Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro gli Stati Uniti, dominatori del medagliere, "hanno giocato bene ma non in maniera pulita". E' quanto sostengono – scrive in una nota l’Italpress - gli hacker del gruppo Fancy Bears, che dicono di aver violato il sito della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, e di schierarsi "per il fair play e lo sport pulito". La notizia sparata questa mattina sull’homepage della Repubblica.it è stata poi ripresa da tutti i principali giornali on line. "Vi stiamo per dire come sono state vinte le medaglie olimpiche, siamo sconvolti nel vedere cosa abbiamo trovato nei database - scrivono in un comunicato i pirati informatici, gli stessi che hanno svelato le mail personali della Clinton - Partiremo dal team americano e dai loro metodi sporchi". Secondo Fancy Bears dozzine di atleti a stelle e strisce avrebbero fatto uso di doping, ma alcuni di loro sarebbero ricorsi a certificati medici per giustificare valori anomali e vietati dalla Wada. I nomi elencati sono di quelli 'pesanti': a partire dalla ginnasta, quattro volte medaglia d'oro olimpica, Simone Biles, che nell'agosto scorso sarebbe risultata positiva al metilfenidato, uno psicostimolante, rinvenuto nel suo campione; la Biles avrebbe potuto assumere anfetamine da quando era ancora juniores ma la positività non sarebbe mai stata comunicata perché l’atleta aveva un apposito TUE (Therapy Use Exemption) autorizzato dalla Federazione Internazionale di Ginnastica e rinnovato, anno dopo anno, fino al 2018. Nella rete dei sospetti anche la cestista Elena Delle Donne e le sorelle del tennis, Serena e Venus Williams. Serena, che ha appena ceduto lo scettro di numero 1 del ranking, "sta assumendo ossicodone e idromorfone, prednisone, prednisolone e metilprednisolone. Sua sorella Venus prednisone, prednisolone, triamcinolone e formoterole - secondo il gruppo hacker - Questa è solo la punta dell'iceberg. Lo sport di oggi è davvero contaminato mentre il mondo non è a conoscenza di un largo numero di atleti americani dopati". Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, interpellato - a margine della presentazione del censimento sugli impianti sportivi di Roma - in merito al presunto utilizzo di sostanze dopanti all'Olimpiade di Rio de Janeiro 2016 da parte di diversi atleti statunitensi, seppure con una certificazione di esenzione terapeutica, ha dichiarato: "Una notizia molto forte, non è chiaro bene il contorno di questa storia. Non sono medico, ma certo c’è qualcosa che non quadra". Anche il Presidente della Federazione Ginnastica d’Italia, raggiunto telefonicamente da un giornalista della Gazzetta dello Sport – si è detto sorpreso dalle rivelazioni di questa mattina. "Non ne sapevamo niente. Speriamo che tutto sia stato fatto come si deve, abbiamo la massima fiducia nella Wada". L'eventuale promozione alla medaglia di bronzo di Vanessa Ferrari? (giunta al quarto posto nella finale al corpo libero di Rio de Janeiro, dietro la Biles, Alexandra Raisman e la britannica Amy Tinkler): "Sarebbe bruttissimo per tutto il movimento se si accertasse il doping della Biles, speriamo davvero di no! Come se nell'atletica si scoprisse dopato Bolt, sarebbe un trauma enorme per tutto il nostro sport. Io rimango molto scettico ha aggiunto all’Italpress il prof. Agabio - Mi pare strano che un'atleta delle potenzialità della Biles possa ricorrere a farmaci per migliorare le sue prestazioni. Può darsi vi siano delle esigenze mediche, e se c’è un Tue evidentemente ci sarà una motivazione legata alla privacy. Mi sembra però che sia una vicenda più strumentalizzata che veritiera, altrimenti crollerebbe un mito”.