunque facciamo parte del G8 dello sport mondiale. Ma in futuro non sarà semplice confermarsi, perché' siamo minacciati da paesi come Corea, Ucraina, Brasile e India". In quest'ottica, dopo aver richiamato con il I volume del Libro Bianco la necessità d'implementare la pratica sportiva nelle scuole, lo studio del Coni mette l'accento sull'importante correlazione tra l’attività fisica e la spesa sanitaria. "Coinvolgendo la popolazione nella pratica sportiva - ha spiegato il professor Senn - possiamo ridurre l'incidenza delle patologie e dunque la spesa sanitaria nazionale. Oggi in Italia 35 milioni di persone praticano abitualmente o saltuariamente attività fisica, mentre 23 milioni non fanno nulla. Il margine d'intervento per promuovere la pratica sportiva, dunque, è significativo. Secondo il nostro studio, se aumentassimo dell'1 % il numero delle persone attive o semi-attive (oggi il 40 % della popolazione), otterremmo un risparmio cospicuo della spesa sanitaria, circa 80 milioni l'anno, mentre il valore della vita salvaguardato potrebbe essere stimato in 1,7 miliardi euro". Numeri significativi, sui quali si è soffermato anche Pagnozzi tirando le conclusioni dello studio: "L'Italia è al 6° posto complessivo negli sport estivi e all'11° posto negli sport invernali - ha dichiarato il Segretario Generale del Coni - ma per mantenerci nei primi 10 posti del medagliere olimpico dobbiamo assolutamente raggiungere le 28 medaglie e i 9 ori. Un obiettivo non semplice vista la crescita dei paesi emergenti. Per questo dobbiamo creare un circolo virtuoso tra sport di alto livello e pratica di base: con un investimento tra i 100 e 160 milioni possiamo abbassare di un punto percentuale la sedentarietà e risparmiare circa 200 milioni l'anno".

(Italpress)