
News dal mondo : La Ginnastica mondiale piange ”Gym Machine”
Addio ad una leggenda della Ginnastica. La Federazione di Tokyo, la Japanese Gymnastics Association (JGA,) ha informato il mondo sportivo della scomparsa di uno dei suoi più antichi e celebri campioni olimpici: Nobuyuki Aihara, sconfitto dalla malattia il 16 luglio scorso all’età di 79 anni. A 26 anni Aikara, insieme a Masao Takemoto, Takashi Ono, Yukio Endo, Shuji Tsuru, e Takashi Mitsukuri mise fine alla dominazione sovietica ai Giochi di Helsinki del 1952 e a Melbourne quattro anni più tardi. Oro alle olimpiadi romane del 60’, fu uno specialista affermato del corpo libero. Dopo la vittoria a squadre di Roma, appena un quadriennio prima dei Giochi del Sol Levante, il Giappone fece tutto il possibile per frenare l’ascesa russa e difendere il titolo vincendo altre quattro medaglie nel 1964 (TOKYO), 1968 (MESSICO), 1972 (MONACO) e 1976 (MONTREAL). Una passato esemplare quello del ginnasta nato il 16 dicembre 1934 nella prefettura di Gunma. All’età di 15 scopre la Ginnastica Artistica, costruendosi una carriera di successo. Prima medaglia olimpica fu quella di Melbourne (1956) dove sia aggiudicò l’oro a squadre e l’argento al suolo. Nella stessa specialità, poi, sarebbe stato incoronato campione del mondo a Praga nel 1962. Nel 64’ sposa Toshiko, non una ginnasta qualunque, ma una componente della Squadra Nazionale femminile nel 60’ -62’ e 64’. Quello stesso anno, sarebbe stata la prima donna a vincere una medaglia alle Olimpiadi (bronzo) con il team giapponese. Nel 1979 Aihara fonda la sua società, la Aihara Gymnastics Club, lasciandone le redini al figlio Yukata, già medaglia di bronzo ai mondiali del 91’ di Indianapolis e bronzo a squadre ai Giochi di Barcellona del 1992. Il Giappone saluta un ginnasta di rara qualità. Perfettamente calibrato al punto da essere soprannominato “Gym Machine” dai suoi connazionali. Sempre concentrato durante le gare, Nobuyuki si era guadagnato il rispetto di tutti i suoi colleghi. Piccolo di statura e dalle gambe curve, nonostante fosse svantaggiato rispetto agli atleti più alti ha sempre lavorato sodo superando ogni ostacolo. Con lui se ne va un pilastro importante della cultura nipponica, tenuto in vita – ancora oggi, dal talento del suo successore Kōhei Uchimura.
di Pier Luigi Girlando